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VORREI ESSERE NICK HORNBY. LISTE SENZA FINE

CONFERME E SCOPERTE






Può dipendere dalla fase, personale o editoriale, e d´altra parte lo shopping compulsivo è accreditato come metodo di compensazione per tristezze e nervosismi vari, un po´come il cioccolato o il vasettone di Nutella reso famoso da Nanni Moretti...

...insomma la mia lista dei desideri cresce e non si placa, si nutre di spunti trovati sul Web o consigli di amici e conoscenti.

Harold Bloom è addirittura finito in copertina di Sette di Repubblica, in concomitanza all´uscita italiana del suo nuovo libro Il canone americano. Il titolo è furbetto, l´originale inglese infatti recita "The daemon knows: Literary greatness and the American Sublime", mentre qui è chiaro il richiamo al Canone Occidentale, uno dei testi chiave di Bloom.
Il critico si concentra qui su alcuni grandi autori americani, tutti rigorosamente non-contemporanei (una maniera più gentile per dire "morti"). Ci sono Whitman, Melville, Emerson, la Dickinson (unica presenza femminile), Hawthorne, James, Twain, Frost, Eliot, Faulkner, Crane.
Bloom è uno di quei critici dalla personalità così preponderante e dalla storia così prestigiosa da potersela giocare praticamente alla pari con gli autori di cui parla - nel senso che la sua stessa esperienza di vita e di lettura si frammischia con l´apparato critico diventando "Il lavoro di una vita". Questo credo che possa e debba giustificare l´interesse. E chiaramente per approfondire o conoscere o rivedere quegli autori.

Rimango in America con Il carteggio Aspern di Henry James, autore che devo leggere di più e conoscere meglio, l´edizione che ho identificato (Garzanti) contiene il racconto del titolo, Daisy Miller (già letto) e Il diario di un uomo di cinquant´anni.

Per cambiare completamente paese e scenario cito Conforme alla gloria di Demetrio Paolin, candidato Voland al Premio Strega, scrittore ex-Transeuropa e storia "tedesca" che mi incuriosisce molto.

E poi - con I giorni e gli anni (20 Giugno 1968-20 Agosto 1968) l´editore romano L´orma completa la quadrilogia di Uwe Johnson, la cui pubblicazione era iniziata e si era "interrotta" con Feltrinelli. Ora con questo ultimo capitolo sono disponibili tutti e quattro i volumi di cui si compone la torrenziale opera sperimentale e postmoderna dello scrittore tedesco.

In lista anche l´"amico" Franco Mimmi con Le sette vite di Sebastian Nabokov. Secondo corso di scrittura creativa. Il primo corso era un dotto (e divulgativo allo stesso tempo), divertente, istruttivo testo tra gioco romanzesco e lezione non pedante di letteratura, il classico libro che fa venir voglia di leggerne altri dieci, venti, cinquanta.
Qui si parte da "La vera vita di Sebastian Knight" (appunto di Nabokov) per fare un secondo viaggio - che immagino altrettanto divertente - nella letteratura. Sono curiosissimo di leggerlo.

Mi chiudo qui, avendo aggiunto altri quattro libri a una lista già piena, e ancora non vi ho parlato di quella "specialissima" degli E-Book in attesa. Stay tuned.

Commenti

  1. James vale davvero la pena, e se non l'hai ancora letto aggiungerei subito l'inquietante "Giro di vite". Se non vuoi lanciarti subito su romanzi lunghi, come "Ritratto di signora", puoi allenarti con "Washington Square", magari rivedendoti anche il bel film con Olivia de Havilland e Montgomery Clift. Su Uwe Johnson ti mando un paragrafetto che ho scritto per "Majorca, l'isola degli scrittori". Quanto a me e al secondo corso, sono commosso per l'attenzione. Muchas gracias. :-)

    A vincere il Premio Formentor fu, quell’anno, Dacia Maraini con L’età del malessere e con le accuse di doverlo alla protezione di Moravia, che per lei aveva appena lasciato la moglie Elsa Morante, mentre il Premio Internazionale andava al tedesco Uwe Johnson per Congetture su Jakob. Carlo Levi commentò: “Nessun libro aveva un così legittimo diritto rappresentativo come quello del giovane, e valentissimo, scrittore tedesco, Uwe Johnson, perché nessuno sapeva dire con altrettanto onesta non-chiarezza (neppure Robbe-Grillet, che non ha problemi) come i problemi insolubili perché fondati su un vuoto (in questo caso, la notte delle Germanie), possano trovare una sostituzione, o una evasione, o un transfert, e un conforto, nelle infinite parole della affabulazione.” Paragrafo dove non si sa se apprezzare di più la lode al tedesco o la micidiale stilettata al francese.

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