UN DESTINO ANIMATO
Christian Sinicco, direttore di “Poesia del Nostro Tempo” e redattore di “Midnight Magazine” e “Argo”, è autore della raccolta “Passando per New York” (Lietocolle, 2005), della plaquette “Ballate di Lagosta Mare del Poema” (CFR, 2014) e del libro d’arte “Città esplosa”, poi contenuto nel suo ultimo libro, “Alter” (Vydia, 2019).
La sensazione avvertita dal lettore che si avvicina ad “Alter” è di essere trasportato in una dimensione ulteriore, post-umana o preumana, una realtà altra, come da titolo, la quale risulta profondamente fratturata, quando non destrutturata, come lo è il verso: «e se la realtà dovesse frantumarsi del tutto/come aspettiamo del resto che accada/attaccando ogni forma di vita/resistendo ad ogni terribile fontana»; «vidi/un occhio, e saltai l’azzurro/lontano: lo spazio violentava non meno/una città esplosa». Ad essere lacerato, del resto, è lo stesso soggetto che abita questa realtà superandola, un io come diviso tra mondi, «l’ultimo della specie» («sarò l’ultimo con bioniche membra/in giunture vertebrali»), agito da un «destino animato che erode la carne», una forza cosmica che ne modifica la composizione e la struttura («uno scarto di ritmi/turchino, e le macchine del più/sono questo mistero: /ricombiniamo).
Superando l’opposizione tra lirica e prosa o, comunque, portandola in secondo piano, l’autore inserisce nella trama dei versi spunti di riflessione filosofica, mette in scena un io portato a speculare sulla propria morte, sul destino della condizione umana («il centro di controllo mi dice dal satellite/che verrà l’angelo dell’embrione solare/e supererà tutti i modelli, /verrà l’angelo distruttore di fuoco/che polverizzerà il mondo/il corpo»; «ma le foglie sono appassite/goccia di ghiaccio dove il vivere/significa morire/ma cosa significa morire?») oltre che sul rapporto mente-corpo («chi ordina la mente non progetta/più il corpo»; «sono/aurora gialla e senso, macchine del più, /macchine che vogliono il più». In seconda istanza, la riflessione verte sul linguaggio, mediante il quale il soggetto che dice io si scherma di continuo («il linguaggio come cupola d’acciaio/apre sopra il peso del mantello tra le pietre»; «fuori l’albero inspira/il modello di un linguaggiofiume»; «che il linguaggio sia l’arma della preghiera/l’ho chiesto allo spazio elementare»), oltre che sul tempo («ma il tempo non parla, /non c’è/nessuno che pensi, /non c’è/ il tempo»).
Sebbene il movimento proposto dall’autore sembri guardare a una seconda realtà che, inglobandola, distrugge la nostra, grazie anche all’utilizzo di certi toni propri del vitalismo nicciano e dell’irrazionalismo, è mediante lo sguardo su quel «Mondo opaco», quello attuale, che all’autore risulta possibile reinventare il «codice» dell’universo, la sua coagulazione originaria («la risposta è bianca, /il suo codice è sconosciuto, negato, /sostituito, avvolto d’edera/fuori da gallerie/lunghe come la terra/e rifratte»), i cicli di una realtà tenuta insieme e, nel contempo, lacerata dalla profondità di visione con cui è descritta («lo sguardo è la riflessione del bianco»; «è lo squarcio/della visione») e che giunge a rappresentare «ciò che rimane della stazione dell’umano»: «e sull’acqua/l’alba di questo giorno rinascente, /in cui tutto è nuovo, ci converte»; «usa ciò che è fluido per aprirti, /usa la concatenazione per sfuggire agli effetti: i silenzi sono stellari».
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Informazioni sul libro
Christian Sinicco - Alter
58 pagine
Vydia Editore, 2019
Attualmente in commercio
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Valentina Murrocu (1992) è laureata magistrale in Storia e Filosofia presso l’Università degli Studi di Siena. Nel 2018 è uscita la sua opera prima di poesia, “La vita così com’è”, per le Marco Saya Edizioni.Suoi testi inediti sono apparsi su Poesia del Nostro Tempo, Mediumpoesia e Nuovi Argomenti.
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