OVVERO LA FORZA DELLA NORMALITÁ
Rispetto ad altri scrittori americani mi pare che il percorso di Richard Ford sia stato e sia leggermente più laterale, nascosto, meno roboante insomma. Pensiamo alla visibilità di Philip Roth, di DeLillo e quella (paradossalmente accentuata e rinfocolata dalla sua in-visibilità) di Pynchon.
Richard Ford: uomo normale (a parte la volta in cui ha sputato in faccia a Whitehead). Come il suo eroe Bascombe.
Per quanto Ford abbia prodotto ottimi risultati anche con gli altri suoi romanzi (uno su tutti, Canada) e raccolte di racconti, il suo capolavoro credo sia appunto la saga dedicata al suo "Uomo comune" Frank Bascombe, che consiste di Sportswriter - Il Giorno dell'indipendenza - Lo stato delle cose, a Tutto potrebbe andare molto peggio, che è una raccolta di racconti omogenei (titolo originale: Let me be Frank with you), ai quali si è aggiunto l'ultimo, in tutti i sensi, Per sempre. Ogni libro si svolge attorno a una festività: venerdì santo, giorno dell'indipendenza (logico), giorno del ringraziamento, Natale, S.Valentino.
Proprio il titolo italiano del quarto capitolo potrebbe fungere da dichiarazione di poetica dell'autore o ancora meglio di stile di vita di Bascombe: da questa serie non ci si aspetteranno in effetti trame a orologeria o colpi di scena, quello a cui assistiamo è lo svolgimento di vite normali, e nelle vite normali succedono cose, cose a volte gioiose a volte dolorose e che vanno affrontate, devono essere affrontate a volte sbuffando, a volte dialogandoci e sempre cercando di tenere la rotta, di non perdere di vista quelle poche (o tante) cose che è giusto fare perché è così che si comporta un uomo.
Questa è la sua natura, la sua vita di uomo: banalmente un eroe il cui valore nasce da un certo anti-eroismo, dall'imperfetto e umanissimo stoicismo con cui affronta la vita.
Lo troviamo giornalista sportivo nel primo romanzo della serie, poi agente immobiliare nel secondo, alle prese con un figlio diventato difficile, nel terzo si riannodano un po´tutte le storie lasciate sospese nei primi due (le mogli, gli amori, il rapporto coi figli) e nelle ultime 50-60 pagine Ford decide veramente di far succedere qualcosa regalandoci l'unica vera accelerazione del ciclo (peccato comunque veniale), negli ultimi due fondamentalmente si affrontano temi crepuscolari come la vecchiaia e la morte, il nostro Frank diventa più sentimentale, più impaziente, e si fanno strada alcune riflessioni ad ampio raggio dove il protagonista si ricorda di avere avuto, in una vita lontana, ambizioni da scrittore (evidentemente un'istanza narrativa dell'autore).
Questa è la sua natura, la sua vita di uomo: banalmente un eroe il cui valore nasce da un certo anti-eroismo, dall'imperfetto e umanissimo stoicismo con cui affronta la vita.
Lo troviamo giornalista sportivo nel primo romanzo della serie, poi agente immobiliare nel secondo, alle prese con un figlio diventato difficile, nel terzo si riannodano un po´tutte le storie lasciate sospese nei primi due (le mogli, gli amori, il rapporto coi figli) e nelle ultime 50-60 pagine Ford decide veramente di far succedere qualcosa regalandoci l'unica vera accelerazione del ciclo (peccato comunque veniale), negli ultimi due fondamentalmente si affrontano temi crepuscolari come la vecchiaia e la morte, il nostro Frank diventa più sentimentale, più impaziente, e si fanno strada alcune riflessioni ad ampio raggio dove il protagonista si ricorda di avere avuto, in una vita lontana, ambizioni da scrittore (evidentemente un'istanza narrativa dell'autore).
Se Tutto potrebbe andare molto peggio si colloca come atipico, rinunciando al passo lungo per scegliere una divisione in racconti, proprio l'ultimo Per sempre (al centro la malattia del figlio di Frank, che genera pagine struggenti, molto dirette e a tratti crude) sembra invece tornare alla struttura tipicamente romanzesca e fluviale, pur su una misura qui più breve, che è uno degli elementi distintivi dei libri di cui sto parlando.
Quella di Bascombe è una vita americana in un contesto americano, direi che questo personaggio è una sorta di individualista solidale che vive in una estrema ma autolimitata libertà, queste sono credo anche le contraddizioni di chi abbraccia con scetticismo l'american style of life, come dire vuole godere della libertà (ok) ma sa che le persone che ci accompagnano non possono mica essere lasciate per strada.
Nello sfondo un´ America che cambia: ne "Lo stato delle cose" siamo ad esempio nel fatidico anno 2000, fatidico anche per le elezioni che videro contrapposti Bush e Gore, in Tutto potrebbe andare molto peggio nell'anno dell'uragano Sandy che devastò le coste del New Jersey. Questi eventi fanno da sfondo, come già detto, ma anche da deus ex machina, perché suscitano le reazioni di Frank, che - nella sua estrema normalità, lo scoprirete leggendo i romanzi - è comunque un catalizzatore e punto di riferimento per molti di quelli che ruotano attorno a lui.
In questa ambivalenza normalità/centralità sta secondo me uno dei veri punti di forza del ciclo. Ti rendi conto di leggere "solo" delle eccezionali storie normali.
E l'altro punto di forza è la sua scrittura, che assomiglia al suo personaggio. La definirei "Impetuosamente placida" - vedete quanti ossimori - è come un fiume che scorre calmo ma inesorabile, riesce a essere poetica (evocativa) e precisa allo stesso modo, ha una forza e una tenuta eccezionali se pensiamo quante pagine Ford abbia scritto, e dedicate a esseri umani tutto sommato (mi ripeto) intrisi di normalità.
Quella di Bascombe è una vita americana in un contesto americano, direi che questo personaggio è una sorta di individualista solidale che vive in una estrema ma autolimitata libertà, queste sono credo anche le contraddizioni di chi abbraccia con scetticismo l'american style of life, come dire vuole godere della libertà (ok) ma sa che le persone che ci accompagnano non possono mica essere lasciate per strada.
Nello sfondo un´ America che cambia: ne "Lo stato delle cose" siamo ad esempio nel fatidico anno 2000, fatidico anche per le elezioni che videro contrapposti Bush e Gore, in Tutto potrebbe andare molto peggio nell'anno dell'uragano Sandy che devastò le coste del New Jersey. Questi eventi fanno da sfondo, come già detto, ma anche da deus ex machina, perché suscitano le reazioni di Frank, che - nella sua estrema normalità, lo scoprirete leggendo i romanzi - è comunque un catalizzatore e punto di riferimento per molti di quelli che ruotano attorno a lui.
In questa ambivalenza normalità/centralità sta secondo me uno dei veri punti di forza del ciclo. Ti rendi conto di leggere "solo" delle eccezionali storie normali.
E l'altro punto di forza è la sua scrittura, che assomiglia al suo personaggio. La definirei "Impetuosamente placida" - vedete quanti ossimori - è come un fiume che scorre calmo ma inesorabile, riesce a essere poetica (evocativa) e precisa allo stesso modo, ha una forza e una tenuta eccezionali se pensiamo quante pagine Ford abbia scritto, e dedicate a esseri umani tutto sommato (mi ripeto) intrisi di normalità.
Fino a Lo stato delle cose abbiamo una forte impressione da Grande Romanzo Americano: effetto credo delle dimensioni e del fatto stesso che protagonista e scrittore fossero allora ancora nel pieno della loro maturità, poi sono entrambi passati, negli ultimi due, a una dimensione forse maggiormente intima, dimessa e senile (tutti e due questi ultimi aggettivi vanno presi in senso narrativo, si riferiscono al modo di raccontare e alla visione della vita).
Va da sé che, come per ogni saga, andrebbe letta tutta e partendo dal primo. Tanto se non fa per voi lo capirete subito.
VOTI SINTETICI
Sportswriter - 8/9
Il giorno dell'indipendenza - 9-
Lo stato delle cose - 8.5
Tutto potrebbe andare molto peggio - 8-
Per sempre - 7/8
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