UN CAPOSTIPITE DI SUGGESTIONI
Cosa è o cosa può essere nel 2017 un pezzo su La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne, pubblicato su un Blog?
Un riconoscimento, aria fritta, frasi trite, un diario di lettura.
Eppure tra tanti classici riconosciuti, non ho l´impressione (è empirico, lo so) che quello di Hawthorne sia tra i più letti o commentati. Che classico è? Antiquato, fuori moda, conturbante, difficile da collocare?
Con Hawthorne e Melville vengono alla luce nel giro di due anni i primi due veri esemplari - così dicono le storie della letteratura - di Romanzo Americano, Per il momento risparmiamo il Grande, lasciamolo per dopo.
In effetti Hawthorne congegna un meccanismo romanzesco di un certo respiro, risultato della sua storia personale, delle sue inclinazioni e (si immagina) delle sue letture pregresse, ad esempio un certo interesse per il gotico e il metafisico.
Parte di slancio, intanto: fingendo di voler collocare la vicenda in un contesto storicamente verificabile l´autore mischia nella formidabile premessa de La dogana sarcasmo (oggi si direbbe: critica sociale) ma anche riflessione proto-proustiana (?) sulle radici, sul ricordo e
sulla natura dell´ispirazione letteraria.
Entrati nel vivo, ci si confronta con un mondo di dicotomie, forse è la suggestione ex-post, da lettore dei nostri tempi, che le fa vivere come tipicamente americane: il villaggio (poi destinato a diventare città ,in tanti romanzi successivi) che cerca di farsi ordine, forza centripeta, rispetto alla suggestione di una natura seducente ma pericolosa, la moralità portata agli estremi che per contrasto rende il peccato tanto più conturbante (e chi non può peccare, lo scimmiotta sotto forma di lussi apparentemente innocenti e in realtà espressione di rubiconda sensualità - mi riferisco alla descrizione del giardino del governatore Bellingham durante la visita di Hester Prynne) e ancora la fin troppo ovvia contrapposizione tra Vecchio e Nuovo Mondo, e l´interrogativo secondo me ancora ben presente nella testa di Hawthorne sulle radici di quest´ultimo, sanguinolente e forse per questo poco stabili o marce o intrise di una sorta di vizio d´origine ben poco redimibile (sappiamo dall´introduzione del rapporto poco armonico dello scrittore coi propri antenati).
Al di là dei significati variamente attribuibili, Hawthorne racconta una storia spesso a tinte forti (come tanta cinematografia americana di là da venire), piena di colori, volti, masse, voci, urla, ghigni, metafore e similitudini a volte fin troppo scoperte, è notevolissimo appunto nelle scene di massa (indimenticabile l´inizio), evocativo e vagamente prolisso nelle descrizioni della natura, qualche volta ironico per stemperare un po´ (le scene con la signora Hibbins), e mai veramente spaventoso quando cerca i registri del gotico-demoniaco.
E in ogni moodo tra ricostruzione storica, picchi drammatici, notti attraversate da tuoni e fulmini, turbamenti, il ritratto di una donna tanto solida nell´accettare le conseguenze delle sue azioni da risultare arcanamente enigmatica, il mistero della Lettera Scarlatta risuona e rimbomba per tutto il romanzo, riflettendosi in tutti i personaggi, imbevendoli e influenzandoli, e non smette di gettare le sue ombre neanche nel finale e nei suoi paraggi, che potrebbero apparire come vagamente pacificatori.
Qualcuno ha ipotizzato che la A. - appunto la Lettera - potesse stare per America. Di certo mi pare che Hawthorne avesse un rapporto critico, problematico con la sua patria e (anche) da questo penso sia nato il libro, che mi pare renda giustizia alle premesse che citavo all´inizio, alla fama di capostipite del Romanzo Americano. Domandarsi se sia anche Grande mi pare offensivo nei confronti dello scrittore,e chiedersi se sia opera atta a rimanere fissata nei canoni e incontrare i gusti del lettore odierno e di quello futuro,mi sembra esercizio ozioso e che contiene già una propria risposta nella fama dell´opera e probabilmente - per quel pochissimo che conta - in questa recensione stessa.
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Informazioni sul libro
Informazioni sul libro
Traduzione di Enrico Terrinoni
Ed. Feltrinelli 2014
291 pgg.
Attualmente in commercio
291 pgg.
Attualmente in commercio
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