FORZARE LA VISIONE
Stefania Onidi è poetessa, pittrice e collabora a Menabò, quadrimestrale internazionale di cultura poetica e letteraria (Terra d’ulivi); ha scritto i libri “Con un filo di voce” (2011), “Qui Altrove e Oltre” (2015) e “Quadro Imperfetto” (Bertoni, 2017). Il suo ultimo libro, “Archivio del bianco”, è uscito nel 2020 per Terra d’ulivi.
Due sono gli aspetti che colpiscono il lettore che si avvicina alla poesia della Onidi: il primo è, senza dubbio, l’assertività di alcuni passaggi, in particolare le chiose; il secondo è la frammentarietà di alcuni testi, specialmente quelli iniziali. Benché questo secondo aspetto possa inizialmente scoraggiare il lettore, il libro funziona e i testi, retti in alcuni frangenti dalla ferocia che il soggetto rivolge a se stesso (e al tu, reale o meno), si situano oltre il piano biografico, agganciandosi talvolta a quello conoscitivo: «come se la potenza del cosmo convogliasse tutta/verso il centro di uno spazio intimo»; «Riciclare il ricordo quanto basta/o giusto il tempo per programmare/l’evasione»; «Di questa casa che è solo un promemoria/la scenografia è neutra. /Dovrei appendere alla parete quella nostra foto/in cui sorridiamo».
Il soggetto risulta chiaramente frammentato e precario, quasi ci fosse una mancanza da ricucire o una faglia interna amplificata dalla frammentarietà dei testi di cui sopra, una conoscenza esatta della tragedia o della sua percezione («Qui/è ancora tutto troppo grande»; «I nostri corpi occupano una superficie/ poi liberati/non lasceranno traccia»; «Ci inghiottono le pupille perforate/la tragedia imminente»), mentre il lessico accoglie i termini più disparati, spesso afferenti al campo della medicina: «Lui invece è un feto. /Loro non si riproducono. /Nel cortile interno fingono»; «Dovevamo rispettare la fisiologia/ tenere in salute gli apparati» «Ti piaccio con le mascelle spalancate e gli occhi/chiusi».
Il libro risulta dunque riuscito per due ordini di motivi. Il primo ha a che fare con il momento nominativo e risiede nella precisione con cui l’autrice nomina il corpo («La sua crosta è un ricamo, /dice che sono in salute»; «La lesione è vuota»; «È sempre una questione di nervi/come la scala dei grigi sul foglio»); il secondo riguarda il momento percettivo e risiede nell’intensità di visione del soggetto («Io chiudevo gli occhi per forzare la visione»; «Ecco, si è allargata con un dito/ per un dio, che vuole accudire come un figlio»; «l’esterno nell’interno/qualcosa che ingravida»; «si educa a questo sguardo puro/sul niente»).
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Informazioni sul libro
Stefania Onidi - Archivio del bianco
80 pagine
Terra d'Ulivi 2020
Attualmente in commercio
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Valentina Murrocu (1992) è laureata in Storia e Filosofia presso l’Università degli Studi di Siena. La sua raccolta poetica d’esordio, “La vita così com’è” (Marco Saya Edizioni, 2018) è stata segnalata al 33° “Premio di poesia e prosa Lorenzo Montano”, edizione 2019. Ha vinto la II edizione del “Premio Letterario Nazionale Gianmario Lucini” per l’inedito. Suoi testi inediti sono apparsi su Nuovi Argomenti, partage du sensible e Poesia del Nostro Tempo. Collabora con Poesia del Nostro Tempo e Recensireil mondo.
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