LIRICA E FRAMMENTI AMERICANI
Ho deciso di recensire insieme Non lasciarmi sola e Citizen di Claudia Rankine, libri usciti ad anni di distanza negli Stati Uniti (2004 e 2014) e anche in Italia, seppure in ordine inverso (è stato pubblicato per primo Citizen, nel 2017 e poi nel 2021 Non lasciarmi sola). In effetti ambedue i brevi volumi portano come sottotitolo "An American lyric" e si prestano a essere considerati unitariamente.
La prima domanda nell'avvicinarmi ai due testi era relativa al genere. La Rankine è una poetessa e Citizen ha ricevuto numerosi premi in quanto poesia, lirica, eppure fin dalle prime recensioni viste in Italia e anche sfogliando qualche estratto del libro mi rendevo conto di uno scarto, di una natura sostanzialmente ibrida dell'opera, discorso estendibile (anzi, a maggior ragione) anche a Non lasciarmi sola. Parlerei in effetti di un mix - piuttosto moderno e se vogliamo anche "di moda" (ma non dimentichiamo i tempi in cui sono nati i due libri) - di poesia, riflessione in frammenti, saggistica e saggistica/narrativa, memoir con un aspetto visivo molto importante (le foto) che paradossalmente - anche se parliamo di un oggetto di carta che non parla, non suona, non è illuminato - potrebbe contenere anche aspetti di vera e propria performance art (lo dico non a caso: alcuni dei "capitoli/frammenti" sono nati in quel contesto).
L'universo tematico di Non lasciarmi sola ha soprattutto a che fare con la depressione, la malattia, la morte, la dipendenza da farmaci, quello di Citizen appare più urgente e politico e tratta prevalentemente di razzismo e del tema noto, attuale, del corpo nero in balia dell'arbitrio e della potenziale violenza esercitati dal potere bianco (o dai bianchi in generale). Nonostante i premi siano toccati a Citizen, ho trovato più compatto e compiuto il primo libro - che è anche quello meno ascrivibile al genere poesia - in un contesto comunque di livello molto alto sia come qualità della scrittura che come potenza della visione, e specialmente come concezione del progetto e su questo aspetto, ricordando appunto il sottotitolo comune, secondo me si gioca la partita tra scrittore e lettore. Si tratta infatti di "libri-progetto" centripeti, frammentati, compositi, che trovano il loro vertice sia in una visione riconoscibile e forte che sanno esprimere, una visione sociale e politica anche quando e dove non si trattano direttamente questioni di quel tipo (il politico del personale, verrebbe da dire) e attingono a momenti di verità e di alto senso morale ed estetico in un territorio che è in effetti più vicino alla poesia che (ad esempio) alla saggistica: quello dell'evocazione, dell'epifania creata dal linguaggio e dalle immagini, della giustapposizione di momenti più pacati e riflessivi e strappi lirici e non ultimo come dicevo dall' uso mirato di strumenti visivi. Questo non toglie peraltro che alcune delle pagine non poetiche, per esempio il vero e proprio breve reportage sulla tennista Serena Williams, siano tra i momenti più godibili in assoluto.
A me sono sembrati due libri atipici e notevoli, ho trovato (come dicevo) superiore Non lasciarmi sola, è probabilmente più adatto al pubblico poetico Citizen, il mio consiglio - ancora prima che di lettura - è (insisto) di vederli in maniera unitaria e di procurarseli possibilmente su carta dove ritengo che i pregi dell'operazione possano spiccare in maniera ulteriore.
P.S: lode obbligatoria alla cura editoriale e alla traduzione "chirurgica" di Isabella Ferretti
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