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LIBRI E RECENSIONI. JONATHAN BAZZI - FEBBRE

2020: FUGA DA ROZZANO


Febbre: Amazon.de: Bücher

Confesso: è difficile per me non volere un po´di bene a Febbre di Jonathan Bazzi, sia per la sincerità a tratti quasi disarmante che costituisce la cifra, il cuore pulsante, del libro, sia (e forse soprattutto) per l´ambientazione in un sud-milanese (Rozzano, e penso sia il primo romanzo in assoluto ambientato a Rozzano, e per un breve e un po´superficiale cameo anche a Milano 3, dove ho abitato a lungo) che conosco bene, che mi muove  a ricordo e affetto.
Proprio la maniera in cui l´autore rievoca la sua educazione rozzanese, il racconto a tratti crudo di come vengono rielaborate le sue radici molto meno che piccolo-borghesi, la sua appartenenza insomma al ceto post-proletario che popola i palazzoni della cittadina, a una famiglia e a un contesto irrimediabilmente truzzi, il come questa appartenenza viene nel tempo in qualche modo rinnegata, allontanata attraverso una serie di scelte che Bazzi fa (principalmente sui piani culturale e sessuale) rappresenta per me il pezzo forte del libro, più della narrazione della propria sieropositività, a cui pure non mancano aspetti avvincenti e che mi pare sia invece il tema portante che emerge nella discussione attuale sull´opera, nelle altre recensioni, insomma.

Parlavo di sincerità e questo aspetto rischia o avrebbe rischiato di essere la zavorra del libro e di farlo affondare, siamo infatti di fronte a un memoir dalla forte caratterizzazione diaristica, ad esempio per la narrazione in sequenza e per il  diffuso senso di spontaneità, di chi insomma non disdegna di liberarsi delle emozioni buttandole sulla pagina "come vengono". Per fortuna e formazione Bazzi deve essere un tipo di buone letture e buone frequentazioni, e se non altro il rischio dello spontaneismo viene evitato, resta il fatto che il libro non vive certo di particolari slanci stilistici, cambi di ritmo, gestione della struttura, ci si accontenta - per modo di dire - di una sequenza martellante e a tratti efficace di frasi perlopiù brevi se non nominali, frequenti anafore, e si affrontano incombenze descrittive solo nel ritratto dei "tipi" fisici e in una certa affettuosa topografia di luoghi milanesi. 

Bazzi ha insomma rischiato un po´, rinunciando consapevolmente a uno stile o sintetizzandone uno svelto e funzionale, e affidandosi appunto alla forza del contenuto biografico, diciamo un po´pomposamente all´esibizione del proprio corpo fisico (malato) e se vogliamo anche culturale, e la scommessa è, tra alti e bassi, sostanzialmente vinta. Parlo dei bassi perché è difficile, e infatti succede, che con modi del genere (e in più all´esordio) non si incappi in qualche ingenuità, qualche pagina un po´tirata via (non molte), e un certo senso di deja-vu per quanto concerne il risultato delle scelte stilistiche (a me è parso che scrittore e/o editor abbiano voluto ispirarsi allo stile di Ellroy, fra gli altri).

Ora, al di là della sestina del Premio Strega 2020, ottimo risultato e in quel contesto pure meritato, io penso che la narrativa indipendente-giovane italiana abbia esiti in generale anche superiori a Febbre di Jonathan Bazzi. Ciò non toglie che quest´ultimo sia un libro interessante, a tratti appassionante, e peculiare se non altro nelle ambientazioni  e nella descrizione inusuale e franca di una moderna "fuga dalla miseria" (materiale e intellettuale). 

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Informazioni sul libro
Jonathan Bazzi - Febbre
Ed. Fandango 2019
328 pg.
Attualmente in commercio
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