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LIBRI E RECENSIONI. KENT HARUF - LA STRADA DI CASA

GLI ORFANI DI HOLT

La strada di casa - Kent Haruf - copertina

La strada di casa di Kent Haruf era un libro molto atteso: da una parte si tratta dell´ultimo romanzo dello scrittore americano a essere tradotto in italiano, e ultimo rimarrà (a meno di sorprese) visto che con questo tutta la produzione narrativa di Haruf è stata pubblicata da NN nel nostro paese, dall´altra è stato uno dei libri del Lockdown, programmato a Marzo e poi rimandato a Giugno in un percorso quasi simbolico tra stupore atterrito e speranza (a suggello di quest´ultima parola, perché non sembri vuota retorica, sia detto che la risposta del pubblico e degli appassionati di Holt è stata affettuosa ed entusiasta).

In realtà La strada di casa (in originale Where you once belonged) è il secondo romanzo di Haruf, uscito nel 1990 a sei anni di distanza dal primo Vincoli, ed è quindi ben precedente alla fortunata Quadrilogia di Holt che ha fornito un esempio davvero importante di successo (best-seller) costruito dal basso (fiuto editoriale, passaparola, naturalmente anche ottimo marketing). Proprio questo elemento mi ha spinto a pensare per questo libro a una recensione a bivio: cosa penserei di La strada di casa se l´avessi letto al momento della pubblicazione o se semplicemente fosse stato il secondo libro di un nuovo scrittore americano? E cosa penso invece alla luce del conoscere Haruf, saperne il successo, le caratteristiche, avere stretto con lui, come molti altri lettori, quel rapporto speciale che ti riporta a una voce e a dei luoghi letterari familiari (il famoso ritorno a Holt, come si suol dire?).

È ovviamente difficile ragionare in termini di "e se fosse", ma nel primo caso credo che avrei apprezzato una storia americana minima (ma non minimalista) di provincia minima, fatta di archetipi ben interpretati e sviluppati in maniera sincera e verace, di drammi e conquiste allo stesso tempo troppo piccoli (per far parte del mainstream della storia), troppo grandi (per essere trascurati) e alla fine troppo umani. Immagino che un paragone credibile mi sembrerebbe il primo Richard Ford (quello di Incendi, di Rock Springs) per le ambientazioni e forse Carver per alcune caratteristiche stilistiche.
Concluderei di essere di fronte a uno scrittore che ha esordito tardi, ma di sicura mano, e con grande capacità di rendere scorrevole ma non banale la pagina (per inciso: per me l´asset maggiore di Haruf), di creare un luogo con pochi e sapienti mezzi, con pagine intrise di ironia e umanità spesso dolenti ma mai disperate.
E finirei pensando che un personaggio come Jack Burdette, il protagonista di questa storia, tornato a Holt a sorpresa anni dopo aver combinato tutti i casini che era possibile combinare, è roba che solo un grande scrittore può concepire ma soprattutto rendere credibile, vero, a tutto tondo nella sua semplicità di cattivo-non-troppo-cattivo. 

Ma io vivo nel mio tempo e so chi è Haruf e a parte Vincoli ho letto tutti i romanzi che finora costituivano il ciclo di Holt e allora dico che senza voler stabilire gerarchie, vedo questo libro come un tassello importante dell´evoluzione dello scrittore, un libro che sta emblematicamente un po´a metà tra l´essenzialità di Benedizione e di Le nostre anime di notte, e la scrittura più elaborata e fiorita (per quanto possa essere fiorito un economo della parola come lui) di Canto della pianura e Crepuscolo.

Una cosa mi pare certa, chi ha amato o apprezzato gli altri romanzi di Haruf troverà di che godere e divertirsi e commuoversi (secondo i parametri personali) anche qui, agli altri posso dire che tutti consiglieranno loro Benedizione come "quello da cui iniziare", ma che anche La strada di casa potrebbe prestarsi benissimo, perché è Haruf, è Holt e insomma c´è già tutto, e probabilmente mi mancherà.

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Informazioni sul libro
Kent Haruf - La strada di casa
Traduzione di Fabio Cremonesi
194 pag. 
Ed. NN 2020
Attualmente in commercio
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