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LE ANTICIPAZIONI. LAGIOIA. NESI. KRASZNAHORKAI. PÁNEK. EVARISTO. BARNES. YANAGIHARA. CLINE. CARSON

IN UN ANNO COMPLESSO

Questo è probabilmente l'ultimo post di questo tipo nel 2020, per parlare di un gruppo di ultime uscite interessanti dell'anno. Il titolo della rubrica, le anticipazioni, è come qualche volta succede non del tutto preciso; chiamiamole anticipazioni posticipate, un sinonimo arzigogolato per "rassegna".

Si è già parlato a sufficienza di La città dei vivi di Nicola Lagioia (Einaudi), un reportage narrativo come si è detto in giro un po' alla Capote, sull'omicidio Varani. Al di là del paragone certamente roboante, quindi scomodo, ho finora sentito parlare molto bene di questo libro, che dovrebbe essere una delle mie letture di Dicembre.

Secondo e ultimo scrittore italiano di questa carrellata è Edoardo Nesi che torna nella "sua" Prato con Economia sentimentale (La Nave di Teseo), dove si riprendono alcuni temi del precedente Storia della mia gente virando però decisamente sul versante del saggio, o della raccolta di pezzi e riflessioni d'autore. In maniera piuttosto instant, c´è dentro anche molta pandemia.

Passando alla letteratura estera, Bompiani sta meritoriamente portando ai lettori italiani le opere di uno scrittore europeo decisamente importante e decisamente poco conosciuto (ma in crescita), l´ungherese László Krasznahorkai. È uscito da poco Guerra e guerra, del 1999, che prende il tema classico del "manoscritto antico" che ossessiona chi lo ritrova e lo estende in senso postmoderno; quella italiana è inoltre a quanto pare la prima edizione integrale del romanzo, che comprende anche la successiva intrusione nella realtà di uno dei suoi personaggi. 

Sempre in territori geograficamente mitteleuropei si muove il ceco Josef Pánek con L'amore al tempo dei cambiamenti climatici (Keller), che vede uno spunto iniziale (lo spaesamento, l'incontro di una notte nel territorio "neutro" di un albergo) che potrebbe ricordare un po' Lost in Translation, per poi aprirsi a toni sperimentali, giocosi, grotteschi, sono stati fatti i nomi di Kundera, di Bulgakov e ancora altri.

Per le letterature di lingua inglese, parto con la nigeriana-londinese Bernardine Evaristo e Ragazza, donna, altro (Sur), Man Booker Prize del 2019, un romanzo molto atteso, corale, femminile (anche se mi secca definirlo in questo modo), una storia in qualche modo anche epica di diversi destini, rapporti, amicizie, scritto mi pare con una prosa sperimentale e vagamente poetica, non tanto nell'uso delle parole ma ad esempio nella punteggiatura e negli a-capo.

Sempre in Inghilterra troviamo il nuovo Julian Barnes, L'uomo dalla vestaglia rossa (Einaudi), che ho visto recensito e "venduto" anche come romanzo, ma che più probabilmente è un saggio narrativo, dove l'uomo del titolo è il ginecologo francese Samuel-Jean Pozzi, che diventa pretesto per scatenare Barnes nel ritratto di un'epoca, di un ambiente e di tanti protagonisti (es. Flaubert, James, Wilde), sempre sperando che a divertirsi non sia solo lo scrittore, ma anche il lettore (lo dico a ragion veduta conoscendo alcuni tic e vizi del nostro).

Finisco puntando agli Stati Uniti. Esce quest'anno in Italia per Feltrinelli Il popolo degli alberi di Hanya Yanagihara, amata, comprata, letta e anche criticata per il suo immenso - parlo delle dimensioni - Una vita come tante. Questo romanzo è in realtà il precedente della scrittrice, del 2013, e vede la parabola gloriosa e poi tragica di un medico (un virologo!) che sembra trovare una ricetta, una formula, per l'immortalità prima di incontrare una sorta di nemesi scientifica e personale. La storia è peraltro ispirata alla vicenda reale di Daniel Carleton Gajdusek, interessante e pure tragica.

Parlando di vicende reali, ecco Harvey di Emma Cline (Einaudi), che non è il nuovo romanzo dell'autrice del fortunato Le ragazze, ma una novella uscita sul New Yorker nel 2020 (il titolo originale è peraltro White Noise, come il romanzo di DeLillo) e che vede come protagonista Harvey Weinstein, il presunto molestatore creatore (ovviamente nel senso di motore involontario) del movimento del #metoo. Ad alcuni questa prova della Cline nel breve è piaciuta di più che il romanzo di cui sopra.

Finiamo con uno dei tanti premi Nobel possibili e per ora mancati, Anne Carson, che sta vivendo un periodo di importante scoperta, con l'uscita per La Nave di Teseo del romanzo in versi Autobiografia del Rosso, e ora per Utopia del saggio (narrativo, scusate se ripeto per la seconda volta questa categoria) Economia dell'imperduto, dove vengono messi a confronto due poeti di due epoche diverse, Simonide di Ceo e Paul Celan, in una riflessione (che deve essere piuttosto particolare sia per stile che per densità) su letteratura, linguaggio, poesia e anche sul concetto di "monetizzazione" della letteratura stessa, il che porta al titolo.

Posto che non si riuscirà a leggerli tutti, mi pare un finale di anno degno, e come sempre stay tuned per le prime anticipazioni del 2021, che arriveranno prevedibilmente a fine Dicembre.


 

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