LA CONDANNA DI CREARE
Wonder Boys è un romanzo di Michael Chabon noto tra le altre cose per essere diventato un film piuttosto divertente e apprezzato, con Micheal Douglas e Tobey Maguire nei ruoli principali.
Se è tipico di Chabon affrontare temi come la creatività, il ruolo della fantasia e dell'immaginazione nella nostra esistenza, qui lo scrittore americano punta direttamente al bersaglio grosso, facendo un libro che parla di scrittori e di altri libri. Credo sia sempre un rischio e sicuramente si risolve in un notevole tour de force inventivo e stilistico, nella pratica forse attenuato (reso più semplice) dal "modello" che Chabon ha usato Grady Tripp, lo scrittore Chuck Kinder, che era stato suo professore all'Università di Pittsburgh.
Il libro vive in effetti su due piani: uno picaresco e a tratti davvero comico (una comicità quasi slapstick che Chabon ha nelle sue corde) che segue le vicende disastrosamente fumate di Tripp e del suo allievo James Leer, a partire da un "furto" che si consuma nella casa dell'amante di Tripp stesso, un altro che ha a che fare in modo più diretto con l'idea dello scrivere, il rapporto tra scrittura e vita, l'ossessione della pagina bianca e di quelle ancora da riempire e, direi, la relazione - spesso auscultata romanzi, studi e biografie - tra maledettismo, uso di sostanze e creatività (per dire, Kinder era un ottimo amico di uno come Carver,e penso che anche di suo gli piacessero determinati svaghi).
Il romanzo è ricco di sentimento e divertente specie quando prende ritmo nel modo che accennavo sopra, mentre ha sezioni un po' più statiche e faticose proprio dove si arriva al punto, ovvero si descrivono i problemi di Tripp nel portare a termine la sua opera monumentale, il suo immenso libro-vita che si chiama peraltro Wonder boys (e corrisponde grosso modo a una simile impresa di Kinder, libro poi uscito in versione molto ridotta).
Il meglio sta insomma nelle parti comico-satiriche, tinte poi di affettuosa comprensione per i personaggi, quasi tutti dei perdenti (reali o potenziali), quindi le scene della festa nella casa della preside, il viaggio di Tripp e Leer per il Pesach a casa del suocero, i personaggi del famoso e anziano scrittore Q (secondo alcuni una parodia di Updike) e dell'agente di Tripp, diciamo tutte le parti "dinamiche" portano avanti a strappi e accelerazioni la trama che talvolta, in altre sezioni, si incarta un po' o si piega a simbolismi troppo scoperti o addirittura esplicitati (d'altra parte Chabon è uno della scuola, tell, don't show, e a me piace così).
Ma insomma, sembra la domanda inespressa (ma neanche tanto), scrivere fa male, se diventa una posa, una postura, un modo per dire "sì, ci sono, sono uno scrittore, questo è quello che gli scrittori fanno!"?
Potrebbe essere - ma vale per il protagonista del romanzo ed evidentemente (per fortuna) non per Chabon. Del quale avevo alla fine apprezzato di più Telegraph Avenue, massimalista come questo ma in qualche modo più vario, ispirato, forse perché distante dalla vita e specializzazione dell'autore e il bellissimo, composto, bellowiano Sognando la luna.
Ma valeva la pena di leggere anche questo Wonder boys, che conferma il suo standing come uno dei grandi scrittori americani contemporanei, anche se Chabon - in qualche modo - difficilmente viene considerato GRANDE come quelli della generazione che lo ha preceduto o come lo stanno diventando quelli dell'ondata successiva (Whitehead? Sanders? aggiungente nomi a vostro piacimento). Ma questo, davvero, non è un grosso problema, e comunque non un problema del lettore.
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Informazioni sul libro
Michael Chabon - Wonder Boys
Traduzione di Luciana e Margherita Crepax
Ed. BUR (Biblioteca Universale Rizzoli) 2016
359 pag.
Attualmente in commercio
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