CUSCINETTI A SFERA E AUTOFICTION
Works di Vitaliano Trevisan rischia di essere per l´autore il libro di una vita, vi si incontrano due tendenze, due strumentari che fanno parte della poetica dello scrittore e che contemporaneamente sono ben presenti nelle narrazioni di questi tempi, da una parte il romanzo sul nord-est (mi vengono in mente Maino, il recente Padania di Santarossa, e di sicuro ci sarà dell´altro) e naturalmente la famigerata autofiction.
Mi pare che Trevisan abbia la legittimazione per provare ambedue le strade, e per provarle in una struttura ampia (più di seicento pagine), da una parte tale diritto gli deriva proprio da quei lavori esperiti nel titolo, per cui i temi dei fatidici capannoni, dei cuscinetti a sfera, della piccola imprenditoria self-made, dei sabati festaioli e di sostanze sono trattati e descritti assolutamente
dall´interno, senza concessioni a luoghi comuni e pura ricerca dell´effetto speciale simbolico,
dall´altra nell´autobiografia lo scrittore si libera da ogni autocompiacimento, si veste di totale sincerità e utilizza una lingua convincente, sincopata, con spezzati di dialogo, descrizioni visionarie, miscela di alto e basso - intervallati dall´uso del dialetto "testimoniale" - e uno stile peculiare con subordinate che si attorcigliano l´una all´altra attendendo che Trevisan le venga a riprendere e giustificare, poco prima che il lettore si perda.
Fondamentalmente è la storia dei lavori tecnico-manuali che Trevisan ha svolto prima di diventare scrittore di professione (uno su un milione ce la fa): geometra, magazziniere, operaio, le famose fabbriche dei fatidici cuscinetti a sfera e poi portiere di notte e altro ancora.
La parte tecnica del libro è altamente affascinante, e nella descrizione di certi artigiani legati a un modo antico di far le cose per bene o di squadre di operai che danno un senso alla parola - squadra - utilizzata lo sguardo di Trevisan si fa sporadicamente tenero e ammirato, per deviare verso un´invettiva mai rassegnata ma anche mai moralista nell´affrontare quell´insieme di pratiche illegali, evasione fiscale, tecnici comunali lavativi, arroganze del gran professionista di turno, attaccamenti
all´oro (letteralmente) che ci aspettiamo dal nord-est (ai tempi) in crescita rigogliosa e incontrollata.
Trevisan attraversa il libro con la sua voce, la sua indipendenza (e le sue moderate dipendenze), il suo caratteraccio, la sua depressione, senza comunque (ed è un gran merito) trasformarsi in personaggio programmaticamente maledetto, e ci regala gustose chicche parlando malissimo di celebrità
dell´establishment culturale quali Stefani Benni (il Satirico), Toni Servillo e Claudio Magris.
Senza la sua voce e la personalità il libro avrebbe funzionato di meno di quanto fa (e funziona molto), in quanto il meccanismo è tutto sommato piuttosto ripetitivo (lavoro-curva di apprendimento-evento scatenante le dimissioni o il licenziamento-ricerca altro lavoro) ma mi pare che proprio a causa della lunga gavetta la mano dello scrittore sia sicura e non tema incagliamenti.
In ultima analisi un libro riuscito, direi quasi importante, e la conferma di una strada peculiare e italiana all´autofiction, in questo caso scelta direi assolutamente non di comodo e giocata davvero molto bene. Consigliato.
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Informazioni sul libro
Vitaliano Trevisan - Works
Ed. Einaudi 2016
664 pg.
Attualmente in commercio
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