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LIBRI E RECENSIONI. GIULIO MILANI - LA TERRA BIANCA

DI INDUSTRIA, RESISTENZA E RACCONTO



su Recensirieilmondo


In questo libro si parla di Massa e di Versilia, di marmo e veleni e chimica, ma non solo. Non solo.

Premessa necessaria per passare dal particolare al generale, per far comprendere perché la lettura di La terra bianca di Giulio Milani (scrittore, nonché editore con la sua Transeuropa), uscito nella collana dei Robinson di Laterza mi sia risultata appassionante, quasi ipnotica.

Uno dice: ma come, con quei temi di partenza? Con quell´ambientazione?
Eh sì.
Vediamo intanto cosa é questo libro: é sicuramente saggistica di denuncia affrontata in prima persona (insomma lo scrittore si mette in gioco come la persona che mette insieme le fonti, la documentazione, i testimoni, e che oltre a ciò si permette il libero arbitrio della creazione, ovvero di immaginare collegamenti, coprire reticenze, colmare lacune) ma ha anche elementi romanzeschi e alcune brevi ma succose riflessioni sulla scrittura, sul racconto e sui suoi meccanismi.

Ho evitato di parlare di auto-fiction, bene; en passant dico però che un riferimento tanto per far comprendere grosso modo potrebbe essere Gomorra di Saviano, Ma solo per quanto riguarda il primo punto, la saggistica di denuncia.

Allora, tiriamo un po´le fila: ho parlato di lettura appassionante.

Se la Germania ha avuto il Cielo Blu sulla Ruhr essendosi occupata per tempo di riconvertire con successo alcune (non tutte) zone industriali ad alto impatto ambientale in modelli più sostenibili, in Italia si fa più fatica.
Porto Marghera. Taranto. Il caso clamoroso, vergognoso della Thyssen a Torino. E appunto Massa, con il polo chimico che negli anni´80 faceva capo alla Montedison e al sogno capitalista (?) di Raul Gardini (personaggio peraltro fortemente romanzesco).

Questa é la storia di quella fatica, della difesa a tutti i costi di posti di lavoro "canaglia", canaglia perché barattano un pallido sogno di benessere economico con il sommo bene della salute. La propria ma - peggio ancora - quella dei propri parenti e figli.
"Meglio morire di cancro che morire di fame", come si scrive nel libro.
Peraltro: alcune pagine con la "descrizione di interni" delle. cd. fabbriche dei veleni massesi provocano un fastidio, un dolore quasi fisico, nel leggere le insostenibili condizioni di lavoro a cui erano sottoposti gli operai, e le devastanti conseguenze sul loro fisico.
Ma se la vicenda Montedison si é ormai chiusa "con il botto" (vedi anche la nota Nr. 2 in fondo a questo articolo) le dimensioni poco sostenibili dell´economia della zona continuano con l´attivitá di estrazione del marmo (a cui fa riferimento il titolo), la distruzione "fisica" dei monti e del paesaggio della zona, e le pericolose contaminazioni e connivenze (i Bin Laden proprietari delle cave di Carrare, le ecomafie coinvolte a vari livelli).

Nel descrivere questa sfaccettata storia del distretto industriale della zona (depressa) apuana, Giulio utilizza una lingua precisa, nitida e mai ragionieristica, che descrive senza spiegare troppo e che é anche lontana dagli eccessi di invettiva  populistica di un Travaglio, per esempio (cosa che per qualcuno magari sarà un difetto). C´é indignazione civile, ma contenuta dal senso del dovere dello scrittore che documenta e - mi ripeto - dal suo libero arbitrio, la libertà di trarre conclusioni e fare collegamenti, laddove le fonti e i testimoni si rifiutano (in senso lato) di fornirne.
Come se il libro non consistesse (come non consiste, in effetti, come nessun libro ne consiste, penso) solo della somma dei fatti narrati, ma si creasse in definitiva sotto i nostri occhi, nella visione dell´autore, nei suoi ripensamenti, nei bivi risolti in una o nell´altra direzione.

Ma c´é di più: la storia del nostro paese é anche vicenda di Resistenze, di movimenti e uomini ostinati e contrari. Anche di questi é impregnato il libro: ecco, credo venga tenuta fuori una chiave di lettura - quella deologica - che per quel che conta mi sarebbe rimasta parecchio indigesta, mentre questo secondo tema viene raccontato e vissuto soprattutto come somma e incontro tra intelligenze, volontà e "collettività" che ci credono, che si mettono in gioco in prima persona (tra le poche esperienze personali che ho in questo senso, mi viene in mente il movimento di Societá Civile nella milano craxiana e delle immediate adiacenze).

In questo senso si interseca nel filone principale ambientato perlopiu dagli anni ´80 in poi
l´esperienza guerresca di Gardenio, prima soldato dell´esercito italiano nella letale campagna di Russia, poi parte attiva della Resistenza. Pagine di grande spessore per la precisione nella ricostruzione storica e il contemporaneo lirismo delle descrizioni. Questo é anche il collegamento e parallelismo più ardito che lo scrittore si permette.
Nella storia e fino ai nostri tempi, l´elogio dell´opposizione, della resistenza e soprattutto della "volontá miglioratrice" dell´individuo, che si rifiuta di abbandonarsi passivamente agli eventi e che - per una volta - sa unirsi ad altri individui, perché la salvezza ha senso solo nella squadra, nell´unione.

Essendo un libro fortemente politico c´é  il rischio di allontanare i lettori che eventualmente non condividano al 100% la visione dell´autore ma tale rischio credo sia scongiurato appunto dalla chiave non ideologica e manichea (anche se chiaramente può non essere un testo adatto a chi - a sua volta - sia un fan manicheo dell´Europa unita e progressiva a colpi di grandi opere e TAV).

Penso sia una lettura importante per chi sia appassionato dei temi di cui sopra, della storia industriale dell´Italia, di chi dal basso si é speso per provare a dare altre risposte (banalmente: migliorare le cose) ma che possa interessare e avvincere molti altri (per dirne una: non so se é un libro che avrei preso o comprato se non avesse a che fare con Massa o se l´autore non fosse un mio ex-compagno di scuola e ora editore e forse amico, e l´ho finito in pochi giorni e leggendolo a tratti quasi come un Thriller).


Note a margine:

1) L´Autore é anche attualmente il mio editore. Posso aver peccato di eccessiva simpatia e contiguità? Credo solo nell´averlo preso in mano e letto. Sul resto azzardo una mia oggettività. Penso, spero. Penso che piacerà anche ad altri. Fatemi sapere.

2) In questo sì sono in conflitto di interessi. Quando il 17 Luglio del 1988 ci fu a Massa l´esplosione del serbatoio dell´insetticida Rogor avevo 16 anni e come molti altri massesi coi miei genitori ci rifugiammo in collina (era Domenica), per poi tornare a casa in serata (altri tornarono solo dopo due o tre giorni).
Ai tempi la mia coscienza civile era piuttosto limitata, mio padre lavorava in una controllata del gruppo Montedison (non che la cosa avesse una qualche influenza) e rimasi  comunque colpito dagli aspetti più folcloristici: l´avventurosa fuga in collina, appunto, gli scioperi a scuola, e ancora i comizi con l´oratore che apriva con "Bobolazione di Massa e dintorni" - la B sta per la P nell´inflessione dialettale massese.
In orrido ritardo, grazie a Giulio 27 anni dopo ho sentito che si é un po´chiuso il cerchio (a mio favore, cioè a favore dei miei strumenti interpretativi della vicenda).


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