SE É IL LETTORE A SPAESARSI
Come di consueto nei romanzi di Modiano dominano anche qui i temi della memoria, dell´indefinitezza, la presenza costante delle topografie parigine.
È un romanzo del 2014 e quindi nelle prossimità del Nobel,
e credo che a giudicare da questo libro potrebbe sembrare assurdo aver assegnato questo premio
a Modiano, che per l´ennesima volta si ripete, si perde per strada dei
personaggi, vive di atmosfere, assenze, equivoci e ricordi, concede al lettore
il fascino delle ambientazioni parigine, ma non la soddisfazione di uno
scioglimento.
Se in certi altri suoi romanzi questo aspetto era in qualche modo
accompagnato e attutito da un´indagine più
compiuta, più completa, la volontà di combinare passato e presente, di provare
se non altro a fornire indizi al lettore, aiutarlo a tirare le fila, se vuole e
può, qui si sente la pretestuosità di un
metodo che rischia (anzi, ha già rischiato) di mostrare la corda, di diventare
meccanico, ripetitivo e insoddisfacente, specie nella maniera in cui – in modo
molto brusco – vengono letteralmente dimenticati i personaggi del presente,
dopo che nelle prime 40 pagine Modiano riesce a costruirvi attorno (come sa
fare) un mistero, un´atmosfera e tante domande.
Ci si domanda a
questo punto se lo scrittore francese, nel tentativo di costruire un solo unico
grande romanzo sul pedinamento, lo spaesamento e sulla dissoluzione dell´identità (specie
quella del bambino diventato adulto, e privo di ricordi solidi), stia dando
troppo per scontato l´apprezzamento di un lettore indulgente e disposto a perdonare
notevoli difetti di struttura.
Per quanto mi
riguarda: lasciar perdere e rileggere (o leggere) Dora Bruder.
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