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LIBRI E RECENSIONI. BEPPE SEBASTE - FALLIRE. STORIA CON FANTASMI

AUTOINDULGENZA AUTOFICTION





Questo ultimo libro di Beppe Sebaste ha una storia editoriale interessante. Lo scrittore non è certo un "novizio" - come si suol dire - ha pubblicato per editori importanti, è stato candidato allo Strega, è attestato come tra i primi a sperimentare in Italia la strada dell´auto-fiction.

Sebaste ha però (però?) deciso di autopubblicarsi Fallire. Storia con Fantasmi su Amazon, come un "esordiente" qualsiasi, o forse proprio al contrario, forse per sottolineare una difficoltà, una differenza, argomentata sul suo Blog e che quindi non approfondisco oltre.

O meglio la approfondisco e la guardo, ma la esploro non in funzione di chissà quale "dialettica" Grande Editore Commerciale vs. Editoria di Ricerca, bensì molto più modestamente in relazione al libro. Che meritava di essere (auto?)pubblicato e che deve essere nato in un periodo di particolare crisi dell´autore, e che di questa crisi porta i segni, e direi che porta i segni anche del non essere passato al vaglio di un editore. Che probabilmente lo avrebbe ritenuto interessante ma troppo autoindulgente (azzardo), avrebbe avuto la tentazione di cambiarlo, di renderlo più potabile, forse anche più equilibrato. Cosa che credo Sebaste non volesse.

Definirei "Fallire" un´insieme di sperimentazioni sull´autofiction. C´è la parte più propriamente autobiografica su toni tutto sommato realistici virati dramma personale-crisi-soffuso nichilismo. Questa si interseca con la cronaca, le vicende del mondo che - tramite televisori e giornali - "entrano" nella vita dell´autore che parla di sé. Da questo filone nasce un desiderio di invettiva rivolto in generale verso la politica, ma molto più specificamente verso di lui, il grande Villain, Silvio Berlusconi, a cui Sebaste - non sono qui in grado (non lo voglio) di giudicare se a torto o a ragione - assegna ruoli e soprattutto colpe diciamo apocalittici, da motore malato (ma rappresentativo) della storia recente del nostro paese.
Infine, a queste parti che denotano una certa fame di realtà, si frammischiano frammenti e capitoli sui toni dell´orrorifico-allucinatorio dove l´autore immagina - mi pare - di essere alle prese con un romanzo horror, del quale le sue pagine si avverano nella realtà (o più probabilmente nell´incubo, che però potrebbe corrispondere a una realtà alternativa alla Dylan Dog o alla Lovecraft).

Ora, non mi pare che in tutto questo accumulo di materiali incandescenti ed eterogenei tutto funzioni e gli equilibri siano perfetti. Si vede - credo - che non ci ha messo la testa un editore. Detto questo credo si possa anche dire che manca la controprova, ovvero il romanzo (ammesso che lo sia) sarebbe migliore, se fosse stato asservito a un altro tipo di logica, o semplicemente "neutralizzato" (inteso: editato insieme a una parte neutra)? Ci sono parti non necessarie, ridondanti o semplicemente brutte?
La riposta ad ambedue le domande credo sia un no dubitativo. Sebaste intanto sa scrivere e ha fatto un po´da editor di se stesso, credo. Ha voluto sperimentare e non ha voluto filtri o revisioni esterne, immagino.
L´invettiva contro Berlusconi non è esattamente "il genere" più originale in circolazione, allo stesso tempo pare necessaria nella logica di sfogo, di grido di dolore personale e collettivo, di quelle pagine, inoltre raggiunge momenti di vera e incantata tenerezza quando se ne parla attraverso la lente del povero Tartaglia, lo squilibrato (così credo si definirebbe lui stesso) che lo ferì attraverso lancio di statuetta del duomo. Una chiave di lettura originale e che non avevo ancora visto, almeno non in opere di impianto narrativo.
La parte cronachistica è un po´meccanica ma completa discretamente gli affondi cupi e in qualche modo autodistruttivi della propria biografia.
Non amo particolarmente la "scrittura automatica" (seppur in certe parti fortemente talentuosa) della "sezione horror" ma non posso neanche affermare che si tratti di un riempitivo, anzi aiuta a configurare questo libro, la storia tutta, come "con fantasmi", veri, immaginari, immaginati, sognati, del passato, deceduti e soprattutto il fantsama principale: se stesso, la propria natura di uomo alla ricerca di ruoli (figlio, padre, amante) e identità perduti o comunque incerti.

Accettata la natura strabordante e autoindulgente - come dicevo sopra - di questo esperimento, credo che il lettore debba riconoscerne legittimità e sostanziale riuscita (che non significa sostanziale tenuta romanzesca) e incuriosirsi per le prossime evoluzioni (o involuzioni?) di questo interessante, capace e riottoso scrittore.

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