SIMPATICA CONFUSIONE
Ho notato - con qualche moto di sorpresa - che le mie liste sono relativamente apprezzate, eccone quindi una nuova, tipica dell´inizio di anno, quando la speranza si fa strada, il cinismo si ritira, e tutto pare (ancora) possibile.
Heinz Rein - Berlino ultimo atto (Sellerio)
Mi rimane misterioso come non sapessi dell´esistenza di questo libro e di questo autore, scrittore tedesco osteggiato in epoca nazista, e di questo parla il libro, della resistenza degli oppositori nella Berlino bombardata, quasi presa dagli alleati ma ancora tormentata dalle ombre della Gestapo e della SS. È stato, in Germania, un discreto best-seller.
Segnalatore involontario: Paolo Vitaliano Pizzato
Joao Gliberto Noll - Hotel Atlantico (Arcoiris)
Uno scrittore brasiliano generalmente considerato, recentemente scomparso, poco dopo che i suoi lavori erano stati proposti, riproposti, tradotti, nel mondo della letteratura anglofona.
Questo libro è del 1989 e unisce spunti noir con una volontà sperimentale classica - in qualche modo - di alcune letterature latinoamericane, con il personaggio perso ed errante, preda delle sue fantasie (Bolaniane? o forse Modaniane?). Visto lo standing dello scrittore, speriamo anche in altre traduzioni.
Segnalatore involontario: me stesso
David Szalay - Tutto quello che è un uomo (Adelphi)
Di questo libro si è parlato abbastanza, lo avevo ignorato finché un amico non mi ha detto che lo sta leggendo, e allora mi sono ricordato, lo ho riconnesso.
Szalay è scrittore inglese, nato in Canada, con cognome e cittadinanza ungheresi, questa è una sorta di romanzo in racconti, nove sezioni dedicate ad altrettanti maschi, una specie di atlante dell´uomo contemporaneo, poi venduto come romanzo con la consueta amabile furberia di Adelphi.
Segnalatore: il mio amico Stefano Merenda
Zachar Prilepin - Monastero (Voland)
Prilepin è uno degli scrittori russi contemporanei più importanti, pare, questo libro scava come da tradizione nella storia del suo paese, nella galassia dei gulag, ma sembra farlo con sguardo disincantato e consapevole, non una testimonianza, ma la maniera di un relativamente giovane scrittore russo di vergare il Grande Romanzo Definitivo e Storico da un´ottica moderna e in parte provocatoria (lui si definisce stalinista) e in 704 pagine. Va cercato.
Segnalatore: me stesso insieme al premio Von Rezzori
Lawrence Osborne - Cacciatori nel buio (Adelphi)
Il cognome rende chiaro come Osborne sia uno scrittore inglese. Probabilmente "notable". È ed è stato giornalista e reporter itinerante, tra l´altro in Asia, ha scritto opere di non-fiction ispirate a queste sue esperienze, trasformate qui in romanzo, con un simil-noir ambientato in Cambogia e Thailandia, dove viene riportato, descritto, il sogno-incubo occidentale di una vita "altra" in un mondo pieno di differenti suggestioni.
Segnalatore: me stesso insieme al premio Von Rezzori
Katie Kitamura - Separazione (Bollati Boringheri)
Nonostante il cognome, la Kitamura è una scrittrice americana, il libro in apparenza pare quello che ti aspetti diventare un successo mid-cult con Bompiani o Rizzoli o Feltrinelli o un oggetto di ammirazione per Bollati Boringhieri, la storia di un divorzio e una sparizione, raccontata con lingua fredda, distaccata e reminescente del minimalismo. Buone recensioni sulla nostra stampa letteraria, ma poco riconoscimento di pubblico, forse è il caso di dare un´occhiata.
Segnalatore: me stesso insieme al premio Von Rezzori
Maurice Sendak - Nel paese dei mostri selvaggi (Adelphi)
Confesso che non conoscevo questo classico per l´infanzia, libro illustrato, poi filmato da Spike Jonze con la sceneggiatura di Eggers.
Sono rimasto incantato e anche turbato da uno spettacolo teatrale visto a Göttingen coi miei nipotini e riportatomi fedele all´originale.
Per cui devo averlo.
Segnalatori: Julian e Felix
Wiley Cash - Non puoi tornare a casa (Mondadori)
Va abbastanza il genere western-bucolico e questo romanzo sembra inserirsi bene, si tratta fondamentalmente di un noir-gotico-western (appunto) costruito attorno a un crimine ai danni di un ragazzino, con implicazioni religiose e con il senso dell´indagine e della comunità "malata" (e religiosa), il tutto con nuance quasi faulkneriane, vista la narrazione polifonica.
Segnalatore: non ricordo, forse Enrico Macioci
Francis Spufford - Golden Hill (Bollati Boringhieri)
Francis Spufford - L´ultima favola russa (Bollati Boringhieri)
Spufford è scrittore inglese di quelli mimetici, che cercano di rifare, adattare la propria voce alla storia che raccontano, il primo parrebbe un calco/rifacimento di Scott, Sterne, Dickens, Fielding, e dimmi poco, il romanzo picaresco ma non solo inglese del diciottesimo secolo, il secondo invece si immerge nella Russia degli anni ´50 e successivi, i destini dei suoi personaggi alla luce della guerra fredda e delle avvisaglie del tramonto. Uno dei due va preso.
Segnalatore: me stesso in combutta col Domenicale del Sole 24Ore
György Dragoman - Fiamme (Einaudi)
Dragoman è uno dei non tanti scrittori contemporanei ungheresi tradotti da noi e questa è una storia torbida di infanzia tradita, politica e ideologie alla luce della fine del comunismo, con parti di realismo magico e scrittura che viene definita laconica ma espressiva.
La stampa qui, la stampa tedesca, lo ha trattato da capolavoro.
Segnalatore: me stesso insieme al premio Von Rezzori
Don Winslow - Corruzione (Einaudi)
Cosa lo scrivo a fare? Winslow scrive molto e uno a un certo punto perde la Trebisonda o l´orientamento. Questa storia è ambientata a New York, parla di un poliziotto irlandese che si sente onnipotente nella lotta al crimine e alla droga, e del solito (ma Winslow lo fa benissimo) ciclo di ascesa-apice-distruzione. Mi dicono sia lo scrittore "at his best". Quindi.
Segnalatore: me stesso in combutta con un vecchio numero di Tuttolibri
Sergio Del Molino - Nell´ora violetta (Sellerio)
Del Molino é scrittore spagnolo classe 79, questo - nella tradizione del tempo - è un memoir sulla malattia del figlio Pablo, ammalato di leucemia.
Ovviamente il tema, lo svolgimento, richiedono delicatezza, partecipazione, pudore e grande controllo della scrittura, sembrerebbe dai pareri che Del Molino sia capace di tutto questo, di commuovere senza ricattare, di raccontare poeticamente senza patetismi.
Segnalatore: me stesso insieme al premio Von Rezzori
"cognome vagamente ungherese" è come scritto in questo articolo. Del tutto ungherese invece quando si scrive correttamente "Szalay". Infatti vive in Ungheria attualmente.
RispondiEliminaPer quanto riguarda Dragomán forse è il caso di notare che è uno scrittore ungherese nato e cresciuto in Romania. E' importante perché nei suoi libri principali parla della realtà transilvana e rumena.