LE FORME DEL MULTIFORME
Per fan di: Beach House, art-rock eclettico, electropop
Altri riferimenti: Atlas Sound, shoegaze
Chi: il leader del gruppo é Bradford Cox (anche Atlas Sound, vedi sopra, quando persegue finalità più elettroniche)
Come spesso succede a gruppi così eclettici, il rischio per i Deerhunter é di confondere l´ascoltatore, o - meglio - di rimanere privo di quella personalità definitiva alla Arcade Fire o alla National che consente di accedere a un successo più Mainstream.
Dopo lo psichedelico Halcyon Digest e l´elettrico/slacker Monomania (che ha suscitato entusiasmi e perplessità in quasi uguale misura - a me era piaciuto) ecco arrivare un disco che si situa in buona sostanza tra elettronica/art-rock e melodie spiccatamente Beach House (qui contribuisce anche la voce di Cox che - non so se dico un´eresia - secondo me assomiglia a quella della Legrand).
Anche in questo disco i Deerhunter spaziano molto, ogni tanto rischiando di non essere al 100% a fuoco, ma confermando la capacità di un songwriting (e un suono) variegato, multiforme.
All the
same: una sorta di kick iniziale, canzone atipica nel contesto dell´album, con arpeggio e inizio alla Clientele,
melodia obliqua che sfocia in ritornello indie-Rock piuttosto immediato, clima
un po´slacker come dei Pavement più puliti
Living My Life: pezzone elettronico e materiale singolabile e quasi da radio (indie), su tappeto di tastiere e chitarre, atmosfere electro-indie-pop, aperture
psyc-sognanti il ritornello - con le chitarre a sostenere - viene ripetuto ipnoticamente, prime avvisaglie della lezione dei Beach House
Breaker: una melodia
insinuante su un arpeggio sintetico alla China Crisis, nel ritornello ci si apre
al a un mix di art-rock e jingle jangle, poi ripetute parti motorik-wave
con accompagnamento di tastiere ariose-pompose, tante componenti una sola canzone (multiforme, appunto)
Duplex Planet:
melodie e atmosfere a rifrazioni alla Beach House, ma più percussive, oscillazioni sintetiche e piccoli wall of
sound che accompagnano la voce trattata, finale psyc-sintetico
Take Care:
art-rock elettronizzato e psichedelico tra tappeti di tastiere, aperture melodiche
in un ritornello strumentale e cori arcani, si sente l´influsso della moderna (e modaiola?) psichedelia tipo
Toy o Tame Impala, con zone lisergiche e classici arpeggi su distorsione
Leather and Wood:
voce sussurrante su piano e synth delicati, un art-pop da dreamy crooning,
effetti e sample ad accompagnare il languore (quasi l´agonia) del brano che
finisce in effetti elettronico-computerizzati, con lampi, voci lontane, e altri
sussurri
Snakeskin: funky
art-rock, tiro trascinante, “lavorazione” chitarristica, come degli Chic che
lavorano insieme a band indie-rock alla
Modest Mouse, (e tutti e due non hanno mai saputo che sono esistiti i Primal Scream), rallentamenti e inserti di synth ed effettistica, finale di
svisate e distorsioni sul ritmo funky, primo singolo allo stesso tempo "dirompente" ma tutto sommato non così immediato (va a merito del gruppo)
Ad Astra: unica canzone scritta da Pundt (tutto il resto é Cox), sentiamo violino e sample su drum-machine, poi
ampiezze psichedeliche e tastiere, inizia la melodia, evocativa e di tipo
electropop, scandita dai beat, dagli effetti, poi lampi elettrici e voce
narrante in sottofondo, prevale il dream-pop in chiave elettronica, finale più
convinto con la melodia principale – ariosa ed evocativa – sui beat; finisce
con citazione di un traditional country
Carrion: canzone
forse più tradizionale (qualche recensore ha parlato di Tom Petty!), jingle-jangle che potrebbe piacere a Okkervill River ma
band che si concede l´art-pop nella strofa dilatata, il ritornello viene poi
modificato in senso rock-rabbioso e psichedelico, le chitarre si fanno più
presenti fino al brusco finale
Voto (max. 5 Stelle):
Punto di forza: i Deerhunter sanno contaminare, scrivere canzoni e metterci attorno un sound convincente e aperto ad influssi variegati, tra "Ultima moda" e i riferimenti tradizionali del gruppo (lo-fi, Stereolab, shoegaze); ci sono almeno 4 canzoni di quelle che "prendono"
Punto di debolezza: l´eclettismo - come già detto - a volte si risolve in eccesso di direzioni anche nell´ambito della stessa canzone, se non sostenuto dalla migliore ispirazione (succede qui in un paio di canzoni, non poco se pensiamo che tutto il disco ne ha 9) l´effetto-riempitivo é inevitabile
Canzone da cui partire per farsi un´idea: Leaving my Life
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