IL MONDO E IL DISAGIO
Procedo con le anticipazioni, per l´ ultima (ahimè?) puntata degli "avveduti", cosi come li chiamo io, libri abbastanza lontani dal Mainstream, spunti che spero possano essere interessanti.
Inizio con Hakan Günday, un giovane scrittore turco che da noi ha già fatto parlare di sé: il suo romanzo A con Zeta ha convinto lettori e critica con il suo tono crudo, realistico, con un certo margine di approssimazione una sorta di Welsh forse più (o ancora di più) sociale e antisistema (lo scrittore é di quelli che non paiono particolarmente apprezzati dall´attuale governo turco).
Nel frattempo Günday sta furoreggiando e il suo ultimo romanzo é stato un caso letterario in Francia vincendo il Prix Médicis (categoria stranieri) del 2015.
Il romanzo si chiama Ancóra (in turco Daha) e verrà pubblicato da noi a fine Gennaio, per Marcos y Marcos.
É una storia enormemente attuale, di immigrazione clandestina, lotta per la sopravvivenza, morte, vissuta dalla prospettiva di una sorta di "bambino prodigio" costretto a crescere troppo in fretta.
Leggendo stralci della trama sembra che Günday parta ancora dal realismo, quello crudo e se vogliamo "di inchiesta" (i trafficanti di uomini in Turchia) unendolo con una vena poetica o addirittura "magica" (la Rana-Origami amica del bimbo protagonista).
Penso che se ne parlerà, anche di questo.
Un altro scrittore che sta avendo successo di critica e pubblico oltralpe, sulla scorta di temi attuali, di un preciso ruolo se vogliamo "Politico" dell´autore é l´algerino Boualem Sansal, autore "di lotta", lotta (a colpi di parole scritte e atti) contro il fondamentalismo islamico, e in effetti i suoi libri sono messi al bando in patria.
Il suo ultimo romanzo si intitola 2084. La fine del Mondo una distopia già nel titolo ispirata a quella Orwelliana, dove si immagina una dittatura religiosa, una sorta di Sottomissione 2.0 (o forse 3.0) dove il progetto totalitario islamico ha ormai conquistato il mondo, senza più argini e resistenze.
Al di là della "tesi" sottostante giocata e gridata dall´autore con lo scopo di dare un monito alla maniera in cui l´occidente (non) si difende dalla minaccia islamica (tesi dell´autore, non mia), il lettore cerca chiaramente la validità della storia, il libro insomma (banale dirlo) deve reggere dal punto di vista letterario, e secondo critici e lettori francesi lo fa.
Potrebbe essere quindi in qualche modo uno dei libri-evento del 2016, Neri Pozza lo pubblicherà tra Gennaio e Febbraio.
Mi sposto repentinamente negli Stati Uniti, con due autori da noi poco conosciuti (se non sconosciuti) ma che mi sembrano (chiaro) interessanti.
Il primo é Ted Thompson, giovine autore che assomiglia a una sorta di Clark Kent più magro e Nerd, di lui Bollati Boringhieri pubblicherá a Gennaio La seconda vita di Anders Hill (più suggestivo il titolo originale: The land of steady habits), romanzo dal registro comico-corrosivo (nei confronti della vita piccolo borghese americana) che ha conquistato all´autore paragoni con Cheever e Updike (!!!).
Si parla di un personaggio stanco della propria routine familiare e che decide repentinamente di cambiare vita, di "fuggire", scoprendo - come già aveva presagito Max Pezzali che "non ci si sente tanto liberi".
Non é quindi completamente peregrino vedere il protagonista Anders Hill come un updikiano coniglio attorno ai 60, alle prese con un´altra svolta-ribellione (e forse un altro pentimento).
Comunque: in patria ottima ricezione, vedremo qui.
L´altro é una sorta di Palahniuk minore, Jerry Stahl, uno che ha avuto la sua wild life (dipendenza da eroina etc) e l´ha convertita in libri e sceneggiature, i primi spesso autobiografici.
Il titolo del romanzo che esce a Febbraio per Baldini e Castoldi dice tutto: Stronzate che ti capitano quando non muori giovane.
Dietro questo titolo suggestivo si nasconde un memoir/raccolta di pezzi di Stahl sul tema del diventare padre nella propria mezza età, e quando si é ormai puliti e un po´piú acciaccati, per niente wild come si era una volta.
Stahl ha la reputazione di uno che dice le cose dirette e ha tra i suoi ammiratori anche un certo James Ellroy, diciamo che questo suo libro dovrebbe però essere letto in relazione al auo principale memoir, dove raccontava delle sue vicende di droga e autodistruzione, Mezzanotte a vita, che purtroppo da noi non é più reperibile. Questa la mia principale perplessità, anche se rimane la solita curiosità, la voglia di scoprire un nuovo autore, seppur magari non con il suo miglior testo.
Finisco con un altro americano, Anthony Marra, il cui La fragile costellazione della vita, del 2014 e acclamato in patria, era probabilmente il libro giusto capitato all´editore sbagliato (per questo libro) e con la copertina sbagliata. Marra ha viaggiato a lungo nell´est europeo ed é rimasto colpito e affascinato dal tema della Cecenia e su questo verteva il romanzo, che dalla Lettura del Corriere era stato addirittura definito come una sorta di Guerra e Pace attualizzato nel 2000 e rivisto da un occhio americano.
La Cecenia é - insieme alla Russia tutta, pre e post-Soviet - anche nella nuova opera di Marra, La confessione di Roman Markin, che viaggia avanti e indietro tra ventesimo e ventunesimo secolo, con alcun personaggi fissi a dare un senso di unitarietà a quella che é fondamentalmente una raccolta di racconti.
Marra prova (e secondo i critici ci riesce) a tirare le fila, alcune fila, della storia russa negli ultimi cent´anni: il crollo delle ideologie, il culto e le bugie del potere, la presenza militare, il recente caos nel tentativo di ristabilire degli equilibri.
Il libro - che esce ad Aprile per Frassinelli - può sembrare molto specifico ma davvero ha avuto grandi riscontri critici, credo che persa la prima opportunità (almeno io) sia un´ottima seconda occasione per conoscere Marra.
Gli avveduti li abbiamo "fatti"; manca una puntata di Big...quindi, già sapete.
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