BATACLAN
È diventato normale, in questa landa, sputare per terra, anche se sei un uomo che
corteggia una donna o che come minimo fuma una sigaretta con lei, fuori da un
locale.
Non
fu un buon presagio, e la serata si annunciava piena di tensione, ma pensavano
che fosse tensione positiva, loro due, “il mistero del conoscersi”, quella cosa
in qualche modo primitiva, che faceva tremare dall´interno, chiamata scoprirsi.
Molto banalmente: un primo appuntamento, alcune volte saltato, tanto poco reale
quanto più era stato sognato e immaginato, e rimandato, per non creare
problemi, perché le cose – tutto sommato – potevano diventare tanto belle da
diventare contemporaneamente gravi.
C´è
questo tizio che sputa per terra e che per poco non becca il piede di Marco, le
sue scarpe che ritiene abbastanza di moda, come minimo poco comuni, sono grigie
e hanno una cerniera laterale ma anche i lacci, si estendono fino a poco sotto
il malleolo, una scarpa sportiva con qualcosa di uno scarponcino alto, e allo
stesso tempo estive. Il tizio sputa ma Marco ha un´altra priorità. Perché sa
che lei lo aspetta e questo lo fa sentire insicuro ma vincente. Non ha bisogno
di mostrare allo sputacchione chi ce lo ha più lungo.
È
stata lei ad aver scelto il ristorante, davanti al quale ora lo sta aspettando.
La sfiga è cattiva consigliera – direbbe la sua amica Cristina – diffida dagli
uomini che non sanno prendere le cose in mano. Ma insomma lui gioca in
territorio straniero, è un compromesso, un primo compromesso e la sua amica non
approverebbe, perché di compromessi potrebbe concepirne uno in tutta una vita,
e magari legato a cose di altra levatura: i figli, un´eredità, accogliere in
casa il suocero.
La
loro voglia di un primo appuntamento è stata espressa su Facebook. Era una sera
abbastanza calda, e scriversi in lontananza implica residui di sfacciataggine
ma anche certe consistenti dosi di furbizia, come dire (e infatti lo avevano
detto) “in ogni momento posso tirarmi indietro”.
Usare
Facebook a ventitré anni, e poi a trentatré, e poi a quarantaquattro e così
via. Confrontarsi – lui lo faceva – con l´austera generazione di suo padre, di
tutti i padri che sembravano già uomini, molto prima di lui, molto di più di
quanto (pensava) lui sarebbe mai diventato. La qualità di suo padre era di
sembrare sempre piuttosto accigliato. Non si sarebbe spinto così in basso:
usare i Social-Media. O accettare la futilità.
La
bellezza di lei sembrava essere…quale poteva essere? Una di altri tempi, avrebbe
detto. Una donna dell´antica Roma – ma non una matrona, ovviamente – o forse
Cleopatra (che però aveva il naso lungo). Una bellezza indubitabile ma in
qualche modo enigmatica, forse l´enigma era nelle sue sparute parole, o nel
fatto che lui avesse volutamente evitato di avvicinarsi troppo, quasi a voler
conservare il mistero, l´enigma poteva anche essere in quella che appariva una
saggezza quasi incongrua per la sua età. Ma era la sensazione dovuta alla
distanza forse, l´incessante lavorio del subconscio e della memoria preventiva,
quella che crea un ricordo prima ancora che qualcosa sia successo (e se non
fosse successo niente)?
Non poteva farne a meno, esaminava la
situazione di quella sera, se la rigirava nella testa, la rimescolava e provava
a contarla sulla punta delle dita (uno, due, tre):
a) Lei gioca in casa, quella è la sua città,
ha potuto scegliere il ristorante, si muoverà sicura – si immagina – per quelle
strade di acciottolato e odori intensi
b) Lui, dopo esitazioni e occasioni perdute, è
stato mandato a Roma in Banca d´Italia insieme a una delegazione di colleghi
italiani e tedeschi a commentare un documento che ha capitoli sulla
multicanalità, sulla cosiddetta disruption e sulla disintermediazione
delle Banche. La sua ossessione era l´assenza di un albo ufficiale dei
promotori finanziari in Germania. Lui pensava – nessuno mi crederà. In realtà è
stata una riunione di meno di un´ora. La cosa che gli è rimasta in mente è la
parola “inchino”. Non sa se qualcuno si è realmente inchinato, ma questo era il
tono della riunione. Non ha dovuto intervenire, nessuno glielo ha richiesto, e
d´altra parte avrebbe avuto poco da dire.
c)
I colleghi sono ripartiti, ma per una questione di voli e per il suo inveterato
rifiuto a farsi coinvolgere in spostamenti tropo frenetici, lui ha una stanza
d´albergo. L´idea della stanza d´albergo lo mette in imbarazzo, quasi come se
fosse l´inizio di una cospirazione, la costruzione di un´aspettativa, una cosa
sostanzialmente maschilista e volgare. Stanza d´albergo. E poi lui era
specialista nel tenerle poco in ordine. Gli venne in mente “puzza di piedi e di
sudore”:
Date
queste sue difficoltà, ipotizzata l´esistenza della città rumorosa e
affascinante che li abbraccia con lo sguardo di tante luci, di colli
splendidamente disegnati sullo sfondo, della perfetta armonia tra edifici e
cielo e nuvole grigio-nere, lei, lei cosa pensa? Forse-che-è-solo-un-gioco?
Probabilmente
no. Lei decide, e allo stesso tempo si lascia trascinare. Le porte sono aperte
e gli impegni sono minimi. Si rischia il giusto e al massimo si leccano le
ferite. Comando io, e se non comando faccio in modo di vincere lo stesso. I´m in love with the one i can not have. I´m playing a game I can not lose (si
può essere pretenziosi, oppure essere spontanei, oppure fregarsene).
Mentre
si sviluppano i pensieri, nel fumo delle marmitte e nei passi delle compagnie
sta iniziando la serata. Va bene, gli hanno sputato tra i piedi ma sta per
incontrare (questione di secondi) questa bellissima ragazza, sta per
abbracciarla e piantarle due rigorosi bacini sulle guance, poi sarà un poco di
salita e poi – se dio vorrà – qualche chilometro di discesa. Si tratta in fondo
di abbracciarsi, ed entrare nel locale, ordinare, sfiorarsi da lontano e poi
parte. Parte la cosa, dopo i primi imbarazzi (che sono inevitabili,
chiaramente). Parte una cosa tutto sommato modesta ma che presuppone se non
altro il guardarsi negli occhi, e il parlare: parlano di gruppi che si affidano
al Songwriting vs. gruppi che si affidano alla sperimentazione spinta - arte
del frammento- citazionismo- retromania – e poi parlano di cinema, lui sa di
avere delle lacune, sfilano nomi di registi nomi giapponesi - forse armeni - forse
francesi (ma lui riconosce fratelli Coen – sì sì, almeno quelli) poi scrittura
lavoro studio la città che esplode, figuratamente esplode per il nervosismo e
la maleducazione, quindi il parallelo tra Italia e Germania, il mondo
occidentale, la piccola Europa che non sa bene come affrontare la sfida globale e la gentrification –
comunque non si tolgono la parola, la conversazione riesce a fluire e questo è
un bene, quando si dice sempre qualcosa di meno di quello che si potrebbe,
quando qualche parola rimane tronca perché ce ne sono troppe in testa. Troppe
che vengono spontanee (e viene spontaneo voler fare bella figura, chiaro).
Sono
in un locale che potremmo dire informale, su toni di bianco, camerieri
scherzoso-gentili, ottimo antipasto di pesce, poi piatti di pasta, per lui
pasta e ceci, c´è questo surriscaldamento, questo tono urlante che inizialmente
ti urta ma poi contribuisce alla buona riuscita di una serata.
Certo nessun amore nascerebbe basandosi sulla
contrapposizione tra Songwriting e gruppi sperimentali o la cinematografia di
Mi…Mi… (insomma il regista giapponese). Ma potrebbe pure nascere qualcosa. Non
un amore, magari un innamoramento. Se non altro potrebbero continuare a
parlare. Parlare va bene. Ci si avvicina, pensa lui (potrei baciarla – pensa
lui). Senza che sua maestà l´alcol abbia ancora giocato le sue carte.
Arriva
il tempo, il momento di pagare, uscire. Paga lui, naturalmente. “Faccio io” e
gli piace che lei non dica nulla, non si opponga sulla base di pensieri o
principi tardo-femministi. Allora passeggiano, passeggiano all´aria aperta
nella città (che chiaramente è eterna) tra i turisti e le urla e i motorini,
l´aria che si è rinfrescata e li lambisce, passeggiano senza meta, lui non osa chiederle
dove siamo diretti perché potrebbe succedere che – anche se è in trasferta – la
responsabilità di decidere ricada su di lui. Ci sono palazzi, locali e librerie
aperte, taxi che sgommano e in generale la sensazione di poter finire
schiacciati sull´asfalto oppure stesi, stendersi nella stanza di hotel sulle
lenzuola fantasia o magari sedersi su una panchina – il verde arrugginito, gli
odori che si ha paura a nominare - a
guardare il cielo e le stelle, perché sembra particolarmente vicino, c´è un nero-grigio
che ha paura a diventare troppo nero, una notte che non vuole saperne di
vestirsi troppo elegante.
Passeggiano
e dling. Passeggiano e diling. Passeggiano e dling. Dling. Le persone si
chinano (quelle che non sono già chinate) sui loro apparecchi. Che gioco è? Cosa è questo movimento, un movimento
continuo, quasi armonioso, di teste che si chinano, mani che avvicinano il
cellulare agli occhi?
In
effetti non accade tutto immediatamente: non come quattordici anni prima pensa
lui (quanto tempo, quanto peso preso e poi perso, quante ossessioni non risolte
– pensa ancora). Non come quattordici anni prima, ai tempi dell´incredulità,
come capitare in un film di Emmerich. Ma i più responsabili, quelli attenti,
irreprensibili, cominciano a parlare tra di loro.
È
Parigi. Sta accadendo qualcosa a Parigi. Le persone dicono Parigi. Parigi,
attentato.
Lui
ha sentito vibrare, ma gli capita a volte istintivamente di scambiare per
vibrazione un semplice cambio di postura, la coscia a cui viene affidato
improvvisamente un peso superiore. Lei ha il cellulare in borsa, si pensa.
“Pazzesco.
Pazzesco! Cioè allo stadio mentre giocavano Francia-Germania. L´attentato,
hanno fatto l´attentato”. “Allo stadio?” “Allo stadio”.
Le
parole da usare sono: sotto attacco, perché evocano paura, panico.
Ineluttabilmente indifesi. Tutti sono sgomenti, e sanno che parole usare.
Si
erano guardati a tempo debito, lei aveva un SMS ma lui no. Può essere un segno.
Per la cronaca la Francia ha battuto la Germania due a zero. Ma chi parla di
calcio ora? (Gli viene da pensare che nell´arco di un campionato torti e favori
si compensano sempre).
I
dling si susseguono, le persone attorno a loro scuotono la testa: in rete si
parla della guerra annunciata eppure inattesa, le bombe e gli spari davanti ai
quali l´uomo occidentale assume una posizione di difesa, si rannicchia neanche
gli arrivasse una pallonata in testa. La difesa può prendere forma in un
ragazzino che passa e ridacchia sprezzante, o in quei link tutti uguali con il
politico dal faccione e la camicia verde. Universale sarà il nostro cordoglio,
ma anche il nostro disprezzo. Moderiamo l´indignazione, teniamocene un pochino
per dopo, comunque.
Dopo
aver passeggiato, scambiandosi frasi che non saprebbero ripetere, tanto
meccaniche, sono ora in albergo, nel suo. Albergo inizia con A come ambiguità.
La TV è accesa nella Hall e accanto a un uomo che porta un paio di cocktail a
due bionde su un tavolo basso e ammicca e ha la camicia aperta fino al terzo
bottone, ecco una piccola folla che è voltata verso la televisione, come nel
film di Oliver Stone, quando Oswald (TUTTO DA SOLO) aveva ucciso il presidente.
Il
reporter dice “Un gruppo rock californiano” – e loro si guardano. Un Gruppo
Rock Californiano al Bataclan. Ostaggi al Bataclan (pare).
Ma, anche se è una vergogna, una disdetta per
il genere umano, il pensiero è fisso sul gruppo rock californiano.
Il
surf! Il surf è un genere che viene dalla California. Quindi i Drums, i Surf
City! Tutto ciò che è surf. Ma chiaramente anche i Beach Boys (sono
californiani, chiaro, hanno scritto california girls, ma non sono rock e
soprattutto non vanno in tour insieme, non più). E poi i Grateful Dead. E il
Punk-Rock. Per esempio i Bad Religion. Potrebbero essere i Bad Religion. Sono
un gruppo fortemente politico.
Eagles
of Death Metal. Il reporter lo pronuncia bene, e con un afflato di disprezzo,
mentre loro sorridono e ogni tanto il suo braccio prova a lambirle i fianchi,
nella folla che fissa la televisione, il disprezzo del reporter (bilingue, ha
tradotto anche Obama, che parlava in diretta, con quella solennità di cui solo
i presidenti americani sono capaci, anche i peggiori di loro) era percepibile
in tutta la scena, Eagles of Death Metal è un cavolo di scherzo della sorte. Il
gruppo di Josh Homme (poi la stampa mostrò le foto di questi heavy rocker che
scappavano a gambe levate dal palco, allora forse meglio i Motorhead).
Nel
tempo si capisce che al Bataclan – che nome fantastico, che nome d´incanto (la
radice di clan, Bata che suona come Bateau, in qualche modo. Potrebbe essere il
nome di una canzone dei Manonegra, di un gruppo di combat folk) – sta
succedendo qualcosa di fuori ordinanza (come ama dire lui). Il reporter dice
“Uccidendo uno a uno”. La risata su Josh Homme e sui Motorhead si spegne in
bocca ai due – i due ragazzi, potrebbero dire le persone che li circondano – il
fatto di essere uccisi a uno a uno durante un concerto delle Eagles of Death
Metal, ecco, questo concetto indigna chi li circonda, ma loro sanno chi sono le
Eagles of Death Metal, e non possono mettere da parte la comicità insita in
tutto questo, oppure il coinvolgimento di chi sa una cosa in più e si prepara a
cantare una filastrocca di scherno per chi invece, ignorante, non può che
scuotere la testa destra sinistra alto basso.
Eppure
è tardi e dopo il ding iniziale sono loro a continuare a ricevere messaggi,
messaggi silenziosi e che quindi hanno meno autorevolezza
rispetto ai dlingdling; cosa sta succedendo - tesoro ho paura, il silenzio
accade, attorno a loro qualcuno ordina una birra, un signore sorridente gli
rivolge la parola, chiede se può avere uno dei sofà che sta davanti al loro
tavolino; la stanza di albergo è vicina e le labbra – come diceva Johnny Cash
(Tennessee) – sono fatte per essere usate, ma come puoi usarle quanto ti
immagini un´esecuzione sommaria, la tv manda a ripetizione la coppia francese
atterrita che salta sul campo dello Stade de France, i calciatori di Francia e
Germania a bocca aperta come lucci giganti e bipedi (uno si gratta le palle
pare) che osservano su un maxischermo, su una tv interna, negli spogliatoi, un
po´buffi e goffi in quel contesto, dove non riescono più a essere i
protagonisti.
La realtà prende il sopravvento, quattordici anni prima
(quando lei ne aveva nove) ci si stringeva ai propri familiari o come minimo a
chi avevi attorno, adesso ci si scioglie nella gente, il signore sorridente si
è rivelato anche gentile e li ha convinti a bere qualcosa con la loro
compagnia, è stato lui, proprio lui a dargli spazio, aiutarlo a spostare il
sofà, permettergli di creare un contatto umano. Anche lui è lì in trasferta,
viene da Milano. Aveva riconosciuto l´accento.
Eccoli ora, i due ragazzi: si siedono sui divanetti, il
Bataclan è diventato uno sfondo, i ragazzi muoiono, i post su Facebook si
moltiplicano, sono brutti, tutti uguali, il peggio deve ancora venire eppure è
passato, la vita va avanti, il futuro non si è fermato, non li aspetterà,
probabilmente. Il mondo stantuffa e fa le bizze ma prosegue il suo movimento,
solo leggermente offeso per queste mancanze di attenzione. Il mondo prosegue
mentre i presidenti chiacchierano, il mondo è crudele, il mondo è quel che è.
Commenti
Posta un commento