THE TOWN AND THE CITY
Essendo io tutto sommato uno spirito semplice inizio sempre le mie cronache da Pordenonelegge con "l´articolo di costume", il clima, le sensazioni, la maniera di vivere il festival, l´organizzazione.
Arrivando qui mi ricordo sempre perché questa è una delle manifestazioni letterarie che apprezzo maggiormente: città raccolta, tutto raggiungibile a piedi, formato "aperto" (no biglietti, no prenotazioni), una certa rilassatezza gaudente, organizzazione non perfetta ma flessibile il giusto. Bravissimi i cosiddetti "angeli", ragazzi molto giovani che regolano l´accesso agli eventi, tappando appunto anche le piccole falle organizzative di cui sopra (esempio: non è chiaro a cosa dia diritto esattamente il pass "Stampa", teoricamente a entrare nelle sale MA NON al posto a sedere).
Brevemente riporto anche i primi incontri a cui ho partecipato.
La sera di Giovedì, per entrare in atmosfera, sono entrato alla presentazione di Feste in lacrime dello scrittore (e regista, e altre cose) thailandese Prabda Yoon, pubblicato da Add editore, racconti pop e vagamente surreali con diverse sfide per il traduttore (giochi di parole in thailandese). Incontro comunque interessante, moderato dalla brava (#legs) Federica Manzon.
Ho iniziato il Venerdì con un carico da mille per chi come me ha frequentato il Liceo Classico, ovvero Elio Gioanola, che ha parlato in maniera coinvolgente (purtroppo non per i liceali ivi presenti, ma è comprensibile, siamo tutti stati ragazzi) delle poesie di Carlo Porta da lui tradotte dal dialetto milanese nel volume Carlo Porta. Poemetti. Traduzione in versi, per Jaca Book. Rispetto ad altre edizioni il tentativo di Gioanola - che considera il Porta scrittore grandissimo, tra i più importanti del nostro paese, non inferiore all´amico Manzoni - è stato quello di restituire il ritmo della strofa del poeta milanese, magari tradendolo qua e là ovvero non limitandosi a una traduzione letterale. Operazione molto interessante.
Poi un incontro per me maggiormente interessante dal punto di vista sociologico che da quello puramente letterario, lo scozzese di origine indiana Abir Mukherjee con il "fogliettone"-giallo
L´uomo di Calcutta, per Sem, primo della serie ambientata nell´India degli anni venti e che vede come protagonista l´ispettore inglese Sam Wyndham.
Mukherjee è uomo elegante, colto e spiritoso e ha saputo animare la presentazione con considerazioni sociologiche-politiche sul passato indiano e il colonialismo inglese. Per quanto riguarda il romanzo, pur interessante, mi è sembrato che aderisca fin troppo fedelmente a stilemi hard-boiled di matrice americana. E poi ho già letto Giochi sacri di Vikram Chandra.
Il pomeriggio di Venerdì mi sono dedicato alla socializzazione, per poi sfociare nella presentazione di Quello che non sappiamo della giornalista e scrittrice Annarita Briganti, moderata dalla sempre brava e professionale amica Anna Vallerugo.
Quelle di Annarita sono fondamentalmente storie (o sfoghi) d´amore, scritte con sensibilità e sapienza, un genere che facilmente potrebbe essere confuso per pura letteratura al femminile ma che tale non è. Su questo avevo avuto anche una polemica con un valido scrittore italiano, di cui forse riporterò un´altra volta.
Da segnalare anche l´entusiasmo di quattro ragazze tredicenni in prima fila, visibilmente colpite e commosse, a sottolineare una certa "trasversalità" della scrittura di Annarita.
L´incontro per me più coinvolgente è avvenuto la sera, con Paolo Mereghetti e Massimiliano Studer a dialogare su Too much Johnson, cortometraggio del 1938 di Orson Welles, perduto e poi attraverso peripezie che hanno davvero dell´incredibile ritrovato proprio a Pordenone.
Questa storia incredibile e ricca di rifrazioni e meta-testi (potrebbe essere appunto la sceneggiatura perfetta per un film di Welles) è stata narrata da Studer nel libro Alle origini di Quarto potere, per Mimesis.
L´incontro è durato un´ora e un quarto a causa (o grazie al) dell´evidente entusiasmo dei relatori per il grande regista-autore. Non volevano insomma smettere di parlare. E sentire Mereghetti mi ha fatto venire voglia di vedere/rivedere tutta la produzione di Welles. Peccato per qualche eccesso di protagonismo di Studer (non si contraddice così un Mereghetti!). Ma il libro secondo me va preso.
Mi riservo di approfondire l´uno o l´altro tema. Nel frattempo, il sole si é abbassato, fa un fresco maggiormente autunnale, e Pordenonelegge va avanti.
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