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LIBRI E RECENSIONI. LUCIANO FUNETTA - DALLE ROVINE

DÉJÀ VU

Dalle Rovine



Mi sono accostato a Dalle Rovine di Luciano Funetta con grande curiosità. L´editore - Tunué - abile nella ricerca, moderno, fico se vogliamo.
La dozzina del Premio Strega, e soprattutto le recensioni molto positive, che mi pare insistano su due fattori: l´originalitá e quell´incanto inquietante di incontra l´indicibile. Il male assoluto, insomma, e la sua descrizione. E - chiaro - la relativa impossibilità.

Dopo la lettura, le cose che mi vengono in mente sono però le seguenti: tecnica impeccabile, scaltrezza, Dylan Dog e una diffusa sensazione di Déjà Vu.

Per quanto riguarda il capitolo Dylan Dog, non vuole essere una provocazione e non la si prenda come tale, l´albo aveva sceneggiatori di vaglia e riprendeva scrittori dell´indicibile come Poe e Lovecraft. Il primo - lasciando da parte il live fast die young - credo fosse semplicemente un genio, il secondo era un artigiano dalle notevoli intuizioni, e quando si avvicinava all´apice dell´orrore o al male più insensato si difendeva rendendo il già citato indicibile non detto. Il suo metodo, insomma, le cose tanto orribili e indescrivibili, che...

Nel frattempo abbiamo attraversato anni e decenni di fumetto, di film horror, di porno, di citazioni, e capisco che per Funetta  - che sa scrivere, intendiamoci - la sfida fosse difficile. È stata difficile, con tali ingredienti, di cui non è semplice dare una nuova interpretazione.

E allora questi vengono mescolati con una serie di nomi bolaniani e un tocco di James Icandenza che non guasta mai. Per tacere dei palazzoni che guardano sulle autostrade, e le periferie plumbee popolate da cani macilenti che fanno molto McCarthy o DeLillo.

Ma aspettate, aspettate: non penso sia questo il punto, la mancanza di originalità o i riferimenti magari arbitrari che mi son venuti in mente, e poi chi ha mai detto essa che sia un valore in sé, specie se riferito a un esordiente bravo e attento e parte di un Team attualmente Vincente come quello di Tunué?

Il discorso è (ed è un discorso personale) che una storia come questa, che vaga e si muove tra il maligno il soprannaturale il misterioso il porno per atterrare sul tema (anche abbastanza abusato) dello Snuff Film (il male assoluto, una volta lo ritenevamo il male assoluto) non mi ha dato nessun brivido, non mi ha trasmesso nessuna inquietudine, non mi ha eccitato neppure un pochino, di quella eccitazione di cui ci si vergogna ma che non si può fare a meno di contrastare. E a tavolino, prima della lettura, mi sarebbe parso impossibile. E invece.

È rimasto dell´onesto e tutto sommato normale  intrattenimento, nonostante l´incipit fulminante, il personaggio di Rivera, tutte le scene cupe e i paesaggi urbani e i sogni rivelatori - tutto un po´cromato alla maniera di un acronistico Adrian Lyne - e ancora il demoniaco che si divide e sparge su addirittura quattro personaggi (a meno che io non abbia perso il conto), poi un po´di politica dello sguardo, De Palma immagino, ma vedete i miei riferimenti, ripeto Funetta è bravo, e forse sono solo io che - avendo letto un centinaio di Dylan Dog - non capisco, sto diventando insensibile, vecchio e barboso?


Commenti

  1. dimentichi la questione Argentina e quindi la questione storica, mi pare.... a me è piaciuto molto anche se troppo claustrofobico per i miei gusti

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    1. A me il tema è parso appena accennato e subito lasciato cadere però. Marco

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    2. A me il tema è parso appena accennato e subito lasciato cadere però. Marco

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