L'IDEALE DI UN CONTINENTE
Avevo avvistato La prima estate dell'Europa della scrittrice italo-tedesca (tirolese?) Maxi Obexer in una recensione su La Lettura, e mi avevano subito incuriosito alcune sue caratteristiche, di certo la struttura saggistico-narrativa, ma anche e soprattutto il tentativo di dare una visuale nuova sul tema dell' Europa, del significato di dirsi europei e - non ultimo - della migrazione verso il nostro continente.
In effetti a lettura finita si è in difficoltá nel determinare la natura di quello che si è appena letto (saggio? autobiografia? entrambe le cose?) ma rimane appunto l'idea di un approccio (tematico, non formale) innovativo alla materia. La Obexer è effettivamente italiana, ma non proprio italiana: tirolese, appunto, anzi, sudtirolese. E da sudtirolese sceglie di immigrare in Germania (dovrebbe essere la stessa lingua, o no?) e di acquisire la cittadinanza tedesca. Abbiamo quindi una storia di migrazione diversa e multidimensionale, rispetto allo schema lineare a cui siamo abituati e che comprensibilmente domina le pagine dei giornali e qualche volta anche la narrativa di finzione o il reportage saggistico.
Questa prospettiva altra (un'italiana non veramente italiana che parla tedesco, ma non veramente tedesco) consente alla scrittrice - anche autrice teatrale - di affrontare il tema in maniera acuta e non banale, unendo una riflessione affidata spesso a domande, tipiche appunto della forma del saggio interrogativo (in effetti non tutte le domande sono destinate ad aver risposta), a passaggi e squarci autobiografici, riportati con lingua asciutta ma non priva di composta espressività.
È un libro breve che apre comunque cantieri di quelli importanti: l'identità europea e la sua natura, la sua conquista, il rapporto tra nazioni ed Europa, la differenza fondamentale tra la migrazione interna - quella diciamo decorosa, regolamentata, asettica e quella dei (perdonate il termine) disperati che premono e si ammassano e viaggiano e vengono rimandati indietro o accolti in massa in impeti di solidarismo. Come detto, avere risposte è difficile, ma è molto apprezzabile il tentativo, riuscito, di uscire da schemi consueti e far valere la propria identità come detto particolare, in qualche modo peculiare, come è peculiare e ostinato il percorso che porta la Oberer alla cittadinanza tedesca, quasi una maniera di interrogare se stessa al confronto con l' idea di un'istituzione che vorrebbe essere anche un ideale, e viceversa.
Una lettura consigliata, direi educativa (ma anche godibile), che in un mondo perfetto potrebbe essere adottato come testo complementare di educazione civica o in qualche corso di scienze politiche.
P.s.: nel mio giudizio non ho fatto fluire le ultime pagine attaccate in maniera un po´ posticcia e dove si aggiorna il quadro alla luce della pandemia in corso. Evidentemente edizione italiana del libro e inizio della stessa si sono accavallati, in modo che le considerazioni in merito non aggiungono davvero nulla né al libro, né alla comprensione del fenomeno Coronavirus. Un tributo pagato all'attualità, e di cui si poteva fare a meno.
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