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LIBRI E RECENSIONI. MILIJENKO JERGOVIC - RADIO WILIMOWSKI

EPICA DELLA FUGA DA FERMO


Radio Wilimowski del bosniaco Miljenko Jergovic rappresenta una delle mie prime incursioni nella letteratura slava. Jergovic ha da noi mi pare un destino gramo. Viene sì tradotto (i racconti di Le Marlboro di Sarajevo per Scheiwiller, I Karivan per Einaudi, la trilogia delle auto per Zandonai) ma poi finisce fuori catalogo, anche per le vicissitudini dei suoi editori.

Radio Wilimowski nasce come trascrizione di un dramma radiofonico e forse per questa sua natura non è considerabile tra le opere maggiori dello scrittore, ma rappresenta un´occasione interessante per conoscerlo.

Siamo alla vigilia della seconda guerra mondiale e una strana carovana percorre la Croazia alla ricerca di un albergo situato tra collina e montagna, la guida il professore polacco Tomasz Mieroszewski, che pare cercare un "buon rifugio" per il figlio David, che soffre di un handicap fisico non congenito.

Da questo spunto tipicamente mitteleuropeo si sviluppano vicende a volte fiabesche a volte picaresche (e talvolta proprio quello che ti aspetteresti dalla letteratura di ceppo slavo) che trovano un loro affascinante centro nella figura del calciatore Wilimowski, autore di una quadrupletta in un "mitico" incontro Brasile-Polonia durante i mondiali di Francia del 1938.
Il calciatore rimase sostanzialmente un paria, dai polacchi accusato di essersi venduto ai tedeschi (aveva ottenuto la cittadinanza ai tempi dell´occupazione), da questi ultimi comunque visto con sospetto perché a inizio carriera, da originario della Slesia di lingua tedesca, aveva giocato in una squadra completamente "polacca". 
In questa figura eroica e tragica si gioca credo il senso del romanzo, una storia di fuga, di equivoci, di etnie che si scrutano o si accettano e sono sostanzialmente vittima dei venti e delle correnti della storia. Una storia di sconfitta (lo spoiler è relativo, visto che il risultato della partita di cui sopra è credo ben conosciuto) o, se non altro, di mancato trionfo, di impossibile realizzazione.

Ci sono immagini affascinanti, in questo libro, tanta buona poesia specie nelle figure contraddittorie e tignose di padre e figlio, e un po´di spiegazioni eccessive (forse a causa del formato radiofonico) dove lo scrittore pare dover esplicitare a parole ciò che già la pura narrazione rendeva chiaro, riempiendo fin troppo quegli spazi di ambiguità dove spesso la letteratura rigoglia e penetra. 
Vi sono anche numerosi archetipi (il contadino grosso e generoso, il popolo del villaggio credulone e maldicente, l´ambiguo e untuoso parroco) che, devo dire, non inficiano la vivacità della narrazione, ma contribuiscono a un tanto di già visto e di lievemente (non sempre gradevolmente) folkloristico.
D´altra parte, la descrizione della partita, affidata alla voce del cronista radiofonico per cui di fatto vissuta dai personaggi "alla cieca" è vivida e magistrale, un "colpo" da grande scrittore, e il ritmo funziona, con la sua prosa cadenzata - merito sicuramente anche della traduttrice - esso accompagna prima i movimenti pesanti ed elaborati del viaggio, poi il "riposo" placido ma vigile nell´Hotel citato sopra.

Probabilmente un romanzo minore, ma come dicevo un buon primo incontro con uno scrittore che pare (la biografia, il sembiante) nervoso, denso e poliedrico come la sua letteratura, da approfondire.

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Miljenko Jergovic - Radio Wilimowski
Traduzione di Elisa Copetti
Ed. Bottega Errante 2018
168 pg.
Attualmente in commercio   
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PS: oltre a lodare la traduttrice, una parola anche per Bottega Errante (di Udine), che presenta un catalogo meticcio e mitteleuropeo decisamente interessante.

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