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LIBRI E RECENSIONI. MARTA BARONE - CITTÀ SOMMERSA

LA VITA DEL PADRE

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Città sommersa di Marta Barone, fuori di poco (sesto per voti) dalla cinquina del Premio Strega 2020 è l´esordio nella narrativa della scrittrice torinese, finora autrice di libri per ragazzi, ed è un ottimo esordio, che merita in sostanza le lodi viste in giro sia sulla stampa che da parte di altri lettori.

La Barone si colloca con profitto nell´attuale ricerca di un romanzo a forme spurie, tra memoir, autobiografia e auto-fiction. La sua, di autobiografia, le consente di collegarsi a un tema ricorrente nella nostra narrativa, quello del terrorismo, qui indagato attraverso la figura del padre, attivo negli anni ´70 a Torino, città altrettanto emblematica, in gruppi e movimenti della cd. sinistra extraparlamentare. 
In effetti i protagonisti del libro sono tre: l´autrice, il padre e Torino, la città sommersa del titolo, sommersa in quanto luogo segreto e imperscrutabile di trame, contro-trame, rivoluzioni (tentativi di) e reazioni, fino all´escalation violenta che conosciamo o dovremmo conoscere dai libri di storia.
La Barone insomma "legge" (prova a farlo) per la prima volta la figura di un padre enigmatico, lontano, incoerente ancora prima che assente, e nel farlo ri-legge la propria città con un metodo che mi ha ricordato alcune pagine di Modiano (il pedinamento di personaggi e luoghi del passato, che mutano la loro configurazione a seconda dell´intensità e della natura dei ricordi e delle narrazioni) e in ultima analisi rilegge se stessa, con il primo risultato di trovarsi (parzialmente) attraverso la scrittura.

Il libro ha tutta l´urgenza di un esordio, pieno di cose da dire e di registri, più pacato nel rigoroso inizio, che sembra ammiccare brillantemente a modelli anglofoni, lirico nei ricordi di fanciullezza, con un particolare gusto nel dettaglio geografico e nella poetica del viaggio, storico-documentale nelle parti a mio gusto migliori, quelle di ricostruzione di ambiente e vicende della Torino degli anni di piombo, anche se l´elemento appunto documentario mai induce la scrittrice al distacco, mostrandocela anzi affettuosa ma soprattutto indignata, di un´indignazione più personale che politica, nell´atto di rimettere continuamente al centro se stessa e il padre. Dove la storia e le sue volute offendono e lasciano tramortiti, il sangue ribolle e i destini chiedono giustizia, chi testimonia partecipa con il proprio sangue (in quanto figlia) del sangue (vero o metaforico) versato dal padre.

Proprio questa urgenza porta a mio modo di vedere a frequenti cambi di ritmo e registro, a volte alcune accelerazioni o decelerazioni repentine potrebbero lasciare un po´spaesati, ma si apprezza aver voluto combinare "costi quel che costi" il mantenimento di un´elevata tensione partecipativa (quasi diaristica in certi tratti), distaccandosi da quei modelli anglofoni di cui parlavo sopra (anche se è libro diversissimo, si faccia un paragone con i toni formalmente perfetti ma piuttosto freddi,di Leslie Jamison).

Il destino contingente di Città sommersa è stato di far parlar bene di sé, e arrivare da esordio a un passo dalla cinquina del maggior premio letterario italiano, quello diciamo a larga gittata potrebbe essere di aver costituito l´azzeccato e già maturo (d´altra parte non parliamo di una scrittrice giovanissima o costituzionalmente alle prime armi) di un´autrice importante. Speriamo e vedremo. 

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Informazioni sul libro
Marta Barone - Città sommersa
Ed. Bompiani 2020
304 pg.
Attualmente in commercio
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