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RACCONTO. MANGIARE INDIANO A DRESDA

DI MARCO PATRONE






Ho fatto questo sogno. Nel sogno c´era un Loteto. Immagino sia un giardino di alberi di loto. Nel sogno, immagino.

C´era una principessa e c´era suo marito che non era per nulla nobile; suo marito era Alberto Sordi. I figli si schieravano di volta in volta a suo favore (ma con atteggiamento paternalistico, insomma quasi giusto per compassione) o - con più convinzione - a favore della madre/principessa.

In mezzo c´era una sorta di campo di battaglia tipo Anfiteatro Romano o Rodeo o Ok Corral.
Dal sogno si capiva che il Marito Non Nobile era un pragmatico. Se i due avevano un´abitazione propriamente detta (questo non veniva chiarito) era lui che si occupava delle incombenze pratiche e con un certo grado di sicurezza potrei dire che era lui che portava i soldi a casa.
Lei era quella che aveva i gradi nobiliari, però, il titolo. Lei sapeva come si parlava, quali etichette fossero da rispettare. Alberto – poveretto – doveva chiedere il permesso per invitare a corte i propri parenti.
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C´è stata una volta in cui ero a Dresda e quella volta pensai che l´albergo fosse un compiuto microcosmo, ideale e indipendente. Era Venerdì sera, i colleghi erano partiti e io – conoscendomi – con una scusa avevo prolungato a mie spese il soggiorno. C´erano i mercatini di Natale. C´era un freddo secco, e ancora nessuna neve per terra. Eppure mi sentivo come messo a terra, attirato dall´Albergo. Finché ero lì non poteva succedermi niente di male.

Ma avevo voglia di mangiare indiano. Da qualche parte ci deve essere un ristorante che si chiama Kashmir, pensai.

Dovete sapere che in Germania dell´Est permangono delle sacche di razzismo, dovute all´alta disoccupazione e a un generale rimpianto per un´epoca precedente. Sarebbe troppo semplice parlare della DDR. Non so se questi ragazzi pelati e rumorosi che ora stanno in Tram a poche file da me rimpiangono la DDR. Avranno sentito delle cose dai loro genitori. Uno beve birra e rutta rumorosamente. A un certo punto faccio un errore tattico, e la colpa è dell´albergo, lo so. L´Albergo mi protegge e induce deliri di onnipotenza. Specie il Venerdì sera. Lontano da tutto e da tutti, ho pensato troppo a determinati volti femminili, mi sono perso in fantasie e ricordi. In qualche modo strano e obliquo so di poter piacere. Ho bevuto uno Spritz che mi ha dato il coraggio di cercare il Kashmir. Mi hanno dato indicazioni alla Reception e ho preso quel Tram. Mi piace muovermi coi mezzi pubblici in città che non conosco. La trovo espressione di una internazionale sicurezza che mi si confà.
Quasi per sfidare i pelati, mi sono alzato e con aria vagamente arrogante sono andato a consultare la mappa con le fermate appesa vicino alle loro teste, brandendo in mano un libro in italiano.
Questo li ha fatti scatenare, anche perché avevo lo zaino aperto e dallo zaino sono cadute delle pastiglie Blu che io uso per dormire (è semplice valeriana, superconcentrata). Non hanno detto delle cose gentili e oh come puzzavano. Loro non pensavano sapessi il tedesco, e qui ho fatto il secondo errore tattico perché ho risposto ironico. Nelle cose non gentili che hanno detto c´erano le parole italiani cazzo corto. Scoregge con puzza di cipolle.
„Wenn Sie die Tabletten brauchen, bedienen Sie selbst“ -
Ho usato il Lei e ciò li ha scatenati ancora di più. Volevo dare una sensazione di superiorità e imperturbabilità, capite?
Il poliziotto mi ha poi detto che mi era andata tutto sommato bene.. Qualche settimana prima un tizio era stato spinto e aveva battuto la testa e ora si trovava ancora in coma, probabilmente irreversibile.
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Hans non faceva problemi di pelle o sesso o colore. Se non avessero parlato, oh, se non avessero parlato mai, lui forse sarebbe riuscito a rimanere calmo. Gli piaceva bere, fumare, giocare a Filpper, e scarabocchiare sui muri. Per quanto riguarda le botte, sapeva farlo ma non gli dava particolare piacere.
Ma quelli parlavano; la cadenza concitata del turco tutte quelle c e g e questi bambini già scuri e pelosi a pochi anni, e il fatto che i cazzo di uomini vanno in giro in Jeans e fumano e le cazzo di donne devono portare il velo ma sotto il velo vedi scarpe alla moda, che cazzo vuol dire? Allora o fate una cosa o fate l´altra. Gli indiani con il loro di quel cibo e di quelle cipolle che mangiano continuamente. Sudore e odore di cibo. Una volta era passato davanti a un ristorante indiano e si era imbizzarrito. Non era riuscito a controllarsi. C´era il cameriere a fumare: odore di fumo, cibo, cipolle e sudore. C´era cenere per terra. Gli aveva detto “Perché sporchi la mia città,  straniero?“. Dopo erano usciti altri tre camerieri (uno con un coltello) e lui era scappato.
Era tutta questione di parole e odori, lui parlava e pensava per sé, ma credeva che la prima cosa era che questa gente dovesse lavarsi, poi dovesse imparare il tedesco o – in alternativa – avrebbe dovuto stare zitta.
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Loto, Corbezzoli, Cachi. Sono frutti simili? Me la cavai con un occhio nero che mi dette un che di eroico, e postai la cosa su Facebook. Mi ero pentito, l´avevo cancellata, poi ripostata. È come quando da ragazzo mi ero rotto il braccio e andavo in giro orgoglioso con il mio gesso.
Una volta mangiai dei corbezzoli nel bosco e tornando in macchina per una strada tutta curve mi ero sentito male.
A un certo punto del sogno Alberto Sordi – durante una disputa che poteva assomigliare a quelle di filosofi o teologhi del medioevo – si appellava alla corte e diceva di conoscere bene i propri doveri e le proprie facoltà e che era proprio la moglie/principessa a essere titolata a parlare a nome della famiglia. Faceva uno di quei gesti modesti, partecipativi e intensi che Alberto Sordi effettivamente sapeva fare, a teatro o nei film.
Attribuisco il sogno a un mio timore delle gerarchie troppo rigide e di essere scavalcato sul lavoro. Quei giorni di lavoro furono tutt´altro che ideali. C´era confusione di ruoli. Inoltre mi guardarono strano quando dissi che mi sarei fermato a Dresda a mie spese.
Devo specificare che il sogno fu di alcun mesi precedente all´episodio di Dresda. Questa rilettura è a posteriori (non lo sono tutte?)
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Avessi potuto scegliere me lo sarei immaginato così.
La aspetto all´aeroporto, arriviamo in albergo in taxi. Nessuno sa…
Ma no: sa di pianificazione.

Avendo potuto scegliere avrei dovuto incontrarla per caso…ma come si fa?
Va bene: l´importante era trovarsi a mangiare indiano. Al che uno si chiede se

a) Sarei arrivato lì con l´occhio nero e un sospetto di commozione celebrale
b) Sapendo di doverla incontrare avrei lasciato perdere i pelati e i loro rutti
c) Saremmo stati insieme in Tram? Con quali conseguenze?

Comunque mangiamo indiano, cosa di cui modestamente mi intendo e avrei consigliato alcuni piatti e scherzato in tedesco coi camerieri. Immagino che lei con quel freddo avrebbe portato pantaloni semplici, una camicia bianca un po´attillata, una giacchetta, si sarebbe concessa un tacco 6 o 8, e sarebbe stata molto profumata e truccata con semplicità. Proprio come piace a me. É anche vero che l´immaginazione spesso mi inganna (i sogni pure). Una linea di ombretto azzurro cartazucchero. Un rossetto quasi impercettibile sui toni del rosa.
Alcuni attribuiscono al cibo indiano e speziato caratteristiche afrodisiache. Chi gioca il ruolo del dominatore in camera da letto? La principessa o Alberto Sordi? Non è il caso di perdersi ora, perché preferisco di gran lunga il romanticismo, il dire-non dire, i contatti quasi casuali, al massimo spingere il mio corpo verso il suo perché lei capisca che. Per il resto mi piace parlare.
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Il povero Hans faceva magari il meccanico o magari era disoccupato. Aveva una sorella che si era trasferita in Austria per lavorare in una pensioncina in montagna. Al servizio degli austriaci! Quei mezzi tedeschi dalla lingua sporca! Però Hitler veniva dall´Austria, e Hitler non era male, aveva provato a farsi rispettare.
In ogni modo Hans capiva poco di politica. Quel tizio sul tram faceva il furbo coi suoi vestiti alla moda e il suo accento del cazzo italiano Spaghettifresser. I peggiori. Quei tizi che venivano a conquistare il mondo. Rispettava i camerieri italiani del suo quartiere. Parlavano poco ed erano sempre pronti a farti un favore. Stavano al loro posto.
Hans si rendeva conto che alcune cose stavano cambiando, ma era tutto troppo veloce e luminoso per lui, era come quei botti di luce quando stai per addormentarti che ti chiedi „Oh, ma è esploso qualcosa qui fuori?“ e invece sono solo reazioni inconsapevoli delle palpebre in collaborazione con il cervello. Era come il sole in faccia quando guidi. Non distingui i contorni, te li perdi.
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L´occhio è tornato normale; il sogno mi diverte tutt´ora ma non posso escludere che lo avrò dimenticato in qualche mese, chi lo sa.
Quando uno gira solo per le città, non pianifica mai niente e si distacca dall´Albergo, le cose possono farsi pericolose. Di solito non vivi mai le cose che vorresti vivere nella maniera emozionale e casuale nella quale sarebbero perfette da vivere. Qui sta la mancanza di pianificazione che mi contraddistingue.

D´altra parte ho paura di molte cose, anche se non si direbbe. Nei momenti che precedono il sonno e nuovi sogni, colleziono spesso squadre di calcio, città e volti femminili.

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