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LIBRI E RECENSIONI. TIFFANY MCDANIEL - L' ESTATE CHE SCIOLSE OGNI COSA (recensione di Marta Aiello)

UN VERO CASO LETTERARIO




Recensione di Marta Aiello

È la torrida estate del 1984 l’anno in cui, disse Orwell, saremmo stati convinti che due più due fa cinque. Autopsy, un inquieto avvocato di Breathed in Ohio, terra di peccatori e di uomini capaci di perdonare, fa pubblicare sul giornale locale una lettera d’invito per Satana. E il diavolo accetta. Ci va. Niente corna né forcone, manco ali, il diavolo è Sal, un ragazzino nero di 13 anni scappato da casa, non amato da nessuno. Ad accoglierlo sono i Bliss, solo apparentemente una tipica famiglia americana ma in realtà due Adamo ed Eva innamorati che vivono dentro un eden domestico in cui non ci sono Caino e Abele ma due fratelli, Fielding e Grand, che si amano. E c’è una madre amorevole che per sua volontà vive rinchiusa dentro un microcosmo in cui ogni stanza arredata da lei con elementi che ne richiamano i luoghi, è intitolata ai paesi del mondo fatti propri come i confini di una patria, di una casa in cui ci si ama, appunto. Fra sposi, fra genitori e figli, fra fratelli. L’amore esiste insomma e il trovatello Sal, povero diavolo, angelo caduto nell’abisso della terra dove per lui non ci sarà più nessun Dio, viene accolto subito come un figlio della fortuna. Amare il diavolo, ma a che prezzo? Non passa infatti molto tempo che l’intera comunità di Breathead riversa sull’innocente ragazzino (il ‘diverso’, lo straniero, il ‘negro’) frustrazioni e disgrazie: aborti; ragazze che muoiono in incidenti stradali; il giovane campione di baseball, icona della meglio gioventù americana degli anni ‘90, che muore di AIDS la peste di quegli anni che prima di mietere le sue vittime ne fa dei reietti dalla comunità dei ‘sani’. Metafora di un mondo dominato dall’amore, dall’operosità e dalla concordia fra i cittadini, da cicatrice del paradiso perduto Breathead diviene presto un inferno e là dove alligna il male come sempre c’è chi è pronto a fare l’eroe, a salvare il mondo come farebbe Dio. Un ‘Deus absconditus’ però, che non si manifesta mai.

Con rimandi, apposti ad ogni inizio di capitolo, al capolavoro di John Milton ‘The paradise lost’ (1676) vera gemma della poesia mistica che narra appunto della caduta dell’uomo ad opera di Satana e della perdita della sua condizione edenica, con scene di straordinaria potenza e di una visività tutta americana, Tiffany McDaniel affronta il nodo inestricabile della responsabilità del male e ci interroga sul difficile rapporto che intercorre fra la Provvidenza e la libertà della coscienza. Il diavolo infatti è questo, uno a cui il libero arbitrio è interdetto, una vittima della Storia, il capro espiatorio che la comunità mette al rogo. Satana è l’inoffensivo tredicenne di colore che prega, che si innamora di una coetanea di cui provoca preterintenzionalmente la morte, un ragazzino che non ha la libertà di scegliere l’amore, il Bene, perché da quelle tenebre di cui lui è il principe viene agito e perché questa è la punizione che Dio ha architettato per lui: non avere accesso alla grazia, essere strumento del male che più spesso si manifesta nella forma accidentale della disgrazia e che, in mancanza di un responsabile, appare ancora più insensato. Inaccettabile.

Con una provvedutezza di mezzi stupefacente per una scrittrice al suo esordio, McDaniel infatti questi temi non li affronta, semplicemente li narra. E lo fa assumendo il doppio sguardo del protagonista della storia, Fielding ormai vecchio e Fielding ragazzino di quel lontano 1984 che, in un continuo ping pong temporale, rievoca l’estate che sciolse ogni cosa. Quell’estate. Con una tessitura complessa, fatta di isotopie e occorrenze di simboli e nomi del Demonio (in particolare l’iconografia biblica del serpente è costantemente rievocata) la McDaniel racconta questa storia con un’evidenza e una ‘tangibilità’ di luoghi, personaggi, fatti, che consegnano al lettore un immaginario di straordinaria originalità, capace di contemplare momenti di superba bellezza (davvero tante le scene indimenticabili, qua ci limitiamo a segnalare solo quella del diavolo che, innamorato di una ragazzina semi-disabile picchiata dalla madre perfezionista che non riesce ad accettare l’handicap e cioè l’imperfezione della figlia, copre di petali di rosa ogni livido di lei:‘Lascia che trasformi il dolore in tutta la gioia possibile. Lascia che ti trasformi in un’eternità di rose invece di un’esistenza di percosse’. Una a una, posò le rose sulla pelle di lei e le incollò per lo stelo con il nastro adesivo’); a cui fanno da contrappunto scene orrorose che, soprattutto sul finale, immettono il romanzo nel solco della grande tradizione americana del thriller. Magistrali per esempio, le scene dell’aggressione dello sceriffo o quella della lapidazione collettiva con cui la comunità inferocita si sfoga contro la famiglia Bliss colpevole d’aver ospitato il diavolo, non a caso la critica ha individuato l’influenza della scrittura di Shirley Johnson di cui in particolare il racconto ‘La lotteria’ ci sembra direttamente citato. Oppure le scene della comunità che si riunisce di nascosto, nel bosco, sotto la direzione del fanatico Elohim, non sfuggirà al lettore l’utilizzo che la McDaniel fa dei ‘nomi parlanti’, così come la scena della cattura e l’epilogo esiziale che rievoca atmosfere gotiche da caccia alle streghe. Strazianti sono le immagini con cui di volta in volta il Male si manifesta come interruzione improvvisa di vite colte proprio sul punto di una svolta felice, reiterate cadute da paradisi. Un male irredimibile nonostante i maldestri tentativi di un ragazzino che prova a ridare un po’ di luce, fugace e intermittente testimonianza della grazia, a un Fielding ormai vecchio e refrattario a qualunque possibilità di Bene, andando con lui nel deserto a cercare di intrappolare le lucciole dentro barattoli vuoti di marmellata. Non c’è speranza nel mondo offeso della Mc Daniel ma c’è l’amore che resiste anche se solo come desolata testimonianza, incapace di far barriera. A consuntivo di quell’estate che toglie a tutti, uno per uno, il sogno di un futuro e che uccide creature innocenti il cui sangue lustrale è versato in sacrificio per purificare la comunità offesa, resta il vero non detto, la colpa socialmente accettata per la quale non è richiesta vendetta: resta la grande assenza di Dio.

‘Sua madre scivolò sul linoleum, in cucina. Non vi furono ossa rotte, ma una grave frattura spirituale. Mentre papà l’aiutava a rialzarsi, lei esalò un gemito.

‘Non era qui’.

‘Chi?’, domandò papà.

‘Cadendo, ho allungato una mano’, disse mimando quel gesto. ‘Non l'ha afferrata’.

‘Ho tentato di farlo mamma’.

‘Sì’, rispose lei prendendogli il viso tra i palmi sudati. ‘Ma Dio no. Siamo soli, figliolo, me ne rendo conto solo ora.’

Nel 2016, all’uscita di questo primo romanzo di Tiffany McDaniel che oggi ha poco meno di 40 anni, è esploso in America un vero e proprio caso letterario. Se n’è parlato tanto, se n’è parlato ovunque. Avevano tutti ragione.

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Informazioni sul libro
Tiffany McDaniel - L'estate che sciolse ogni cosa
Traduzione di Lucia Olivieri
Ed. Blu Atlantide 2020
384 pag.
Attualmente in commercio

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Marta Aiello si è occupata di critica letteraria comparata italo-francese per conto dell’Université de Lorraine e attualmente insegna letteratura italiana e latina al liceo. Nel 2019 ha pubblicato il saggio La verità plurale: itinerario spirituale di Gesualdo Bufalino, in dialogo coi Francesi, ed. ARACNE; a Settembre 2020 è uscita la sua raccolta di racconti Stranieri a casa loro, Robin edizioni.

Commenti

  1. Per me - e non solo, anche lo scrittore Enrico M. la pensa così - questo è uno dei romanzi più sopravvalutati degli ultimi anni. A mio parere questa è l'espressione perfetta di uno stile noioso, lontanissimo dalla lodi, più fantasiose del testo che elogiano. Ma sono gusti. Ultimamente mi sono appassionato ai libri "Non lasciarmi sola" (ed. or. 2004) e "Citizen" della poetessa Claudia Rankine: divini. "Just us" è uscito nel 2020 in patria.

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    1. Non so perché non l'ho letto ma ne ho quasi sempre sentito parlare bene, come dici tu "gusti"

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