QUELLO STOLIDO CONFINE
Da abitante della Germania post-Muro sono curioso, affascinato dalla storie che riguardano questo paese ai tempi della divisione. È una cosa difficilissima da immaginare, e ogni tanto me lo "fanno vivere" i racconti di amici e parenti.
Le perqusizioni al confine, i lasciapassare, la metropolitana fantasma di Berlino.
Se purtroppo nella capitale si sta facendo di tutto per rimuovere quella parte di storia, e il Checkpoint Charlie sta diventando una sorta di sfondo per simpatici selfie da fare magari con l´apposita asta, esistono luoghi ancora molto imbevuti di muro e di divisione, uno di questi é ad esempio il borgo di Mödlareuth, un paesino di una cinquantina di abitanti che si trovava proprio al confine, e fu diviso in due, separando definitivamente vicini di casa, gruppi familiari, amanti.
Ci arrivi, e vedi che - seppur in parte smantellata - la Schutzstreife, la zona controllata e militarizzata attorno al muro, é praticamente grande quanto il paese.
Ti fa notare quella tendenza tutta tedesca di fare le cose terribilmente sul serio, di organizzarle proprio bene, al di fuori di qualsiasi senso apparente, dove neppure l´ideologia sembra giustificare tanto impegno.
Questa lunga introduzione per parlare di La frontiera dei cani, reportage della giornalista e scrittrice tedesca Marie-Luise Scherer, uscito originariamente sullo Spiegel ed edito da noi per il sempre meritorio editore Keller.
Questa storia-reportage è ambientata lì, nella zona vietata al confine tra le due Germanie, una zona sotto pesantissimo controllo militare e se vogliamo spettrale (si leggano le pagine su Lubecca) ma con la necessità, per chi la abita e la vive, di mantenere una parvenza di normalità.
La Scherer ha un´intuizione che poteva essere pericolosa ma che si rivela azzeccata: racconta in un centinaio di pagine le storie di questa zona attraverso la vita di alcuni "cani da confine", quelli reclutati e addestrati per percorrerlo avanti e indietro.
I cani - con la loro animale innocenza, la loro fiducia nell´uomo - servono ad illuminare appieno la stolidità della burocrazia legata al controllo del confine, le piccole miserie e ripicche tra funzionari e sorveglianti, ma anche gli slanci e le ribellioni di chi - provando a fare comunque il proprio dovere - non rinuncia a gesti di affetto e generosità.
Il libro vive in un equilibrio tra delicatezza, naturalismo e scene molto toccanti, dove gli animali soffrono, o muoiono, o vengono salvati, o letteralmente immolati (molto forte, crudele e allo stesso tempo poetica la scena del lago ghiacciato diventato "terreno da controllare" e che con lo scioglimento dei ghiacci, pervicacemente negato dai burocrati, fa da cimitero ai cani lasciati lì a far la guardia al niente).
Specificando la natura di reportage narrativo "a scene" (non un vero e proprio romanzo) e il tema che non è detto affascini tutti come fa con me, mi sento di consigliare caldamente questo piccolo denso libro, ricco di documentazione, di storie e di paradossale umanità.
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