TUTTO È OGGETTO
La plaquette “Intermezzo e altre sinapsi” (Edizioni Volatili, 2020) costituisce l’esordio della giovane poetessa Marilina Ciaco: il libro è il sesto de “I cervi volanti”, collana a cura di Giorgiomaria Cornelio e Giuditta Chiaraluce, la quale si è occupata, anche, di realizzare le partizioni visive che accompagnano il testo.
Ad aprire il libro sono quattro versi («propositi del mese:/incominciare a parlare/favorire l’omeostasi termica/essere con gli altri»), i quali ben sintetizzano la postura dell’autrice o, perlomeno, di chi dice io: un soggetto frammentato, decostruito e, pertanto, precario; eppure, i versi della Ciaco ritagliano uno spazio per questo soggetto, per il suo abitare il mondo. Mi riferisco, in particolare, all'ultimo dei versi che ho citato, come se il soggetto-monade si desse nelle relazioni con gli altri e ci fosse un’apertura, in primo luogo percettiva, al mondo oggettuale. Del resto, scrive la poetessa, «tutto è oggetto», anche l’io, nonostante o proprio in virtù del fatto che esso è in grado di apportare modifiche alla realtà in cui si situa. Una realtà che procede e si dà, quasi sempre, per aggregazioni e tagli del soggetto della percezione, nel suo fare, decostruire o giustapporre i dati sensibili che recepisce e manipola: «procede in silenzio/l’asta dei tuoi organi/rispetteranno i protocolli/di un espianto riuscito». Di qui il «ripensarsi come sistema semi-aperto» e l’inserimento, «fra le strategie e gli atti», di «uno scarto»: questo quanto auspica l’autrice, per il proprio io e per la realtà che esso plasma e abita. A tal proposito, mi pare che lo scarto di cui parla la poetessa svolga una funzione di mediazione, la stessa funzione ricoperta dai rivestimenti, quali i tessuti biologici e le cover degli smartphone, come si legge in una prosa poetica contenuta nel libro. La presenza di una membrana, quindi, che faccia da filtro agli stimoli e agli impulsi e garantisca gli scambi tra mondo interno e mondo esterno riducendo e, se vogliamo, ricucendo in parte la separazione netta tra io e mondo e, soprattutto, tra i rispettivi campi di indagine: «Milano, in via Tortona c’è un condominio nero/la copertura opaca incapsula le linee di struttura/le linee di sutura hanno attraversato il naviglio grande».
Dunque, l’atto fondativo della poesia e della poetica dell’autrice muove, in prima istanza, da una presa di coscienza, ovvero, quel riconoscimento della complessità del mondo fenomenico, del quale intende sondare le analogie, le contraddizioni, le porzioni di senso, senza mai cadere nella riduzione del reale a pochi principi che ne spieghino l’origine e il funzionamento. Da questo nasce forse il tentativo, decisamente riuscito, di lettura e deciframento di un io-mondo in continuo mutamento e disfacimento. Parlo di tentativo perché la plaquette non fornisce e non vuole fornire una interpretazione dei fenomeni univoca, unilaterale e, quindi, semplificatoria; i testi vanno, invece, nella direzione di una disincantata e matura consapevolezza del conflitto che ci lacera e attraversa. Non solo, l’autrice con i suoi versi prova a fornire una risposta non consolatoria a quel medesimo conflitto di fronte al quale siamo incompiuti e atterriti («il terrore nasce per assenza o lontananza»), talvolta amplificandolo e acuendolo, in un continuo smentire e rifondare il soggetto nell'istante in cui si prende la parola: «ma noi, dicevi, siamo già un’altra cosa».
Nota della "redazione": il libro è stato stampato in un numero limitato di copie - cento - e non è in commercio. Segue la logica di una sorta di unicum, un oggetto per quel che ho avuto modo di vedere curato in maniera artigianale e artistica.
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Informazioni sul libro
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Valentina Murrocu (1992) è laureata magistrale in Storia e Filosofia presso l’Università degli Studi di Siena. Nel 2018 è uscita la sua opera prima di poesia, “La vita così com’è”, per le Marco Saya Edizioni.Suoi testi inediti sono apparsi su Poesia del Nostro Tempo, Mediumpoesia e Nuovi Argomenti.
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