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LIBRI E RECENSIONI. RICHARD POWERS - GALATEA 2.2

SE LA SCIENZA PREVALE SULLA SCRITTURA


Galatea 2.2 Fanucci


Richard Powers é lo scrittore che ha prodotto il "mio" libro preferito del 2015, Orfeo e altri capolavori da "postmoderno con l´anima" come Tre contadini che vanno a ballare e Il dilemma del prigioniero.

Powers é scrittore curiosissimo e omnicomprensivo: naturalmente ha un lato umanistico (la letteratura, la musica) ma é allo stesso tempo supremamente interessato a tecnologia e scienza.
Quando si cimenta direttamente con argomenti scientifici, corre il rischio di uscire un po´dal seminato, insomma di fare soprattutto della gran - un po´fredda e scombiccherata - teoria e come in Generosity (il tema era la genetica) anche in questo Galatea 2.2 (del 1995) il rischio non é affatto evitato.

In Galatea 2.2 le vicende (un po´noiose, a dire il vero) autobiografiche o pseudo-tali (protagonista é uno scrittore che si chiama Richard Powers) si mischiano appunto alla storia principale, un tema classico e fascinoso per scrittori e sceneggiatori (si veda ad esempio il recente film Her) ovvero se sia possibile simulare (produrre) la coscienza in una macchina, in questo caso un computer.
Quindi da una parte il mito di Pigmalione e la sfida Uomo/Macchina ma anche Uomo/Uomo (la prevalenza della scienza sulla letteratura? l´incomprensibilitá del funzionamento del cervello?), dall´altra una costruzione teorico-scientifica con righe e pagine su sinapsi, reti neurali e così via.

Intendiamoci, anche nelle sue opere meno riuscite Powers é capace di pagine di grandissimo fascino, inutizioni alte, sprazzi di romanticismo spiazzante, "interni di famiglia americana" quasi iperrealistici, ma - come in Generositiy - se si fa prendere la mano dall´aspetto scientifico tende poi a perdere di equilibrio, a far prevalere la parte teorica su quella umana, mi verrebbe da dire quasi parafrasando la trama di questo suo romanzo.

Nelle sue opere riuscite in effetti i temi della scienza, della tecnologia, dei geni, della battaglia dell´uomo verso lo "sconosciuto" (e fondamentalmente contro la morte) sono comunque presenti ma valorizzati dal gusto della narrazione, dalla forza dei personaggi e delle ambientazioni, cosa che qui non é riuscita, come se lo scrittore si fosse accorto troppo tardi (o niente affatto) di quanto il personaggio-computer fosse come riuscito a "macchinizzare" tutti gli umani che gli ruotano attorno, piuttosto che il contrario.
E anche la descrizione autobiografica di piccoli e grandi drammi o amori risulta abbastanza superficiale, fredda, come in un impeto di pudore e difficoltá di scoprirsi.

Dovendo giudicare da 1 a 5 stelle (5 il massimo) a Powers anche in questo caso non darei meno di 3 stelle, ma siamo appunto lontani dai suoi vertici. Eppure va letto, se si é fan dell´autore.

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