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LIBRI E RECENSIONI. FAMIGLIE DISFUNZIONALI E CATTIVA FINANZA

I GENERI CON L'EFFETTO LEVA

Bildergebnis für crollo di borsa lehman

Volevo proporre in questo post una panoramica rapida e non "Normativa" di due generi o inclinazioni della letteratura contemporanea in particolare statunitense che mi hanno sempre affascinato, due filoni che a volte coincidono e si sovrappongono, ovvero il romanzo con famiglia disfunzionale e il romanzo sulla cattiva finanza (dove molto spesso il classico ciclo di ascesa-avidità-caduta riguarda famiglie di quel tipo, dove ovviamente le differenze tra romanzo e romanzo sono notevoli e solo la natura leggera ed elencatoria di questo articoletto proverà a tenere insieme alcune fila).


AMERICANATE

Un capostipite o comunque esempio piuttosto calzante e rappresentativo credo sia costituito da Le correzioni di Jonathan Franzen per Einaudi, che ci ricorda i tempi in cui lo scrittore di Chicago riusciva ancora a moderare il proprio ego ormai palesatosi come da "guru".
In questo romanzo era rappresentato (e non descritto) uno spaccato sagace e ficcante di un´America borghese e nevrotica, attraverso i personaggi della famiglia Lambert, i genitori e i tre figli soggetti o vittime delle correzioni del titolo.
L´acume, l´Humor amaro, il dialogo, la caratterizzazione dei personaggi, il montaggio parallelo, un atteggiamento entomologico ma ancora in un certo modo affettuoso: tutto questo contribuisce a rendere il libro un bell' esemplare di romanzo americano riuscito. Dopo arrivò Libertà (sullo stesso filone e quasi altrettanto riuscito) e il molto meno centrato Purity, dove Franzen si è preso troppo sul serio, mettendoci dentro troppi "temi fighi".

Parlando di Franzen e di famiglie disfunzionali mi viene in mente un capolavoro, un moderno capostipite del genere, che credo abbia insegnato a lui e ad altri scrittori, ovvero Il dilemma del prigioniero di Richard Powers, il mio "postmoderno dal volto umano".
Abbiamo qui la famiglia Hobson e la figura pedante e tenerissima del padre, che tra precetti, citazioni e giochini si occupa dell´"educazione morale, sentimentale e culturale" dei figli.
In realtà una maniera per sfuggire dai propri fantasmi e placare la propria ansia.
Troviamo la scrittura sempre ispirata di Powers, il suo occhio super-colto e scientifico, uniti a un´inventiva scatenata e fortemente umoristica e non disgiunta da un occhio affettuoso e umano per i propri personaggi. Secondo me uno dei grandi libri americani degli ultimi 40 anni. Il libro era uscito per Bollati Boringhieri ed è ora purtroppo (per voi) fuori catalogo.

Prima di compiere la transizione verso il genere cattiva finanza tocco un romanzo che già nella quarta di copertina porta un paragone con Franzen e con Le correzioni, parlo de Gli Schwartz di Matthew Sharpe, uscito da noi per Einaudi nel 2005 e generalmente ignorato. Il paragone con l´illustre modello sta in piedi, abbiamo una famiglia americana disgregata con un padre che si risveglia dal coma e deve affrontare i due figli adolescenti e ragionevolmente straniati, ci gustiamo ampie dosi di cinismo e ironia, ma rispetto a Franzen  anche un più deciso ricorso al surreale, una sorta di basso continuo comico e verboso che paradossalmente sfocia in un effetto iperrealista (quindi anti-realista). Al di là dei paroloni, buonissimo romanzo e scrittore da seguire, anche se da noi poi lo si è visto poco.

Mi avvicino alla già citata transizione attraverso una sorta di saga familiare, di famiglia in via di disgregazione per troppo dissesto economico, nevrosi quindi più direttamente derivanti da quell'insieme di tare e abitudini maturate nel contesto del dominio, del possesso e del successivo sperpero.
Parlo de Il declino dell´impero Whiting, dello scrittore e sceneggiatore Richard Russo, uscito da noi per Sonzogno e ahimè fuori catalogo (la copia che avevo la ho alienata da poco in cambio di una ventina di euro).
Il romanzo può assomigliare al bel ciclo degli Wapshot di John Cheever, si nota la mano da sceneggiatore, quindi dialoghi virtuosistici, ottimo sbozzo dei personaggi, climax finale e un po´di sana leggerezza, insomma gusto dell´azione che alla fine prevale sull'ambizione sociologica. Ma un buon romanzo che - non dimentichiamo - si era assegnato un premio Pulitzer.

Eccoci alla cattiva finanza, finalmente, un tipo di storia fortemente dipendente dalle evoluzioni del ciclo economico, logico. Per dirne una molti dei grandi romanzi di Theodore Dreiser (Il finanziere, Il titano, Il genio, Una tragedia americana) videro la luce in una decina d´anni, tra il 1912 e il 1925 in un´America in pieno sviluppo, il sogno della prosperità assoluta che portava con sé i germi della speculazione e del crollo inevitabile.
E per passare a un´altra arte, Quarto potere di Orson Welles è del 1941, dodici anni dopo il crollo di Wall Street, una ideale chiusura del cerchio sulla figura del capitalista, sul sogno impossibile e caduco del potere assoluto, e infine JR di William Gaddis è del 1975, pochi anni dopo la cosiddetta crisi energetica.

Non stupisce quindi - è quasi ovvio - che un florilegio di romanzi sul tema sia arrivato in prossimità del fallimento di Lehman Brothers del 2008 e del contemporaneo/successivo drammatico (e destinato a finire, come sempre) crollo di borsa.
Anche qui abbiamo però - volendo forzare un minimo la mano - una sorta di capostipite che fa anche da punto di congiunzione tra il mio primo e il mio secondo discorso.
Parlo de Il capitale umano di Stephen Amidon, del 2004, famoso da noi soprattutto per la riduzione cinematografica "made in Brianza" del bravo Virzí. Da noi lo ha pubblicato Mondadori.
Non mancano le sovrapposizioni tra i due generi: qui le famiglie disfunzionali sono addirittura due una povera e una ricca, Quint Manning è un bell'esemplare di capitalista accumulatore in via di punizione morale, gli incroci tra i personaggi permettono ad Amidon di toccare diversi punti nevralgici: il rapporto genitori-figli, la gestione della ricchezza e del fallimento in un´America che sembra non perdonare il secondo e così via. Amidon non è Franzen, ha mano solida, scrive consapevole che il romanzo potrebbe trasformarsi in sceneggiatura, tuttavia non ne ha il talento e la profondità, ma il libro riusciva a intrattenere e avvincere fino all'ultimo.

La svolta verso la cattiva finanza è finalmente completata con Union Atlantic di Adam Haslett (per Einaudi), quasi un instant book sul crollo di Lehman, e in effetti pubblicato nel 2010.
Abbiamo la parabola dell´ambizioso e giovane finanziere Doug Fanning (che nella sua imperscrutabilità talora scambiabile per pura superficie ha qualche vago punto di contatto col protagonista di Cosmpolis, di Don DeLillo), "the kind of guy the reader want to see falling", e
un´azzeccata ricognizione delle frizioni tra valori tradizionali statunitensi (in buona parte riassunti e rappresentati dalla figura dell´insegnante di storia che ingaggia una guerra con Fanning) e la pura aspirazione a guadagnare non molto, ma tutto.
Il romanzo era ben fatto e godibile, aveva spunti comici, notevoli scene-madre, il rapporto tra i due protagonisti era descritto e sviluppato in maniera non scontata, di contro qualche spunto era un
po´tirato via e il finale fin troppo precipitoso. Ma in sostanza un buon libro, rappresentativo del discorso che sto facendo.

Chiudo con un altro romanzo post-Lehman, ovvero I privilegiati di Jonathan Dee (per Neri Pozza). Il libro è del 2011 ed è stato finalista del Pulitzer, il romanzo in realtà unisce storia d´amore e delle dinamiche di coppia (Adam e Cynthia, I privilegiati del titolo) al j´accuse sugli eccessi di finanza, di creazione di denaro dal nulla, di volontà di accumulo, e lo fa in modo tradizionalmente romanzesco, poco manicheo, distribuendo il disprezzo indipendentemente dalle classi sociali, e mantenendo sempre il controllo della situazione, quindi senza soluzioni clamorose e senza limitarsi a scandagliare con dovizia di compiacimento una possibile parabola discendente dei protagonisti. Un ottimo romanzo, probabilmente più sottile e compiuto nel suo svolgimento rispetto ai pur meritevoli Amidon e Haslett sopra citati e commentati.


UN CASO MADE IN UK

Se parliamo di famiglie sui generis, non posso credo non citare I Melrose, ovvero la saga in cinque volumi scritta da Edward St.Aubyn e pubblicata da noi da Neri Pozza (i primi quattro volumi della saga in libro unico con il titolo di cui sopra, l´ultimo separatamente intitolato Lieto fine):
Questa famiglia più che disfunzionale appare crudele, grottesca, disintegrata: tutto sembra fin troppo carico finché non si controlla e si viene a sapere che questa è la autobiografia romanzata dell´autore, e allora ci si stupisce che viva tra noi, ancora, che non sia perso in qualche territorio di disagio mentale invalidante.
Ognuno dei "capitoli/volumi" corrisponde a una sorta di scena madre unitaria, l´umorismo British e il gusto auto-dissacrante sono stemperati dalla consapevolezza della sofferenza di chi racconta e dalle visioni e notazioni su temi non banali come la relazione genitori-figli e il senso stesso del sopravvivere nonostante tutto.
Non c´entra necessariamente coi modelli americani di cui dicevo, ma vale la pena.


CATTIVA FINANZA ALL'ITALIANA

Per finire in maniera autoctona vi cito due romanzi italiani sul tema "In oggetto" uno molto riuscito, l´altro meno.

La cospirazione delle colombe di Vincenzo Latronico è uscito nel 2011  per Bompiani, segue quindi il filone post-Lehman di cui ho già riferito.
Gli elementi per riuscire c´erano: Milano e il boom immobiliare, l´imprenditore e la volontà di lasciare in eredità la proverbiale fabbrichetta, il rapporto padre-figlio.
La trama e in personaggi sono ben architettati, ma ahimè la scrittura poco ispirata e cronachistica, nonostante la buona volontà si vede insomma la differenza tra i due artigianati, nel genere, quello made in Italy e quello - ben più raffinato tecnicamente - born in the USA.

Resistere non serve a niente di Walter Siti (Rizzoli, come di consueto), una ottima prova d´autore, c´è Siti come al solito, ma c´è pure un´ottima documentazione sul tema, sulla genia di questi nuovi padroni del mondo pronti a tutto pur di guadagnare, riscattarsi,  imporsi.
Chi riferisce - Siti stesso - si fa complice, mette le mani in pasta, depista, e dà una visione drammatica e spero non totalmente realistica delle faccende, dei valori (morali ed economici) del nostro paese, quindi di tutti i paesi, in buona sostanza.

UN ALTRO LIBRO DI ALCUNI AUTORI CITATI

Sapete che mi piacciono le liste, per cui concludiamo dando onore ad alcuni degli autori citati e a un altro libro per ciascuno, se uno volesse "fissarsi" su un determinato scrittore.

Jonathan Franzen - Libertà (Einaudi)
Già citato, è l´altro "grande romanzo" di Franzen, cioè l´unico che mi abbia veramente convinto, seppur inferiore a Le correzioni. Qui abbiamo una nuova famiglia "squassata" nelle sue fondamenta, dal comportamento dei figli (che ovviamente risentono delle s-correzioni dei genitori) e tanta intelligenza, i soliti dialoghi argutissimi e quasi perfetti e insomma per i fan dell´autore (ma non solo) c´è ancora da divertirsi.

Richard Powers - Orfeo (Mondadori)
Non ci sono famiglie ma in questo bellissimo romanzo di Powers ci sono tantissima e bellissima musica, il solito piglio scientifico, la scrittura di altissimo livello e la consueta presenza di un sentimento umano-umanistico che appare vero e non simulato.

Matthew Sharpe - Jamestown (Edizioni BD)
Non so molto di questo romanzo e non sapevo che Sharpe dopo Einaudi si fosse accasato da questo editore piuttosto specializzato in fumetti, infanzia etc.
Questa sembra però una interessante distopia, che rivisita in maniera un po´ "camp" e surreale il mito di Pocahontas.

Adam Haslett - Il principio del dolore (Einaudi)
Questo era stato l´esordio di Haslett, e si tratta di nove racconti che hanno come protagonisti dei loser che hanno in comune il dono della preveggenza. Il genere sembra essere quello del racconto all´americana frigido, spietato, senza riscatto. Potrebbe essere interessante confrontarlo col romanzo.

Richard Russo - All'ombra del padre (Sonzogno)
Mi trasformo in sado-masochista per questo romanzo pure fuori commercio, dove protagonista è una figura paterna disperata e disperante, vagamente picaresca, un reduce di guerra capace di condizionare la vita del figlioletto "abbandonato" ma con un´ultima appendice quando questo diventa adulto e giocoforza deve confrontarsi con questo padre.

Stephen Amidon - Security (Mondadori)
Altra storia ad alto potenziale cinematografico per Amidon, ambientata in provincia, con un´accusa di stupro da parte di una "perdente", la figlia di un alcolizzato, rivolta a un ricchissimo newyorchese residente nella cittadina.
Si vede che ad Amidon questo tipo di dinamica piace, il libro ha avuto critiche simili a Il capitale umano (quindi capacità artigianale e sceneggiatoria, ma qualche sbavatura) essendo però ritenuto normalmente inferiore. Ci si regoli.

Edward St.Aubyn - Senza parole (Neri Pozza)
Questa la so, un amabile e un po' leggerino pamphlet di un St.Aubyn ormai pacificato sul tema dell´editoria e soprattutto dei premi letterari. Trascurabile e (ma) piuttosto divertente.

Vincenzo Latronico - La mentalità dell´alveare (Bompiani)
Una sorta di altro instant-book in questo caso su un movimento piuttosto simile ai M5S, secondo me potrebbe essere invecchiato malissimo (oltre a eventualmente non essere granché dall'inizio) e che mai leggerei volontariamente. Nel caso di incanto, ripiegare su Ginnastica e rivoluzione (sulla idealistica generazione Genova/G8/Scuola Diaz).

Su Siti non aggiungo invece niente, vista la ricchezza di fonti e consigli più autorevoli su questo autore.
E - mi raccomando - non comprate Bitcoin.



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