NEL VUOTO
A inizio 2021 si è parlato molto di Un ca**o ebreo dell'inglese-tedesca Katharina Volckmer, un'esordiente, autrice del canonico caso letterario tradotto in molte lingue e a quanto ho visto salutato nei paesi anglofoni da un certo successo di critica.
Archiviato quasi subito il tema del titolo scelto dall'editore italiano (quello originale è The appointment e The story of a Jewish cock è solo un sottotitolo o un titolo secondario), mi sono occupato del libro, del contenuto insomma, che appariva in potenza interessante, intrigante.
Purtroppo questo si è invece rivelato per me un libro piccolo, nelle dimensioni, nella concezione e nell'esecuzione. La prima si conta in pagine e ovviamente non porta ad alcun giudizio positivo o negativo, per quanto concerne la seconda, il romanzo paga tributo a diversi modelli, il Lamento di Portnoy (e il suo divertente epigono Il lamento del prepuzio di Shalom Auslander), l'invettiva libertaria e sboccata di Erica Jong, ma mi pare ne colga (ne prenda a prestito) solo gli aspetti più superficiali e spettacolari, infine per quel che riguarda l'esecuzione, l'autrice mi sembra fare una scelta abbastanza scellerata (parlo di qualità, non di vendite), rinuncia ad approfondire quella che poteva essere la vena più sincera e interessante del romanzo - un'esplorazione del disagio quasi patologico nel non riconoscersi nella propria famiglia, nei suoi valori, nei propri stessi panni di donna di origine tedesca emigrata nel Regno Unito contemporaneo - per seguire diciamo una strada di provocazioni, provocazioni che però rischiano davvero, anzi con me lo hanno fatto, di finire fuori bersaglio, insomma di non scandalizzare nessuno.
Le fantasie sessuali su Hitler. Oh! Capirai.
Gli incontri sessuali con sconosciuti organizzati col fidanzato che spia dietro la porta. Oh! Capirai.
Un po'di blasfemia iconoclasta verso le religioni ebraica e cattolica. Oh! Capirai.
La parola "scopare" e i suoi derivati utilizzata ripetutamente. Oh! Capirai.
Provocazioni vecchie, nate morte, che forse potevano funzionare quaranta-cinquanta anni fa (vedi i riferimenti che ho creduto di identificare) ma ora clamorosamente mute, inefficaci, spente, tanto più che vengono appiccicate in maniera perlopiù pretestuosa all'interno di questo monologo/confessione tragico della protagonista, che potrebbe al contrario vivere di una sua in qualche misura nobile dimensione drammatica se ci fosse stata la voglia di seguirne il percorso senza affidarsi a quelli che alla luce di un lettore del 2021 appaiono dei mezzucci, oltretutto utilizzati con poco mestiere romanzesco.
I romanzi brutti, almeno a questo livello, sono molto rari, e questo non è un romanzo strettamente brutto: c'è qualche pagina in cui si intravede un senso di palese e sincera disperazione, qualche passaggio divertente (seppur molto telefonato) sul modo di pensare e vivere tedesco, un certo ritmo, ma non ho trovato molto di più di questo, tanto che il libro si finisce perché è breve e per inerzia.
I motivi di tanto successo? Lo scandalo tutto sommato vende, se intermediato da un marketing efficace, e d'altra parte qualche borghese che si fa épater immagino esista ancora, nonostante le mie considerazioni precedenti. Come possa aver abboccato qualche critico mi risulta o misterioso o sospetto, da parte mia posso contribuire con queste non molte ma decise righe che corrispondono all'invito di occupare il vostro tempo con qualcosa di più solido e consistente. Se poi si è appassionati di provocazioni, può bastare un giro sui principali social media per vederne di molto più azzeccate.
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Informazioni sul libro
Katharina Volckmer - Un ca**o ebreo
Traduzione di Chiara Spaziani
Ed. La Nave di Teseo 2021
107 pag.
Attualmente in commercio
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N.b: ho riportato il titolo che viene utilizzato nei principali siti e che si deduce dalla copertina. Il numero di pagine riportato dai siti stessi (e anche in altre recensioni che ho intercettato) è sbagliato, o comunque non corrisponde a quello del libro cartaceo in mio possesso. Anche questi sono elementi che fanno pensare.
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