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LIBRI E RECENSIONI. PER OLOV ENQUIST - IL MEDICO DI CORTE

IL ROMANZO STORICO, ALLA ENQUIST

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Questo Il medico di corte è il mio terzo Per-Olov Enquist dopo Un´altra vita e Il libro delle parabole, tre romanzi piuttosto differenti, che mostrano quindi la versatilità dell´autore e presi insieme mi rafforzano nell´idea di trovarmi davanti a uno dei migliori scrittori europei contemporanei.

Ne Il medico di corte Enquist si cimenta con il romanzo storico, narrando le vicende del re "pazzo" Cristiano VII di Danimarca e di come il suo dottore, il tedesco e illuminista Johann Friedrich Struensee aveva di fatto conquistato il potere (ed era entrato nel letto della regina, ben accetto) facendo fiorire una breve quanto controversa stagione di riforme.

Enquist racconta la storia con precisione filologica nelle ambientazioni e con trattamento moderno dei personaggi e dei dialoghi, c´è grande misura nella maniera in cui lo scrittore tira i fili, mobilita i personaggi, ne assume i punti di vista (prevalentemente quello di Struensee) ma - e questa è chiaramente una prima differenza rispetto al romanzo storico tradizionale - si fa sentire e vedere e imposta con pochi tratti e frasi e momenti di soggettivazione un proprio continuo, non esplicito, commento alla storia narrata.
Storia, peraltro, scelta benissimo: illuminismo, contro-riforma religiosa, adulterio, follia, il proverbiale marciume della corte danese, temi che permettono a Enquist di fare un romanzo di idee, ma senza rinunciare all´azione. Se parliamo di marciume della corte danese, non vanno taciuti i riferimenti ad Amleto e in generale il tema del teatro (momento di redenzione e allo stesso tempo ossessione di Re Cristiano), e non credo sfugga come vi sia un trattamento di quel tipo - teatrale - specie nelle scene in interni e nella costruzione dei dialoghi.

Ovviamente Enquist non è scrittore manicheo: non vi è una scelta di campo a favore dei buoni (l´illuminismo di Struensee contro l´oscurantismo di matrice religiosa dell´antagonista Gulberg, personaggio peraltro indimenticabile), anzi si insinuano continuamente dubbi bipartigiani, ci si interroga su riforme, benessere diffuso e il loro rapporto con la reale volontà popolare, si insinua e si rimarca una distanza abissale tra teoria e pratica, Struensee è ben intenzionato ma chiuso nel proprio castello (in primis interiore), il complottardo Gulbder ha trasalimenti profondi e umanissimi.
Per chiudere, un paio di scene di folla o di massa (la punizione del giovane contadino osservata da Strunsee e dal Re, l´esecuzione finale) hanno una potenza quasi dickensiana, mantenendo un grande controllo formale e un sano distacco che consente a Enquist di presentarsi come testimone o redattore terzo (e indubbiamente post-moderno, per alcuni versi), non ideologicizzato e non proclive a una iper-drammatizzazione di tipo, diciamo, cinematografico, si veda qui anche il continuo controcanto rispetto al modo in cui determinati episodi ci siano stati tramandati da una storiografia più parziale e scomposta.

In generale un grandissimo romanzo, come dicevo diverso dagli altri due, con Un´altra vita lo scrittore aveva vergato una propria autobiografia alcolica allo stesso tempo dolente e oggettivata, ne Il libro delle parabole vi era una sorta di auto-riflessione permeata dai temi del peccato, dell´iniziazione sessuale, della redenzione, del rapporto con la religione, in stile fiammeggiante e spesso frammentario, qui come dicevamo un romanzo storico composto, ben scandito formalmente ma tutt´altro che spento o pedissequamente classico.
Ce ne è per tutti insomma: peccato che gli svedesi difficilmente premieranno con il Nobel un loro concittadino.

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Informazioni sul libro
Per Ole Enquist - Il medico di corte
Traduzione di Carmen Giorgetti Cima
Ed. Feltrinelli 2006
325 pg.
Attualmente in commercio nell´edizione Iperborea del 2001 
(Mia edizione: tascabile Feltrinelli del 2006, non più in commercio)
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