POSCHI
I mediatori di verità banali vi diranno che la vita in fondo
è costituita da convenzioni. Io credo che la vita sia costituita da contratti e
l´esperienza del divorzio me lo ha confermato. Contratti, altro che!
Fossero convenzioni, pur nella prevalenza del fastidio,
della delusione e di un certo dolore, ci si lascerebbe indicandosi uno o più
giorni in cui il lasciatore o il lasciato trasferisce le sue cose o se stesso
in un altro posto. Addirittura – on a
goodwill basis – la parte economicamente forte (tradizionalmente il maschio)
potrebbe concordare il pagamento di un obolo una tantum o mensile alla parte più
debole. I rapporti tra me e mia moglie non si erano deteriorati. Ci si poteva
parlare.
Eppure le cose andavano affidate agli avvocati, e c´erano
ben precise tabelle da rispettare – tabelle di marcia e quelle che stabilivano
quanto pagare di alimenti alla consorte, non ancora ex (è in fondo un circolo
vizioso, solo il rispetto della tabella permette un accordo trasformando la
consorte in ex). Vedete la straordinarietà del linguaggio burocratico, la sua
ansia di definire dei confini e allo stesso tempo di mettere sul tavolo dei
rebus. Alimenti, evoca buste piene di derrate, l´idea che la consorte investa
tutto in cibo, ingozzandosi e ingrassando come in quella famosa scena dei Monty
Python.
Credo che le tabelle in questione si chiamino di Zurigo, in questo trovo un elemento arcano e un mistero da
sciogliere, vedo tempi lontani, un messo o un monaco che si incammina dalla città
svizzera fino a qui, sotto il manto o il saio custodisce delle pergamene o
delle tavole di terracotta, affronta intemperie e strade sdrucciolevoli, oppure
si trova in carrozza con due dame inquiete, in fuga da qualche pericolo, e in
quel tempo migliore che era anche peggiore, intraprende un viaggio per
permettermi di capire cosa del mio stipendio verrà decurtato, in ottemperanza
alla legge e alla maggiore capacità di guadagno del maschio.
Ma non volevo parlare di questo. Volevo parlare dei problemi
di peso. O dei non-problemi di peso.
***
Una volta la mia filosofia era il “ci devo pensare”. Non
dare risposte istintive. Ma poi ho capito che non piaceva a chi tiene in mano le cose.
***
Quando qualcuno al lavoro ti dice “Hai messo su qualche
chiletto”, il mondo smette di essere come prima. Si dice sempre “chiletto”. Si
sminuisce per accentuare, da un certo punto di vista.
È una constatazione ed è una critica, e forse è l´inizio
della fine, perché sancisce la perdita di una disciplina, quella disciplina che
definisce la tua persona e l´insieme delle cose da fare, da far bene. Come si
facevano una volta. Ma una volta non c´era la pancetta. Si dice sempre
“pancetta”. Il mio problema non era (evidentemente) l´essere grasso, ma
consisteva nell´essere stato in passato molto magro. Nel contrasto si notava
subito tutto, il ventre un po´più gonfio, i fianchi da aggrapparcisi, il collo
più tornito.
Che difesa d´ufficio era possibile? Nessuna, perché
l´osservazione arrivava da chi era più potente di te. Non potevi dirgli “Oggi
hai l´occhio cisposo” – “Oggi hai il mento cadente”.
Allora mi misi a correre.
***
Vergognosa la motivazione vera e ultimativa, la spinta
finale: mentre ero seduto a bere un aperitivo – c´era anche da noi la moda celestiale
dell´Aperol Spritz – avevo visto un pallottino
lardoso correre sussultare e ansimare nel marciapiede di fronte, e mi ero
detto “non posso diventare così, da lì non esiste più ritorno”. Consapevole che
ce ne è sempre uno, c´è sempre una possibilità di tornare indietro,
probabilmente non si muore mai, ma in modo del tutto improvviso e immagino
irrazionale l´essere grassoccio mi aveva sollevato dall´ultima imbragatura di
pigrizia.
***
THOMAS MANN
Avevo i miei percorsi lungo il fiume, quello di sinistra
verso la “spiaggia” (in realtà una radura di sterpaglie, cementi e sassi, dove
d´estate si accampano ragazzi con birre e musica, e tutto l´anno barboni ben
attrezzati, con un proprio ecosistema casalingo fatto di carrelli, stracci,
bottiglie e materassi) e quello di destra verso il quartiere nobile e oltre,
verso le chiuse, uscendo dalla città a sud.
Correndo in quello di destra e restando sulla strada
principale si incontra una villa bianchissima, nel giardino alcuni giochi per
bambini, e solo una targa a ricordarci che lì aveva vissuto Thomas Mann con la
famiglia. Quella è la famosa “Poschi”, dal nome della strada.
Questa villa è però una finzione, ne è stata ricostruita la
facciata originale secondo i piani e i modelli di quella storica, è successo
nel 2006, se l´era fatta ricostruire così un banchiere ex-Goldman Sachs - l´architetto
era suo cugino.
Direte: degno destino per un lubecchese che dal nobile nord
della Germania viene in Baviera, terra contadina e dal dialetto greve (ancora
adesso sono in soggezione quando qualche artigiano, qualche tecnico viene a
casa mia, devo concentrarmi, spero di capire tutto, mi preparo a parlare coi
gesti). Ma non è abbastanza: qualche anno dopo il banchiere col cugino
architetto ha rivenduto la villa a un investitore, congruamente proveniente dal
Nord, dalla Bassa Sassonia (vedete, l´ironia dei nomi?). L´investitore si chiama
Thomas Manns, non ridete – proprio così, solo con la s. Quasi in contemporanea
alla villa, ha acquistato le quote di un´azienda rumena di spedizioni che si
trovava in amministrazione controllata. Nel frattempo il governo tedesco ha
acquistato la villa in cui Thomas Mann aveva trascorso il suo esilio negli Stati
Uniti, a Pacific Palisades e con questo l´ha probabilmente salvata dalla
distruzione.
Correndo, vado sempre a leggere la targa, mi sincero che ci
sia, osservo i cambiamenti – ora vengono fatti altri lavori in giardino, non so
perché e non so quanto dureranno. Non vedo turisti da queste parti, né curiosi,
non ne vedo neanche di fronte alla vecchia residenza di Hitler, ora diventata –
anche qui per contrappasso (o forse coerentemente) – stazione di polizia. Heinrich
Mann abitava invece lungo la Leopoldstrasse, anche lì ora c´è una targa, tra
una gastronomia di alto livello, una banca e un ufficio postale.
Penso si possa comprendere una tipica forma di disperazione
da uomo moderno, da umanista represso, pensando a Thomas Mann, a quanto era
influente e quanto sapeva di esserlo. Io e le mie ricerche di mercato: sarà
questo marchio italiano adatto al mercato tedesco? Quale possibile acquisizione
sarebbe utile per la crescita non-organica di questa azienda – e come
funzionerebbe l´onboarding? Capite che sono modi diversi di influenzare le
cose, grandezze diverse, ma il problema è mio, o è di questi tempi troppo
frastagliati e variopinti?
D´altra parte, nessuno ha ordinato agli scrittori di essere
influenti, e questo tempo di guerre lontane o sotterranee assomiglia
pericolosamente a un tempo di pace. Forse non sono più possibili le grandi
imprese o le dichiarazioni significative, in un mondo dove le tragedie hanno
rinunciato a provocare oscillazioni di borsa. L´ultima è stata Fukushima (il
tipico orgoglio giapponese, anche nella rovina).
Sia come sia, la corsa mi ha rimesso in forma, anche se
insisto e mi schernisco - Lo faccio soprattutto per la circolazione, non tanto
per la pancia.
Quando corri e ne parli, troverai sempre qualcuno che fa le
mezze maratone o quelle intere, anche questa dimensione mi manca, e comunque è noioso
fare sempre gli stessi percorsi, provo a cambiare ma quando penso alla Svezia e
alle mie vacanze, allora si fa chiara la sensazione della scoperta, battere strade
sconosciute, ma anche quelle diventano presto tutte uguali. Ci scontriamo
continuamente con limiti fisici e naturali, o con la noia, la pigrizia,
l´accidia: penso comunque che andare a correre qualche chilometro sia meglio di
non farlo affatto, anche se chi è refrattario all´attività fisica potrebbe dire
che no, se non fai almeno quindici (?) o venti (?) chilometri bruci solo i
liquidi. Ma i liquidi corporei possono bruciare? Io sono terribilmente pignolo
nella mia professione, e terribilmente frivolo, non-sapiente, per molte altre
cose che ho ormai rinunciato ad approfondire, a studiare.
Potreste chiedermi - Linea Gotica, cosa era – e magari vi
darei (per un ricordo di scuola) la risposta corretta ma con un quantum di approssimazione
anche solo nel modo di esprimermi, che vi porterebbe forse ad accanirvi con
diverse domande di approfondimento. Nomi di generali, chi era che percorreva
l´Italia dal sud al nord, truppe americane, truppe italiane, partigiani? Lo
confesso, i partigiani mi hanno sempre annoiato.
***
In ufficio la mia ritrovata forma fisica viene festeggiata.
Quando torno abbronzato da qualche vacanza la soddisfazione è doppia.
Quello che i colleghi più giovani non comprendono è che dopo
una certa età il fisico diventa più complicato da gestire, detto questo mi
trattengo dal dire loro – voglio vedere come arrivate voi a quarant´anni. In
effetti dopo una certa età – direi i sessanta – chi fa molta attività fisica assume
un aspetto sinistramente rinsecchito, assomiglia a un milionario francese (che
potrebbe aver fatto un intervento di chirurgia estetica al naso) a petto nudo
sul suo yatch, o più semplicemente assomiglia a Roy Scheider negli ultimi anni.
Non voglio diventare così né lo auguro ai miei colleghi più giovani, che spero
e immagino capiranno e diventeranno meno istintivi di come sono ora, più
rispettosi, in una mia certa maniera di immaginarmi il rispetto.
D´altra parte, trovo patetica anche un immagine di me
appesantito a reggere un sacchetto di spesa sull´isola svedese o in qualsiasi
altro posto, il doppio mento, qualche parola scambiata con un vicino di casa, e
incontrarne uno scorbutico che non saluta mai o risponde bofonchiando. E questa
è in fondo la storia di Benito che proverò a raccontarvi quando mi sarò nutrito
di quella speciale sensazione che me la sta riportando: io a passeggio con mio Nonno nel parco
Duchessa di Galliera, coi suoi terrazzamenti digradanti verso Voltri, una
contrapposizione quasi fisica, visiva, tra nobilita e proletariato, direi con
una certa consapevole banalità , ma forse è l´influenza del ricordo, mio Nonno
era un semplice muratore, mi raccontava di una scala o di un muro che aveva
costruito e io mi ero fatto l´idea che fosse stato un architetto. Per il
momento sappiate che il motivo per cui Benito bofonchiava aveva a che fare con
le donne. Le donne. Sul nome stesso del personaggio, credo invece di non dover
spiegare nulla.
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