IL PADRE BRUTTO
Lo scrittore americano Allan Gurganus ha uno strano destino tra noi, lodato, recensito, cercato, pubblicato a sprazzi e con modalità che forse non ne aiutano la diffusione e la notorietà.
Nel 1991 fu Leonardo a pubblicare quello che in patria é stato un Best Seller, il lungo romanzo L´ultima vedova sudista vuota il sacco, ma ahimè non è stato Gurganus a salvare l´editore milanese, come non furono Roth e DeLillo.
Ora invece è Playground - editore per il resto praticamente specializzato in letteratura gay - a "saccheggiare" (in senso buono) le raccolte di racconti medio/lunghi pubblicate dallo scrittore americano in patria, estrapolandone i punti salienti e facendoli uscire come romanzi brevi singoli. Scelta che potrebbe sembrare discutibile, ma che probabilmente risponde a esigenze economiche e commerciali, e che se non altro ci dà la possibilità di leggere l´autore originario del Nord Carolina.
Questo Santo Mostro è il racconto finale della raccolta The practical Heart (del 2001), ma in effetti per dimensioni (circa 220 pagine) e compiutezza merita la dignità di romanzo breve (non che i racconti abbiano minore dignità, ma si dice si vendano peggio).
Gurganus mi pare un autore "della provincia profonda americana" non del tutto dissimile da un Cheever, da un Yates, un cantore onesto e sottile delle tante strade e cittadine in via di gentrificazione (problematica che ovviamente meno riguardava Yates e Cheever, se non come oscura previsione), delle tante famiglie in via di disfacimento o già disfatte in premessa, di quella carnalità della natura e dei corpi che possiamo associare a una vita vissuta ai confini dell´urbanizzazione, in campagne e paesaggi spesso idilliaci, a volte afosi o minacciosi.
In questo Santo Mostro Clyde Jr. - ormai professore universitario, pacificato con se stesso e con la vita - ci racconta del suo trauma degli 8 anni, lo scoprire l´infedeltá della madre all´adorato padre, Clyde Sr.,il Santo Mostro del titolo, Santo perché profondamente religioso, ma anche uomo generoso, capace di far sentire a proprio agio il mondo attorno a sé, di dispensare allegria, e Mostro perché bruttissimo, eppure sposato a una donna simbolo di sensualità, a volte distruttiva.
Il libro si apre con una scena fortissima che non vi anticipo, per poi scorrere picaresco, ironico e un po´disperato come in un Mark Twain modernizzato; si tratta di infanzia e di sogni, di amore e amicizie paterne e virili, della stessa identità (anche razziale), di quel nucleo religioso e puritano tipico della provincia americana, e ancora dei retaggi del passato, della scoperta delle proprie origini e di come fare la pace con l´uno e con le altre.
Gurganus ha una penna carnale, incisiva e raffinata allo stesso momento, partecipe, ricchissima di immagini e particolarmente a proprio agio nelle frenate e nelle accelerazioni, nel ritratto a tre dimensioni dei personaggi.
Volendo, questa è una rapida storia di innocenza perduta e di vita recuperata, una storia che sembra scritta da un Cheever meno cinico e disperato, o da un Ford insolitamente verboso.
Un romanzo/racconto che ci parla probabilmente (vorrei leggere le sue prove più lunghe prima di decretare) di un grande scrittore, che consiglierei in primo luogo a tutti gli amanti dell´Americana e - in seconda battuta - a chi abbia apprezzato La vita davanti a sé di Romain Gary (romanzo e scrittore diversissimi, intendiamoci, ma con un comune nucleo di stupore pulito verso una vita sporca, o comunque a chiazze).
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