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LIBRI E RECENSIONI. GERT HOFMANN - LA PARABOLA DEI CIECHI

LA VISIONE DI CHI NON VEDE


La parabola dei ciechi - Racconti Edizioni 

La parabola dei ciechi del tedesco Gert Hofmann è una novella uscita per Racconti Edizioni, nell´apposita collana Gli scarafaggi, ed è un nuovo "centro" dell´editore romano.

Il tedesco Hofmann prima ancora che narratore è stato e si è considerato drammaturgo, autore di opere teatrali e drammi radiofonici. Questo viene evidenziato nella postfazione del figlio Michael, e si nota in un certo tipo di "composizione" della novella, sui cui tornerò tra poco.

L´ispirazione è evidentemente il celebre quadro di Bruegel il Vecchio, di cui fondamentalmente si racconta il doing of, narrato dal punto di vista dei ciechi. Questo accorgimento detona e funge da dominante: la prevalenza di un dato visivo di fatto non-attingibile (i ciechi non vedono, devono fare sforzo di immaginazione, domandare ossessivamente tra di loro e a terzi a loro volta forse immaginati) costringe scrittore e lettore ad arrancare idealmente coi protagonisti, completare "a mente" paesaggi, particolari, movimenti e strade, ed è qui facile pensare ad un´allusione di Hoffmann alla scrittura radiofonica, di per sé stessa e in un certo senso "cieca" (di immagini).
Al di là di possibili interpretazioni, la novella si regge appunto su questo movimento e sul domandare incessante e un po´affannoso dei protagonisti, impegnati nella ricerca della casa del pittore, nel villaggio, dopo il risveglio che li vede passare attraverso due gradi differenti del "non-vedere" o dell´essere al buio, sottoposti alle spinte esterne dell´immaginazione.
I sei ciechi parlano peraltro attraverso un "Noi" davvero originale, in prima persona plurale, insomma, il che non impedisce di identificare nome e personalità di quattro di loro. Che due rimangano anonimi e siano in buona sostanza i narratori aggiunge ambiguità alla struttura e agli intenti dell´autore (o meglio: ai suoi metodi allusivi).

Ma non facciamola complicata: la novella è una scheggia originale, efficace, ficcante, filologica nella ricostruzione di ambienti e inquietudini dell´epoca (si era alla vigilia della guerra degli ottant´anni) e ha almeno un secondo livello di lettura inerente il ruolo dell´artista, il significato di arte, di visione e di interpretazione, il rapporto tra l´artista e l´oggetto descritto o rappresentato, ad esempio (oggetto!). Preferisco non elaborare oltre, per non sovrapporre la mia interpretazione a quelle che possono sgorgare spontanee dalla lettura.

In sostanza si tratta di un racconto di grande tensione drammatica, sottile ironia, originale nei modi e nel linguaggio visivo, e altamente godibile, se non pressoché perfetto, anche senza cercare per forza gli ulteriori livelli di lettura. Ma come spesso capita a opere di grande livello, quel tipo di interrogazione può addirittura aumentare il riverbero che il libro lascia, la maniera in cui "andandosene", si accomiata dal lettore. Per quanto mi riguarda, questo lo ha fatto da grande libro (grande novella) e in quanto tale mi sento di consigliarlo.

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Informazioni sul libro
Gert Hofmann - La parabola dei ciechi
Traduzione di Tiziana Prina
Prefazione di Luciano Funetta, Postfazione di Michael Hofmann
139 pag. 
Ed. Racconti 2019
Attualmente in commercio
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Nota: separo qui il mio giudizio sulla prefazione, perché non voglio che incida su quello del libro nel complesso. Funetta va molto dritto e sicuro sull´interpretare il racconto come una metafora della storia europea recente, quindi i ciechi come gli stati europei che non sanno dove vanno, eccetera.
Ho cercato anche in tedesco supporti a questa interpretazione (ovvero se fosse nelle intenzioni dell´autore) senza trovarne, e faccio mea culpa se la mia ricerca fosse stata involontariamente superficiale. Ecco, se invece avessi cercato bene, credo che chi fa una prefazione debba provare ad attenersi all´opera e non sormontarla con proprie, per quanto affascinanti, istanze personali. In quel caso, meglio scrivere un libro proprio.

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