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LIBRI E RECENSIONI. NICOLA LAGIOIA - LA FEROCIA

LAGIOIA, IL GIALLO E LA SOCIOLOGIA



La ferocia su Recensireilmondo


Ho la ventura di recensire La Ferocia di Nicola Lagioia proprio il giorno successivo alla sua inclusione nella Cinquina del Premio Strega 2015.
Il destino di questo romanzo è particolare: osannato dalla critica (ma è abbastanza normale per uno come Lagioia che a sua volta scrive e recensisce), pare aver diviso i lettori, e in particolari quelli a cui non è piaciuto sembrano aver dato prova di particolare acidità, come se fosse il romanzo "che ami odiare".
Forse è uscito ed è stato posizionato con un´aura di capolavoro e di classico che ha già di per sé fomentato gli animi e creato degli schieramenti.
E sarebbe un peccato.
Il romanzo può piacere (a me è piaciuto) o non piacere ma merita secondo me di essere giudicato senza pregiudizi. Anche se poi dirò due parole su una probabile spiegazione dell´acidità di cui riporto sopra.

Questo La Ferocia è intanto secondo me di base un buono (a tratti ottimo) Thriller Meridionale. Del Thriller, del Giallo, trovo diversi meccanismi, di fatto ci sono un mistero iniziale, dei colpevoli, degli inquinatori di prove e un personaggio che si mette in testa di scoprire la verità.
Certo è un Thriller con ambizioni sociologiche: riportare (o portare) l´attenzione su un mondo dove non bisogna limitarsi a guadagnare molto, ma bisogna farlo troppo; non bisogna possedere tanto, bisogna avere tutto. Cosi la famiglia Salvemini, sulle cui vicende è incentrata la storia.

Se avete presente Spaghetti Western, la canzone dei Baustelle, potete capire ancora meglio la mia definizione. In pochi minuti di musica troviamo i paesaggi brulli e afosi del meridione, le convenzioni, le prepotenze, le complicità, e la frase I nostri imprenditori sono esperti il mondo è quel che è, che secondo me sta benissimo addosso al capostipite Vittorio Salvemini.

Fa caldo, ci si deve arricchire e in questo senso chi ha abbastanza volontà trova sempre una strada adatta. Costi quel che costi.

Vittorio, Annamaria, Ruggero, Gioia, Clara, Michele. La famiglia Salvemini. Vite sacrificate perché è importante vincere sempre e avere tutto. Ma loro sono consapevoli del sacrificio?
Clara, Michele: le due figure dolenti, le sorte di chi si prende il peso di espiare le colpe per conto terzi.
La bravura di Lagioia sta comunque nel creare veri personaggi e non macchiette, e nell´evitare un eccessivo disprezzo anche per le figure moralmente più spregevoli. A Vittorio Salvemini è ad esempio da riconoscere un´arida e cinica nobiltà e lo scrittore gli attribuisce aperture e spaesamenti che lo rendono appunto figura a tutto tondo (confrontatelo per esempio con il Padre-Imprenditore protagonista del romanzo di Vincenzo Latronico, La cospirazione delle colombe, ben più stereotipato).

Insomma Nicola Lagioia è bravo a e volte forse troppo bravo. Fa parte di quella generazione di scrittori che volentieri preme il pedale dell´effetto speciale, della scrittura ricca di immagini, metafore, volute, frasi luccicanti come il cromo, ho notato sulla mia pelle come alcuni passaggi se estrapolati dal contesto e letti "fuori dal romanzo" appaiano sovraccarichi fino al ridicolo, ma nel contesto della storia (che è poi il favore che dovremmo fare a ogni scrittore, leggere la storia, non prendere una frase ed esporla come uno striscione allo stadio) devo dire che non spiccano, che l´insieme e fluido e solo a tratti - rari - autoreferenziale ed eccessivamente ricercato. Da qui forse l´acidità, da lettori che in buona fede o magari in maniera più integralista si sono sentiti disturbati da questo tipo di prosa.

In sintesi non è un capolavoro, non credo sarà un classico né un libro che cambierà i destini della nostra letteratura, ma di sicuro Lagioia è scrittore capace, non banale e molto cresciuto rispetto al meno strutturato Occidente per principianti e questo è un libro che non trascurerei.

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