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LIBRI E RECENSIONI. JULIAN BARNES - IL RUMORE DEL TEMPO

ARTISTI E POTERE

Il rumore del tempo


Nella produzione di Julian Barnes Il senso di una fine del 2011, vincitore del Booker Prize, potrebbe aver rappresentato un apice. Non solo per il premio, ma per come abbia presentato un autore che oltre a saper muovere il cervello sapeva anche sentire, meno legato insomma a una pagina di piacere quasi puramente intellettuale.

Da quel momento lo scrittore inglese - tradizionalmente non tra i più prolifici - si è piuttosto centellinato, presentandosi con i tre "frammenti" raccolti nel prescindibile (seppur interessante) Livelli di vita e tornando al romanzo con questo Il rumore del tempo.

Già in passato Barnes si era cimentato con vite vere, vite vere di uomini illustri, Flaubert (per interposta persona), Arthur Conan Doyle, Sarah Bernahrdt. Qui viene affrontato il vero e proprio genere della biografia fictionale, e viene calato un carico non indifferente: il grandissimo compositore russo Dmitri Shostakovic.
Come vi si relaziona Barnes?
In realtà mi pare che lo scrittore inglese si sia meno concentrato sul Shostakovic uomo e sulla sua "vita sentimentale" e tanto più sul tema della relazione tra artista e potere.
La storia vera è quella delle ingerenze di quest´ultimo nella produzione di poeti, scrittori e - in questo caso - compositori, nel caso di Shostakovic partendo dalla stroncatura di Una Lady Macbeth dal distretto di Mcensk sgorgata (secondo la vulgata) direttamente dalla penna di Stalin, alle ben più avvolgenti seduzioni del regime ormai ammorbidito (ma solo in senso fisico-corporale) di Khrushchev.

In effetti lo Shostakovic che attraversa il libro è volutamente pallido e fantasmatico, grande musicista ma uomo programmaticamente debole, soggetto alle intemperie della storia, risparmiato quasi senza rendersene conto da apparati che a un certo punto sembravano averne deciso la distruzione, sballottato tra donne più solide e determinate.
Il potere lo spaventa, lo circuisce, lo lusinga: pagine divertenti e teatrali, quelle dedicate a questo argomento che è poi il vero asse portante del libro, sfilano ritratti e cameo spesso molto riusciti dei politici di turno, e poi di Stravinsky, di Prokofiev, appare addirittura un Sartre avido e intento a contare dei rubli, giustamente sbeffeggiato da Barnes attraverso lo specchio disilluso di Shostakovic.
All´attivo anche - ovviamente - la musica, tutta la musica, tanta musica da scoprire o riscoprire e che Barnes, evidentemente interessato in prima persona e ben documentato, rende plastica sulla carta.

Pur con la presenza di molte pagine realmente ispirate, come spesso succede con Barnes il divertimento è soprattutto intellettuale, lo avrete già capito, e il cuore spesso rimane in disparte, è un divertimento di tipo "istruttivo" insomma, e sicuramente affascinato dalla mano sicura ed ironica dello scrittore (ormai giunto a grandissima maturità e sicurezza dei propri mezzi) che però lì si ferma, o rischia di farlo.
Ci si accontenta insomma, Il senso di una fine deve essere stato un unicum legato a un momento di ispirazione o di riflessione sulla vita, e comunque direi che è un accontentarsi di ottimo livello.

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Informazioni sul libro
Julian Barnes - Il rumore del tempo
Ed. Einaudi 2016
Traduzione di Susanna Basso
191 Pg.
Attualmente in commercio 
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