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LIBRI E RECENSIONI. DAVID MACHADO - INDICE MEDIO DI FELICITÁ

IL TONFO NEL FINALE


Neri Pozza




Battiato cantava di Orizzonti Perduti, e io scrivo di occasioni perdute...questo libro lo é, e se a circa 50 pagine dalla fine sarebbe stato un sicuro consiglio, alla fine della lettura diventa appunto un forse, un punto interrogativo contornato di amarezza.

Machado é giovane scrittore portoghese e questa é una storia di precariato e crisi ben ancorata alla realtà di quel paese durante il famoso periodo dei PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna - gli stati del sud squassato dalla speculazione e dal disordine dei conti pubblici).

Ma é il metodo che fa la differenza: il romanzo é costruito come un dialogo immaginario tra il protagonista Daniel - tanto testardo e altruista da sembrare quasi uno Stoner all´ennesima potenza - e Almodovar, suo amico finito in prigione per aver cercato di rapinare una stazione di servizio. Qui si intersecano le storie, come Daniel perde il lavoro e finisce letteralmente per strada, come si prende cura di Vasco - figlio di Almodovar - finito in compagnie pericolose, come programma di ricongiungersi alla moglie che se ne é andata coi figli. E come si incontra con il depresso Xavier (il terzo lato di questa amicizia virile) chiuso in casa a rincorrere strane statistiche (l´indice medio di felicità appunto) e progetti irrealizzabili.

Pagine davvero sentite, scrittura svelta ed espressiva, una visione non banale della crisi economica che - senza quasi farsi percepire - umilia l´uomo e scatena le contraddizioni (vedi la passione dei giovani per gingilli costosi come ad esempio videogiochi), e un personaggio difficile da dimenticare, questo Daniel che sembra voler dimostrare a se stesso contro ogni evidenza che FARCELA é possibile, e che FARCELA senza venire a compromessi coi propri principi é farcela due volte.

Ora, non so se sia stato lo scrittore a farsi sfuggire di mano la cosa, se sia stato l´editor, ma il finale on the road (la combriccola affronta un viaggio verso la Svizzera per un´ultima importante azione di altruismo) é tanto artificiosa, buonista e improbabile da stonare completamente con il resto del libro, e soprattutto da contraddire tutto il significato di quanto letto fino a quel momento. Non che uno sia contrario agli happy end, ma ci deve essere una giustificazione, una logica, una coerenza.
É come se tutto quanto lo scrittore aveva costruito fino a quel momento sia stato sostituito da un vogliamoci bene collettivo utile magari per una pubblicità natalizia della Coca Cola, tipo é natale é natale si può dare di più, per intenderci (che non so se sia della bevanda, ma fa lo stesso). Peccato, peccato, peccato da 4 stelle abbondanti a 3 (parecchio) scarse in 20% di libro, c´erano riusciti in pochi finora.

Ps: notare l´assonanza della copertina con Chi manda le Onde di Fabio Genovesi, che in effetti nei toni e in alcune tematiche é simile


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