IL PROTAGONISTA NASCOSTO
Suite per Barbara Loden della francese Nathalie Léger è un libro di cui si è parlato abbastanza lo scorso anno - se non altro sui supplementi culturali/letterari - credo per una sorta di scintilla che nasce dall'attuale interesse per il genere saggistico/biografico/autobiografico e dall'indubbio fascino del personaggio. La Loden è stata attrice americana, bionda, potremmo dire una bionda alla Marilyn Monroe, moglie di Elia Kazan, regista in proprio con un film di avanguardia - "Wanda", decisivo nell'economia di questo libro - prima della morte prematura per un cancro al seno.
La Léger utilizza un'espediente abbastanza tipico: le chiedono di compilare una voce sulla Loden per un dizionario del cinema e lei si lascia invece avviluppare dalla storia che vede scorrere davanti a sé, si immerge nel proprio oggetto di ricerca e vi trova alcune rifrazioni personali, così che dalla biografia oggettiva ne nasce una sentimentale con un tocco spiccatamente da memoir.
Il libro è in effetti piuttosto breve, sarebbe secondo me perfetto come articolo/reportage longform su una rivista, magari di cinema, mentre palesa qualche limite nella confezione in cui arriva al lettore, diciamo romanzesca e/o come oggetto tra la narrazione e il saggio emozionale. In effetti la Léger mette al centro della sua visione l'unico film della Loden "autrice", creando una forte identificazione tra la regista e il personaggio perduto di Wanda. Intendiamoci: questa corrispondenza esiste e la stessa Loden l'ha confermata, ma nel formato breve del libro di fatto insistere su di essa in secondo piano la protagonista e le sue tante storie potenziali qui appena accennate e quasi lasciate cadere. In che modo Barbara Loden veniva considerata una seconda Marilyn o una Marilyn "in nuce"? Come si è sviluppata la storia con Kazan (viene riassunta in non molte righe) e come è finita? Come e perché un'autodidatta si è trovata a girare un film indipendente e d'avanguardia dal grande successo di critica? Invece la trattazione si appiattisce - se così si può dire - in una pur suggestiva riproduzione delle scene del film e trova paradossalmente i suoi momenti migliori nel viaggio/pedinamento dell'autrice negli Stati Uniti, nei luoghi e nelle location di Wanda.
In altri termini, se capita a volte di leggere un libro e pensare a come sarebbe stato (migliore) con qualche pagina in meno, qui mi è successo di desiderare di più, conoscere meglio la Loden reale, ma anche - perché no - i motivi di tanta identificazione e attrazione per il personaggio da parte della scrittrice.
Va aggiunto che Suite per Barbara Loden è il secondo tassello di una sorta di trilogia saggistica su visione e rappresentazione (il primo capitolo ha al centro l'arte del ritratto fotografico, il terzo la figura emblematica di Pippa Bacca) del quale a noi lettori italiani è arrivato solo questo. Probabile quindi sfugga qualcosa delle intenzioni e della poetica dell'autrice. Rimangono alcune pagine, non poche, di grande fascino, una scrittura sensibile e profonda e un personaggio, la Loden, che paradossalmente rimane nell'ombra, acquistando forse ulteriore fascinazione ma lasciando la voglia insoddisfatta di saperne di più.
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Informazioni sul libro
Nathalie Léger - Suite per Barbara Loden
Traduzione di Tiziana Lo Porto
Ed. La Nuova Frontiera
128 pag.
Attualmente in commercio
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