Passa ai contenuti principali

MUSICA. LA PLAYLIST DEL PERFETTO POP TRASCURATO

ALL´INIZIO FU BACHARACH

Musica su Recensireilmondo




C´erano una volta gli Steely Dan (ne ho già parlato). C´era il sommo Burt Bacharach.
C´era il sogno di un Pop bianco ma con screziature Soul, una specie di white soul che unisse ricercatezza formale, bassi discreti ma portanti e un mix (quasi contraddittorio) di aristocratico distacco e sentimentale partecipazione.
Ci fu l´operazione esemplare di Joe Jackson, il suo viaggio nella New York sfaccettata tra pop, soul, jazz e musical.

Ci fu un´insieme di band abbastanza eterogenee, che però un paio di cose le hanno in comune:

1) Provenienza inglese
2) Successo relativamente limitato
3) Una manciata di bellissime canzoni

Avverto già che mettere insieme gruppi tanto eterogenei é abbastanza arbitrario, eppure mi pare siano rispettate le caratteristiche che sopra dicevo (seconda riga) per cui vi invito a seguirmi in questo viaggio nostalgico e un po´sfigato (o dovrei dire Nerd?).

Ah, ancora una cosa: ogni gruppo ha poi spaziato di norma in diverse tendenze, qui provo a sintetizzare in una canzone, in rappresentanza della direzione che prima dicevo (sempre seconda riga).

Prefab Sprout - Appetite
Paddy McAloon é ancora in giro, é un piccolo grande genio del Songwriting con l´ambizione di comporre opere-mondo fatte di tutta la musica che gira intorno (cit.): pop, folk, white soul, musical, cinematografica.
Anche gli ultimi album degli Sprout sono eccellenti, il loro top é stato credo Steve McQueen - ma difficile fare distinzioni visto che qualche gemma si nasconde in tutti i loro Album.
Appetite vale per la direzione sopra specificata (seconda riga, sempre lei). Il basso che tiene su la struttura della strofa, i duetti tra Paddy e Wendy Smith, e poi l´apertura pop magniloquente e vagamente cinematografica (appunto) del chorus, dove la tensione romantica tocca il suo apice.
Una gemma, come dicevo.

Danny Wilson - Mary´s Prayer
Ottimi songwriter e classici "turnisti" da sala di registrazione, produttori etc...i fratelli Clark hanno ballato giusto per due/tre album, il migliore é stato il primo Meet Danny Wilson, per poi perdere repentinamente ispirazione e dedicarsi ad altre cose e al lavoro per conto terzi.
In quell´album era contenuta la loro canzone-simbolo che fu anche un discreto successo in classifica: partenza in sordina e soulfoul, poi entrano i ritmi e anche qui il basso "conduce", ritornello lirico e nostalgico, grandissima eleganza formale ma senza dimenticare l´anima (vedi il finale con la ripetuta di "i made such a big mystake" con il controcoro "save me" sullo sfondo).
Una canzone da antologia del pop, rimasta peraltro un unicum nella produzione dei Wilson visto che mai più fu raggiunto lo stesso livello.

Deacon Blue - Chocolate Girl
I Deacon Blue credo vivessero la contraddizione di mirare in qualche punto tra Bacharach e gli Steely Dan (a una canzone dei quali é ispirato il nome della band) ed essere esposti a tutta una serie di influenze pop e addirittura combat-folk "blue collar" (nell´universo testuale, specialmente) che rende la loro musica spesso più urgente, se vogliamo anche più rockeggiante e sanamente ritmica rispetto ad altri gruppi qui nominati. Si ascolti ad esempio Wages Day (uno Springsteen soul, scozzese e meno retorico).
Credo la loro canzone migliore in assoluto sia Dignity (davvero un classico) ma Chocolate Girl rappresenta meglio quello che dicevo nella ormai fatidica riga 2.
L´andamento é come un funky bianco, la chitarra passa da ampi arpeggi a classici accordi "in tema", anche qui - come nei padri putativi Prefab Sprout - c´é una dinamica trascinante di voce maschile e femminile che si rimpallano, come nel ritornello, dove sale la tensione Soul. Una canzone che possiamo immaginarci suonata da dei Commitments più consapevoli e meno sguaiati

Aztec Camera - Working in a goldmine
Roddy Frame é un po´il fratello o cugino di Paddy McAloon, altro grande songwriter, lievemente meno costante come livello, a mio modo di vedere.
La sua creatura ebbe anche un certo successo a inizio carriera, sapevano toccare varie direzioni, spaziando tra il white soul che dicevo (seconda riga, certo) e aperture più folk e chitarristiche.
Anche qui, ci sono canzoni in assoluto (ancora) migliori di quelle che nomino, ad esempio l´inno educato e pop di Somewhere in my heart, ma anche qui ne ho scelta una di rappresentanza per la direzione che dicevo (seconda riga!).
Qui gli Aztec si comportano da fratelli putativi degli Style Council, suggestioni funk-jazz, lievemente pianobar, ma qui non si tratta di musica di sottofondo, perché il ritornello mette a posto tutto, entrano i cori, il basso slappa, gli strumenti si affastellano, l´insieme trascina senza mai scadere nel pacchiano.

Lloyd Cole and The Commotions - Perfect Skin
Altro minore di successo o grande songwriter di insuccesso, Lloyd Cole possedeva un ciuffo strategico e una penna spesso romantico-cinica e decisamente ispirata, non certo monotematica, tra english pop, pop-rock, funky, folk.
La canzone che nomino fa un po´da riassunto: parte forte con un arpeggio chitarristico debitore del pop-rock chitarristico meno ripiegato su se stesso e più solare ma non sbracato (penso ad esempio agli Orange Juice, ottimo mix di funky e new wave) ma la maniera in cui la chitarra frena, spazia e si fa appoggiare dal basso a me sembra indubitabilmente e sanamente funky-black, e su tutto domina la capacità di Cole di generare ottime melodie. Qui in controtendenza a tutte le canzoni finora nominate il ritornello non espande, ma frena un po´, come se l´inseguimento (all´amore? al sesso?) della strofa fosse stato troppo faticoso.

The Bible - Graceland
I Bible furono la creatura del gentile e uncool Boo Hewerdine (che sta continuando una minore ma non disprezzabile carriera su territori più folk-acustici), una storia simile a tante altre, un primo LP indipendente che va bene, la major (la Chrysalis) che li mette sotto contratto, il mancato successo tra fraintendimenti e tensioni, lo scioglimento.
Peccato, ma i primi due album (anche quello con la major) erano notevoli, i Bible dominavano (o comunque erano bravi a utilizzare) diversi registri, spaziando quasi anche nella geografia, tra un afflato pop molto inglese e vere e proprie appropriazioni jazzistiche di matrice americana.
La canzone che nomino é solare e quasi epica. forse più rappresentativa della prima direzione, per la seconda però basta ascoltarsi per intero il primo album "Walking the ghost back home" e si troveranno chicche notevoli.

Edwyn Collins - A girl like you
Parlavo degli Orange Juice, gruppo che fu ai tempi importante e direi seminale. Gli Orange Juice seppero far tesoro di una certa lezione new wave, acquisendone il chitarrismo creativo e disordinato, ma a differenza di quei gruppi i nostri non si facevano domande esistenziali: preferivano danzare e fare sesso, in altri termini ne fecero tesoro - come ho detto - ma ribaltarono il tutto in senso nevrotico sì, ma funky e danzereccio.
I risultati del gruppo furono ragguardevoli, ma preferisco evidenziare questo pezzo forte solista del loro leader Edwyn Collins.
In questa canzone supremamente pop Collins parte dagli Orange Juice e vi unisce elementi pop e da vero e proprio crooner (il vocione lo ha), riuscendo in un colpo notevole, come se Tom Jones si fosse convertito alla miglior canzone brit-pop.

China Crisis - Black Man Ray
Di tutti gli artisti citati finora probabilmente i Crisis sono stati i più fedeli alla lezione originale degli Steely Dan e allo stesso tempo i più funkeggianti e (moderatamente) "neri" anche se poi pure loro hanno attraversato diversi registri.
Il loro problema é che spesso sulla lunghezza dell´LP il loro songwriting solo episodicamente ispirato si appiattiva, ma i loro picchi sono appunto degni di nota.
La canzone che segnalo é ben rappresentativa: uso educato di elettronica, gancio pop, cori colorati di soul, eleganza e ricercatezza a piene mani.


Avvertenza e piccola introduzione a quello che sto per dire. Con poca coerenza tematica passo a un gruppo/solista che é stato definito a più riprese il segreto meglio custodito della scena londinese.
Elemento in comune con coloro che ho incluso fin qui: grande attenzione per la forma-canzone, ricerca della melodia perfetta, eleganza, e un minimo di tocco soul (soprattutto nella voce).
Per il resto i Miracle Mile e il loro leader Jones hanno come influenze più dirette Elvis Costello e sua maestà Paul McCartney, insomma la canzone pop - normalmente chitarristica - la melodia solare o movimentata o nostalgica.

Miracle Mile - Papillon
Se questa non é la canzone pop perfetta, ci si avvicina parecchio. Strofa insistente che si apre nel ritornello su una melodia serena, la canzone funziona nel ritmo e nell´alternare le atmosfere, é un´ottima sintesi di quello che il miglior pop elegante di marca inglese é e speriamo continui ad essere.

Jones - November
Come dicevo Jones é il frontman e cantante dei Miracle Mile e ha anche una produzione solista che peraltro non si distingue molto da quella del gruppo.
Questa canzone é un´altra ottima rappresentante del suo metodo: post beatlesiano, orecchiabile ma non corrivo, musica commerciabile ma non commerciale, e un uso affatto banale dell´ennesima citazione del Kanon di Pachelbell, prima a sprazzi e scorci, poi nell´emozionante sing-a-long finale.

Da scoprire. Tutto, tutto da scoprire, penso.



Commenti