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RECENSIREPOESIA. SILVIA RIGHI. DEMI-MONDE

QUALCUNO FUORI GUARDA


“Demi-monde”, uscito nel 2020 per NEM, costituisce l’esordio di Silvia Righi, poetessa e redattrice di MediumPoesia; la prefazione al libro è di Tommaso Di Dio, poeta e critico letterario.

Come scrive l’autrice nella premessa alla raccolta, il concetto di demi-monde è un artificio, un non luogo sospeso tra mondi possibili. Eppure, «qualcuno fuori guarda», quasi che la porta socchiusa tra mondi, tra stanze, fosse un ponte tra tutto e parte («se fosse questo un mondo/a metà tra mondi, estratto/come un numero dalla boccia di vetro»), tra corpo e dettaglio. In effetti, ciò che in prima istanza colpisce il lettore della raccolta è l’ossessione per il corpo-oggetto o, meglio, per una pluralità di corpi percepiti, spiati come da una fessura, agiti e mossi da altro; scrive infatti l’autrice: «lei è un oggetto fittizio/di tutti i mondi possibili lei/si fa grado di dolore, /derma e febbre»; «il corpo è, sempre»; «il corpo dell’altra, l’altra/che in scena dico/non è vero non dico/di amare, /è smerigliato/come un manichino»; «una bambola senza bocca/con fili che manipolo/la fanno respirare». A questi «rossi rossi fantasmi» corrisponde lo sdoppiamento di un soggetto profondamente diviso («lei si dividerà. Io sono divisa/morta di molte morti/per raggiungere me»), un soggetto che dice io con insistenza («io sono io sono io sono»), essendo presente e, nel contempo, non presente a se stesso; una molteplicità di soggetti che coincidono («possediamo un mondo nell’altro, ognuno ne ha uno, /ci camuffiamo con uno. Plurimi sono gli uno»; «è un gioco per provare/ mettere in scena copie comparse/sogni di sogni»), gettati in un continuo divenire eracliteo («io sono una mutante, /abbraccio il mutamento»).

Il trauma della visione e l’erotismo vengono allora portati all’estremo e reinventati dall’autrice, trasfigurati in un immaginario mitologico-fiabesco in cui la regressione, la violenza, la ferocia possono darsi, debbono darsi («se lei fosse/Falada e io la guardiana/delle oche, inchioderei/al muro la sua testa di cavallo. /Ma nessuna fiaba, penso, /finisce con la principessa/affondata nel ferro fino al naso»; «Suo padre si riempie la bocca/con l’oro dei trent’anni/il resto non è stato, è stato/ingoiato/come cibo per gli uccelli»), come in una «camera dai colori pastello», di cui si camuffino «la trasparenza e le sbarre» o un «teatro dei desideri» nel quale il rimosso e il non-detto possono essere nominati per mezzo del sogno: «di rigetto, sogna/una giovane donna-uomo/senza padre/senza madre/la lingua che lecca il seme/sterile di un’altra, una camera rossa»). Un tentativo decisamente riuscito, quello dell’autrice, di mostrare il superamento dell’individuo, attraverso il gesto, un gesto reale («qualunque eccesso, serve che sia reale») come quello del toccare, dell’esibire, del guardare attraverso: «ora è una congestione/l’immagine, vedersi/il grande paradosso»; «che forma ha il trauma/fuori di sé, senza un pubblico/che osservi dove il dito punta».

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Informazioni sul libro

Silvia Righi - Demi-monde
104 pagine
Edzioni NEM, 2020
Attualmente in commercio

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Valentina Murrocu (1992) è laureata magistrale in Storia e Filosofia presso l’Università degli Studi di Siena. Nel 2018 è uscita la sua opera prima di poesia, “La vita così com’è”, per le Marco Saya Edizioni.Suoi testi inediti sono apparsi su Poesia del Nostro Tempo, Mediumpoesia e Nuovi Argomenti.

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