I PROVINCIALI
La nostra provincia è un ricettacolo di storie, che vanno raccolte e probabilmente raccontate.
In Emilia abbiamo i lunatici e i pazzi di Celati e Cavazzoni, per esempio.
Se mi sposto in Toscana - che fu mia terra adottiva - il pensiero si fa piacevolmente confuso e laterale: potrebbe partire da Tozzi (Federigo, non Umberto) per arrivare a certe atmosfere dei Baustelle (avete presente la canzone "Le Rane"?) passando magari per la Versilia rock di Fabio Genovesi.
Questa breve introduzione per aiutarmi a parlare di Puntazza, esordio con racconti del giornalista (tra le altre cose cronaca nera, robe da uomo da marciapiede - in senso positivo e non hoffmaniano) toscano Simone Innocenti.
Sono nove racconti che vedono perlopiù la presenza di emarginati, disperati, disgraziati, ma non c´è da temere toni cupi o lugubri o la tentazione di guardarsi ombelico o punta delle scarpe. La penna di Innocenti è umana, ruspante, variegata e sempre ironica. Sa essere delicata senza cadere nella tentazione di assolvere queste sue creazioni tenere o bislacche o violente o a volte pateticamente vendicative, scenari dove le due P (Passato e Provincia) complottano per far vivere sempre un po´con l´affanno, con il fiato grosso, come se il meglio non dovesse davvero venire, ma fosse già dietro le spalle. Come se non ci fosse mai stato, un meglio.
In alcuni racconti - tra cui quello molto felice che dà il titolo alla raccolta - si notano anche credo i trascorsi e il presente giornalistico di Innocenti, il che aiuta a dare un tocco di (s)garbato realismo alla raccolta. A ricordare dove siamo o potremmo essere, una Toscana minore non turistica ispida e selvatica.
In sostanza (e di sostanza ce ne è) un esordio azzeccato per Innocenti, una raccolta che mostra buona penna, buona ispirazione e compiutezza di intenti, tanto da far pensare magari a un prossimo cimento con la misura più ampia del romanzo.
Commenti
Posta un commento