NESSUNA APOCALISSE
The Silence di Don DeLillo è stata una delle uscite importanti del 2020, e in prospettiva italiana lo sarà anche nel 2021 quando raggiungerà la maggior parte dei lettori nella traduzione di Federica Aceto per Einaudi, a inizio Febbraio.
Annunciato come il nuovo romanzo del grande scrittore newyorchese, si tratta in realtà di una novella, con alcuni aspetti che potrebbero far pensare a una pièce teatrale. Ma direi che più propriamente The Silence appartiene alla genia dei romanzi brevi o molto brevi - novelle appunto, se vogliamo una definizione stringente - di DeLillo, come Cosmopolis (bello, profetico, vagamente irritante) e Body Art (soprattutto irritante e vagamente liofilizzato).
Come ha acutamente rilevato Paolo Latini (tenutario del Blog Americanorum), qui ancora più che in altre sue opere abbiamo personaggi che parlano una lingua peculiare, il DeLilliano, e questo concorre a creare un insieme di dialogo e sequenze probabilmente inconfondibili, quasi al limite della auto-parodia: cultura pop, frasi spezzate, frasi fatte e riflessione sulle stesse, filosofeggiare, calchi e mixaggi di alto e basso. Proprio in questa estremizzazione di un linguaggio volutamente artefatto, il libro clamorosamente funziona e funzionano spunto e ambientazioni, che impropriamente hanno fatto pensare a un romanzo sulla pandemia e sul lockdown. Più suggestivamente e apocalitticamente si immagina invece una New York dove tutta la tecnologia (tutta!) smette improvvisamente di funzionare, e un insieme di cinque personaggi principali intrappolati (o forse compiutamente liberi) in questo nuovo (provvisorio?) paradigma.
Ci sono scene indimenticabili e anche momenti molto comici - credo che questo sia uno dei segreti, una forte consapevolezza dell'autore che evita appunto gli scivoloni nella auto-parodia involontaria, e non a caso alcuni personaggi talvolta, dopo una lunga elucubrazione (quello che in gergo moderno/social si chiama "Pippone") richiamano all'ordine se stessi imponendosi il silenzio. Ma ci sono anche momenti di grande tensione e vera inquietudine, in particolare quando la parola passa a Martin, giovane professore, invitato a casa di due altri protagonisti per assistere al Super Bowl e potenziale "deus ex machina", o detentore di rivelazioni, nel vuoto delle possibili interpretazioni dell'accaduto.
Il libro finisce e forse se ne vorrebbe di più: più riflessioni, più rivelazioni, più squarci su un possibile disastro o su una imminente redenzione, un ritorno all'ordine; ma sappiamo come alcuni grandi della letteratura americana, Bellow, Roth, ora anche il nostro, passata una determinata età abbiano concentrato gli sforzi su opere più brevi e possibilmente più ficcanti. La qualità di The Silence mi pare in questo senso assoluta, un gioiello, una scheggia di ironia, orientamento e inquietudine che prova a interpretare il presente come DeLillo sa fare come pochi altri. Sicuramente l'uscita per Einaudi a Febbraio non passerà sotto silenzio, in nessun senso, e anche nella scelta del titolo si è forse espresso il genio dell'autore.
---------------------------------------------------
-----------------------------------------------------
Letto con passione e attratto dal fascino del linguaggio e del "non detto" che è parte del "silenzio", ma preferisco altre opere: del Don ho tutto. A parte il libro "Amazons" del 1980 scritto sotto pseudonimo e che ha l'autore fatto ritirare dal commercio, vietandone anche le traduzioni. Negli USA ha avuto un buon successo (60.000 $ di royalties ed era il 1980), quindi se ne trovano delle copie a diversi prezzi a seconda dello stato.
RispondiElimina[Errata corrige: *e che l'autore ha fatto ritirare]
Elimina