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RECENSIREPOESIA. CARLO BORDINI - POESIE COLOR MOGANO

SALVARSI NEL MONDO




Recensione di Valentina Murrocu


L’ultima raccolta di Carlo Bordini (Poesie color mogano, Tic edizioni, 2020) è uscita postuma a qualche settimana dalla morte del poeta: come scrivono i curatori del libro, il testo riproduce l’ultima versione corretta dall'autore.

Il libro si articola in quattro sezioni eterogenee (1, 2, Tre poesie sugli spaventapasseri, Tra parentesi [ID]) che sembrano comunicare tra loro in nome di quel principio di autodistruzione espresso nel poemetto intitolato “Polvere” (1999), nel quale si legge: «(e in fondo, per un poeta, /esprimere e distruggersi/non è la stessa cosa?)». Ad essere messo in scena è, infatti, il conflitto dell’uomo, prima che dello scrittore, con se stesso e le sue proprie parole («Non sei un traditore. Non sei/viscido. /Non sono viscido.»), in una continua accettazione, quel «guazzabuglio di amore e di odio» dissacrante che si arriva a provare nei confronti di sé e di coloro che si amano. “Poesia come regalo di compleanno”, il testo che apre la prima sezione, diventa allora parabola di un amore insieme ironico, infantile e aspro, come messo in evidenza dalla scelta lessicale: «amo molto questo amore»; «il nostro amore non è perfetto». È presente quindi un’apertura, uno spazio per quel «localetto sicuro», teatro di incontro con gli altri («Io ti amo perché sei grottesca/perché sei goffa/perché sei patetica.») che è sempre, anche, un incontro/scontro con la propria parola, continuamente e «pateticamente» vicina al trauma o al sogno allucinato: «Sognare è mordere il vento/ [abitare così è mordere il vento].»

Del resto, i testi si inseriscono nel genere del “Poema inutile”, per adoperare il titolo del poemetto scritto da Bordini nel 2007 e uscito per Empiria, quasi a voler mettere in evidenza la precarietà e l’inutilità, appunto, della parola, per sé e per gli altri. Mi riferisco in modo particolare a “Storia dei bambini di Medellin” e a “Traccia per una poesia”, contenute nella seconda sezione e in cui si legge, rispettivamente: «Voi provate emozioni?/ Vivete in pace?/ Come comunicate?/ Come siete?»; «scherzi a parte/mi annoio/un po’/ in bene e in/male/tutto sembra/già stato fatto». Una fragilità, una caducità dell’uomo e del linguaggio, dunque, che divengono cifra dello stare nel mondo, del salvarsi nel mondo, questo il compito di cui parla Bordini: «Io sapevo che il mio compito non era salvare il mondo/ma salvarmi nel mondo.». Una tale visione si riflette nello sguardo inattuale e disincantato dell’autore, destituito di ogni autorità, eppure consapevole di questa privazione; una visione lucida di ciò che il tempo presente lascia a margine: «e forse l’unica cosa da fare è ricominciare da capo/e partendo da zero/non tenere conto di tutte le speranze le/illusioni/di fino a poco fa.».

Quanto detto finora non basterebbe a definire la poetica di Carlo Bordini, che pure si potrebbe evincere da questo libriccino; lascio una operazione di tale portata agli specialisti in materia. Posso però procedere con due osservazioni finali: in primo luogo, i testi comunicano uno spaesamento, una qualche «forma di disagio» per l’essere nel mondo e, insieme, per il privilegio dello scriverne. In secondo luogo, l’incontro con noi stessi e con gli altri diventa non solo un momento estetico, ma soprattutto un’epifania del dolore, della vergogna per la nostra propria infelicità, dolore e vergogna per i quali «non esiste chirurgia». 

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Informazioni sul libro
Carlo Bordini - Poesie color mogano
Ed. Tic 2020
54 pag. 
Attualmente in commercio

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Valentina Murrocu (1992) è laureata magistrale in Storia e Filosofia presso l’Università degli Studi di Siena. Nel 2018 è uscita la sua opera prima di poesia, “La vita così com’è”, per le Marco Saya Edizioni.Suoi testi inediti sono apparsi su Poesia del Nostro Tempo, Mediumpoesia e Nuovi Argomenti.



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