GRADAZIONI ALCOLICHE
Behan fu anche un notevole beone (Behan-Beone, suona bene) o forse "anche" un beone, il suo amore per l´alcol ha contraddistinto la sua vita, ne ha decretato la morte precoce ed è onnipresente in queste pagine.
Personaggio interessante quindi, in questo senso l´operazione condotta da 66th and 2nd è ambigua, infatti da una parte viene portato nelle librerie italiane un testo inedito in Italia, che però ahimè è poco più di un canovaccio autobiografico che ruota attorno all´esperienza newyorkese (chiaramente alcolica) di Behan, intervallato da alcuni disegni di Paul Hogarth, in questo modo il libro raggiunge dimensioni decorose e può essere "venduto" come romanzo - dall´altra nonostante il calore della scrittura di Behan, la sua empatia, la sua umanità, molte pagine si riducono a un costante name-dropping di politici irlandesi e americani, scrittori dell´epoca (anche importanti, intendiamoci, Kerouac, Ginsberg e altri) incontrati in una sorta di mood tra rassegnazione, nostalgia e sereno delirio di onnipotenza.
Probabilmente sono storie e parole scritte da Behan in un momento già di decadenza o necessità economica, con questo non discuto chiaramente le sue capacità di scrittore (attestate dal successo di alcune sue opere teatrali e del romanzo di cui sopra) ma il fatto che questo "libro" (incompiuto, poco lucido) abbia raggiunto il mercato prima anglosassone, poi il nostro. Se si trattava di incuriosirci sulla figura di Behan, obiettivo raggiunto, ma messa in questo modo si rischia di farcelo vedere come un irlandese alcolizzato e un po´folkloristico, dalla scrittura vivace ma niente di più, e di disincentivare qualsiasi altro approfondimento. Peccato.
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