IL RICERCATO INUTILE
Antonella Anedda è una poetessa già in qualche modo canonica o canonicizzata e l'uscita di questo suo libro di prose, direi di prose frammentarie, ha suscitato molta attenzione e mi pare grande consenso critico.
Geografie segue appunto la forma - piuttosto di moda al momento - del libro di "impressioni", come dicevo frammenti, in questo caso si mischiano brevi istantanee di viaggio, flash di realtà e malattia (fa capolino il Covid) e altre brevi prose di "elucubrazione" (ad esempio, su singole parole).
Lo stile è lirico senza che si possa parlare di poesia in prosa (o viceversa, di prosa poetica). Come dicevo semi-ironicamente in un altro caso, è prosa in prosa, e questo mi permette o mi costringe a usare nei confronti di questo libro - teoricamente successivo - gli stessi parametri che utilizzerei con qualsiasi altra opera in forma narrativa. Mi pare che nelle visioni della Anedda la ricerca di uno stile alto ed elaborato per descrivere situazioni del quotidiano sfoci spesso nel kitsch: detta in un altro modo, se il proponimento è quello di usare molte parole ben scelte dove normalmente ne basterebbero poche ed essenziali, queste (parole) devono essere da una parte davvero ben selezionate, dall'altra l'immagine che restituiscono deve giustificare lo sforzo aggiuntivo di scrittore e lettore (con uno squarcio di verità o semplicemente di bellezza). Qui mi pare invece ci sia un esercizio di bella scrittura fine a se stesso, che (lo so, sono parole grosse) sembra ricalcare un po' della falsa poesia (o poesia di grana grossa) che siamo abituati a veder comparire e sbrodolare sui social magari sotto qualche foto suggestiva.
Posso comunque immaginarmi che ci sia un pubblico contiguo alla poesia vera e propria al quale questo tipo di esercizio piace - probabilmente è una scrittura che si presta alla sottolineatura da parte del lettore della singola frase preziosa, in una sorta di interazione scrittore/lettore tesa al "mantenimento" (nella memoria, anche visiva) della singola immagine impreziosita. Posso ancora ammettere che fa sempre gioco la predisposizione individuale, e quasi sicuramente io non sono individualmente predisposto verso questo libro. Infine, mi pare che dove la materia si fa più urgente (ad esempio la descrizione dello sbarco di profughi siriani sull'isola di Lesbo) anche la forza della scrittura della Anedda si elevi. In altri termini non è un libro brutto e non manca qualche pagina riuscita.
Infine - quindi - mai come in questo caso nel giudizio finale va tenuto conto di una probabile idiosincrasia personale. Poi, un altro giorno, passeremo a chiederci se questo eccesso di scritture del frammento non nasconda (o non inizi a farlo - e non sto parlando di Antonella Anedda) un calcolo pigro e furbo.
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Informazioni sul libro
Antonella Anedda - Geografie
168 pagine
Ed. Garzanti 2021
Attualmente in commercio
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