L´ALBUM-PALAZZESCHI
Si è parlato di Groove Denied, nei circuiti indie, in particolare per tre motivi: per essere il secondo album di Stephen Malkmus in soli due anni, per essere il suo disco elettronico e per essere nato come sorta di proprio divertimento personale, in effetti l´ex-Pavement si presenta qui in formato pienamente solista, senza i suoi Jicks, intento a suonare tutti gli strumenti e a giocherellare con tastierine, moog, drum machine.
In realtà è un disco che potremmo dividere in due parti ben distinte: la prima intrisa appunto di elettronica povera, kraut, non molto cantato, rimandi a certo electropop anche europeo. La seconda invece maggiormente chitarristica, incentrata sulla forma-canzone, ovviamente in senso slacker/lo-fi, in una parola con quel gradevole scazzo tipicamente malkmusiano.
Non so quanto qui abbia senso il mio "classico" formato di recensione canzone per canzone, vista la sostanziale uniformità delle due parti, ma ci si prova.
Belziger Faceplant
L´ingresso nel disco è diciamo rappresentativo di quello che poi sarà l´andamento delle prime 4-5 canzoni. Elettronica povera, tastierine, sintetizzatori retró, richiami al kraut, una sola e vaga linea di cantato. Dobbiamo, insomma, lasciarlo sfogare.
A bit wilder
Altri loop e altra elettronica, stavolta affiora un´idea di melodia, come trovarsi di fronte a degli Human League stonati (in tutti i sensi) e rallentati, siamo comunque lontani da una forma canzone diciamo tradizionale.
Viktor Borgia
Primo singolo estratto, sembra un electropop povero e laterale, ma per la prima volta nell´album c´è un´idea di melodia trainante che acquista ritmo e sostanza nel crescendo del ritornello.
Come get me
Come se passato lo choc delle prime canzoni Malkmus tornasse a forme più tradizionali, si affida qui al suo classico afflato lo-fi e alle sue melodie storte, pur virato elettronica e kraut. Presenza dei primi inserti chitarristici dell´album.
Forget your place
Lo spartiacque psichedelico tra le due parti del disco, la canzone è lenta, lisergica, nuovamente elettronica, tra ripetizioni, effetti speciali, voce simil-recitata, ho sentito un vago gusto di Low.
Rushing the acid frat
La seconda parte del disco, dal punto di vista "logico", inizia con una canzone vera, prevalentemente chitarristica, che presenta il classico lo-fi e le tipiche melodie oblique di Malkmus. Certo, senza voler arrivare alle vette dei Pavement, anche nella non sempre ispiratissima produzione successiva del nostro, questo sarebbe forse potuto essere un decoroso lato b.
Love the door
Oh quasi una canzone indie-pop lo-fi compiuta con la sua melodia soffice e a tratti quasi recitata, a tratti filastrocca come tipico dell´autore, i suoi cambi di atmosfera e di ritmo. Andiamo su territori più tradizionali, anche se valgono in sostanza le considerazioni al punto precedente.
Boss viscerate
Due minuti e quaranta di Malkmus più o meno come lo conosciamo, attitudine scazzata, melodia tipica, decoroso senza - di nuovo - essere trascendentale.
Ocean of revenge
Forse la canzone più limpida e compiuta dell´album, chitarre, stop and go, un certo ritmo, filastrocche e falsetti tipici dell´autore, una outtake dagli album coi Jicks, ecco, questo glielo possiamo concedere.
Grown Nothing
Non ci stacchiamo dallo schema delle quattro precedenti, con lo-fi, melodia qui tenue ma riconoscibile, stacchetti di chitarra, un poco di elettronica, un saluto in stile Pavement, in "minore" (nel senso della qualità complessiva) per un album - evidentemente - minore.
Come avrete capito, un album a cui si può voler bene nella misura in cui si è fan di Malkmus. Non posso escludere che alcuni aspetti crescano col tempo, che grazie a esso qualche melodia possa entrare in testa, ma si tratta di quanto dicevo in premessa, un innocente, "minore" divertimento di Malkmus, che comunque, almeno, non sbraca.
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