CHI FERMERÀ LA MUSICA
Per mia natura, la categoria di libri sulla musica mi attrae. Poi la cantonata o il libro con cui non trovi l´armonia sono a volte fisiologici, per un Nick Hornby che intrattiene lieve e con competenza o per un tour de force in secoli di note come Orfeo di Richard Powers trovi ad esempio un Salman Rushdie pomposo e in pieno trip Bono-Vox (il riferimento è al poco riuscito La terra sotto i suoi piedi).
Questo Il tempo é un bastardo di Jennifer Egan rientra nel novero dei Buoni Esiti, e peraltro - come per Hornby - la musica fa da elemento portante proprio per le sue connessioni con i temi della memoria, del tempo che passa, della difficoltá a crescere, di quell´eterna adolescenza che pare accompagnare molti di coloro che hanno una colonna sonora a scandirne i giorni e gli anni.
Questo libro è stato pluripremiato (National Book Critics Circle e Pulitzer), e in effetti la Egan è scrittrice dalle qualità molteplici, empatica, vicina ai personaggi, e allo stesso tempo con quel quid di postmoderno (si veda il capitolo con le note alla Foster Wallace, e la riuscita seppur prescindibile invenzione di quello in Power Point) che chiaramente attrae e fa rizzare le antennine della critica.
Nel libro si intrecciano tredici storie collegate l´una all´altra (in questo senso non ho pienamente capito alcune recensioni in cui si sottolineava l´indipendenza dei presunti tredici racconti, che secondo me non funzionerebbero a sé stanti), con un andirivieni dei medesimi personaggi: il produttore musicale Bennie e l´assistente cleptomane Sasha, il genio musicale in tendenza autodistruttiva Scottie - amico e compagno di band giovanile di Bennie -, Alex che era stato compagno di una notte di Sasha e che torna nell´ultimo capitolo ambientato nel futuro e così via.
Nel gioco degli intrecci e nel delineare i singoli personaggi la scrittrice é davvero brava, la mano sicura ed esperta, viene sempre mantenuta una certa scorrevolezza che conforta il lettore, al quale vengono esposti problemi sì complicati (il peso del passato, la difficoltá di cambiare, naturalmente lo scorrere del tempo, come dicevo prima) ma in maniera tutto sommato semplice e franca. Postmoderna sì, insomma, ma non è Pynchon, non è Foster Wallace e non è neppure Richard Powers. Qui sta anche il limite del libro - pur sostanzialmente riuscito specie per chi ama il genere - ma non si avverte uno scarto, una sorta di salto di qualità, di tocco "altro" e geniale, tutte cose che peraltro non sono strettamente necessarie alla riuscita di un buon libro ma che (ed è un problema mio, evidentemente) mi attendevo dalla Egan visti i premi e le ottime cose che avevo sentito di lei.
Ma comunque - evidentemente - libro che consiglio specie ai melomani senza speranza.
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Informazioni sul libro
Jennifer Egan - Il tempo è un bastardo
Ed. Minimum Fax 2011
Traduzione di Matteo Colombo
391 pg.
Attualmente in commercio
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