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LIBRI E RECENSIONI. JAMES SALTER - UNA PERFETTA FELICITÀ

RIMANERE NEL PASSATO

Una perfetta felicità


Alla mia terza esperienza con James Salter - nonostante il parere di Richard Ford riportato in copertina, nonostante il tentativo di creare il fenomeno, nonostante una scrittura limpida, lirica -
l´impressione rimane quella di trovarsi di fronte a un buonissimo scrittore, ma non a un grande. Per fortuna un Blogger può dirlo, può sbilanciarsi.

La vita di James Salter si è fatta scrittura dopo la sua esperienza nell´esercito americano, come pilota di arei da caccia, esperienza raffigurata in The Hunters del 1957 e recentemente pubblicato in Italia con il titolo Per la gloria.

Da quel momento e ritiratosi dalla vita militare Salter ha scritto, ha scritto romanzi e lo ha fatto per il cinema, senza mai sfondare ma continuando a essere il classico segreto ben custodito della letteratura, ed essere ammirato e visto come maestro da Richard Ford effettivamente non sembra poco.

Questo Una perfetta felicitá è del 1975, anno nel quale lo scrittore stava divorziando dalla prima moglie (lo evidenzio perché questo tema risuona nel romanzo), in originale si chiama Light Years e pur avendo pagine magnifiche, frasi abbacinanti, conferma sostanzialmente quello che dicevo
all´inizio.

Intanto: Salter è davvero fuori dal tempo, nel bene e nel male. Si legga Un gioco e un passatempo (del 1967), oppure questo, o ancora Tutto quel che è la vita, suo gran finale del 2013. Sembra di essere nella stessa epoca, dove gli uomini sono veri uomini e bevono whisky o Martini, le donne paiono Lauren Bacall, i vestiti di entrambi i sessi sono impeccabili, le case solide, la natura avvolgente e strani esotismi come Internet, i cellulari, la simultaneità, il postmoderno, e tante altre diavolerie non osano entrare.

In altri termini, Salter prosegue tradizioni alla Fitzgerald, alla Hemingway (qualcuno nomina anche Miller) ma non le attualizza, anzi direi che le distilla, alla ricerca della frase perfetta, dell´estasi,
dell´immagine che non si dimentica.
In questo esercizio penso che sia sincero, Salter è scrittore nostalgico e probabilmente reazionario, lo immagino - come i suoi personaggi - innamorato delle tradizioni, ostile alla maleducazione, alle urla, al rumore, alla sguaiatezza. Può andar bene per una commedia o tragedia in costume, può dare
l´impressione di una certa artificialità, se pensiamo che nel 1974 Roth scriveva La mia vita di uomo, Bellow il Dono di Humboldt.

Salter è molto a suo agio, e questo romanzo lo dimostra, con i rimpianti e le disillusioni: la storia di Viri e Nedra - Una perfetta felicità - è la descrizione dell´impossibilità
dell´amore, di come ogni desiderio sia destinato alla frustrazione, di come la libertà confini con solitudine, disperazione e malattia.

Il titolo italiano è particolarmente azzeccato perché suona come un ironico rovesciamento delle vicende: una coppia apparentemente perfetta, un mondo sano e luminoso e poi le incrinature e i declini, i colpi di testa che pure avvengono in maniera soffusa e mai si trasformano in dramma.

In alcune pagine gli scorci e le illuminazioni di Salter sono rivelatori, in alcuni frasi si nascondono dei mondi, vite destinate al rimpianto come in certe inquadrature di Sergio Leone, si veda ad esempio la fase romana di Viri con la giovane amante Lia.

Ma allo scrittore manca l´immaginazione per andare oltre, i suoi sono romanzi borghesi dove tutti i personaggi parlano come libri stampati, condividono la sua voce, dove non solo non entra una dimensione maggiormente sociale e - ohibò - politica, ma nei quali soprattutto ha esclusiva voce in capitolo  un´umanità che non sembra affatto essere cambiata nei propri comportamenti (anche quelli più concreti, intendo, tipo guardare la televisione, trasgredire la legge, urlare, bestemmiare, esprimere pensieri razzisti incontrando un nero, essere rapinati, criticare Nixon o Carter) da quei romanzi degli anni trenta nei quali evidentemente Salter trova i suoi riferimenti. Ma l´impressione da lettore è che il mondo nel frattempo sia cambiato e che e´se desidero quello allora Fitzgerald è più vivace, colorato, lancinante.

Ci si gode comunque la scrittura davvero virtuosistica e quelle non poche pagine di bruciante verità, che qui scottano ancora di più rispetto agli altri romanzi già citati. Non è poco, lo ammetto ma - nonostante Ford - ancora non abbastanza per fare un classico.

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Informazioni sul libro
James Salter - Una perfetta felicità 
Ed. Guanda 2015
Traduzione di Katia Bagnoli
371 pg.
Attualmente in commercio (disponibile anche in edizione economica)
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Commenti

  1. Sono molto d’accordo con questa recensione. C’è tanto virtuosismo, ma manca la creatività. C’è tanta borghesia, troppa, e risulta francamente noiosa, egocentrica, stucchevole. I personaggi sono plastici, ma immobili nello loro status e nella loro epoca, nei loro whisky.
    Nedra è iconica, è perfettamente dipinta. Immagino potremmo incontrarla sorseggiare un drink all’Overlook Hotel.
    È il personaggio più riuscito, è così forte e libera quanto fondamentalmente dannata.
    La sua ricerca, la loro ricerca dell’amore della felicità, appare tutto sommato limitata, non avere tutti gli strumenti. A dispetto del titolo originale, mi sembra che in questo romanzo manchi la luce. Ma poi, Nedra e Viri la cercano veramente?

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