QUELLA NOSTALGIA BRITISH
In sede di anticipazione avevo indicato questo Il tuffo dell´inglese Jonathan Lee facendo il nome - tra gli altri - di Jonathan Coe, e direi di non averci visto male.
Lee, seppur finora inedito da noi, in patria passa un po´come shooting star, ha al suo attivo un paio di romanzi di buna ricezione critica e di pubblico, e anche questo ultimo del 2015 è stato ben accolto, oltre a espandere la propria risonanza fino agli Stati Uniti.
Lungi dall´essere un capolavoro o un libro che modificherà le nostre esistenze, Il tuffo è il tipo di romanzo scorrevole, garbato, nostalgico e non banale che effettivamente potrebbe uscire dalla penna di un Coe in buona forma: significa che è meno convincente dei vertici di quest´ultimo, ma ad esempio molto più riuscito dello sbiadito Expo 58, con cui però condivide un certo fascino rétro e molto british.
In effetti gli ingredienti sono tipici: buona ricostruzione di ambienti, attenzione ai personaggi, un senso diffuso di nostalgia, ambientazione nei primi anni ´80 thatcheriani, incrocio tra storia e destini individuali, uso del montaggio parallelo, tecnica piuttosto cinematografica nei dialoghi e in alcune descrizioni.
Siamo attorno al 1984, e alle vicende che portarono all´attentato al Grand Hotel di Brighton, il cui bersaglio finale (non colpito) era proprio la Lady di Ferro.
I tre vertici del triangolo di personaggi principali sono Dan, il giovane terrorista dell´IRA incaricato di piazzare la bomba, Philip "Moose" Finch, il vice-direttore dell´albergo e sua figlia Freya, che per arrotondare lavora nell´hotel in attesa di capire cosa fare della propria vita.
Qui inizia un percorso di destini, formazione sentimentale, voglia di realizzazione o di vendetta, rimpianti, anelito verso il futuro, che Lee tratteggia con buona mano, senza lungaggini, con finezza ed equilibrio.
Alla vicenda strettamente politica non viene dato in realtà molto spazio, anche se la descrizione della vita quotidiana nella Belfast squassata dal conflitto nord-irlandese è vivida e ad alta definizione, molto più peso viene riservato alle vicende private dei protagonisti e degli altrettanto azzeccati personaggi di contorno.
Citati i numerosi pregi, aggiungo che il romanzo si mantiene su livelli costantemente buoni senza però mai veramente decollare, credo per la preponderanza dell´introspezione nostalgica dei personaggi, cosa che va a discapito della pura "azione", tanto che perfino la letterale bomba finale non riesce a fungere completamente da svolta drammatica o a ricomporre (o scomporre definitivamente) la storia.
Detto questo il libro seppur non pienamente incisivo è compatto e riuscito, e lo inserirei senza ombra di dubbio in una categoria di ottimo intrattenimento illuminato, da cui dissetarsi se ad esempio si è fan di scrittori inglesi "di storie" ma non privi di ambizione sociologica come Coe, Lanchester, Torday.
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Informazioni sul libro
Informazioni sul libro
Jonathan Lee - Il tuffo
Traduzione di Sara Reggiani
Ed. Big Sur 2017
446 pg.
Attualmente in commercio
446 pg.
Attualmente in commercio
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Nota sulla traduzione: in generale buona ma due appunti, perché per "train" viene utilizzato allenare e non il riflessivo "allenarsi" che mi pare il verbo corretto? E take away poteva essere lasciato in inglese visto l´uso comune.
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