L´ARTE DEL FRAMMENTO
Sono operazioni sempre particolari queste dei libri che si compongono di ricordi. Frammenti che ricostruiscono ricordi. Quindi un mondo, nella volontà dell´autore.
Capostipite credo sia stato Joe Brainard con (appunto) Mi ricordo, raccolta di frammenti, confessione, ma anche critica, cronaca, immersione nella propria attualità, secondo Auster un modello imitato ma non ancora eguagliato.
Eppure nel 1978 (9 anni dopo) lo fece anche Perec. Anche nel suo caso Mi ricordo - dove lo scrittore lascia meno spazio all´individualitá, all´esporre se stesso in prima persona, e la sua collezione di frammenti va a ricostruire una sorta di epica minuta, comune, della Francia dei tempi: le sue icone, i prodotti (materiali e umani), le usanze.
Che senso ha allora che uno scrittore contemporaneo, in questo caso Yves Pagés, riprenda il filone una trentina d´anni dopo Perec? Ancora frammenti, una logica più simile a quella di Brainard (in quanto lo scrittore é presente con i suoi turbamenti, i suoi lutti e dolori) e una variazione stilistica nel gioco tra il titolo Ricordarmi di e l´inizio di ogni frammento (...di non dimenticarmi...), come a simulare allo stesso tempo un sforzo (il primo impegno non é di ricordare, ma di ricordare di non dimenticare) e forse pure una distanza ironica - come se l´oblio fosse una lieve allergia dell´ego, e il ricordarsi di non dimenticare fosse l´antistaminico da assumere in fretta tra un impegno e l´altro.
Pagés un vantaggio lo ha: vive nell´epoca dei Social e di Twitter, il frammento é ufficialmente riconosciuto come modalità comunicativa (Pagés lo sottolinea, fa notare come solo uno dei suoi ricordi rientri nei canonici 140 caratteri), per questo può lievemente giocare con la smemoratezza indotta dall´eccesso di stimoli a cui siamo sottoposti, ma appunto non approfondisce più di tanto questo aspetto "moderno", e invece si mantiene nei canoni di questo particolare genere, a volte divertendo, a volte dando quell´impressione tipicamente francese di spiccato egocentrismo, e in sostanza non prendendosi particolari rischi, se non quello di mostrarsi - in molti frammenti - ancora sanamente militante (contro il razzismo, il precariato, la stolidità dell´amministrazione), cosa ormai discretamente fuori moda.
In generale, una lettura potabile, non dirompente e leggera, nel senso più positivo del termine; se vi capita questo per primo, probabilmente c´é da confrontarlo e metterlo in relazione agli altri nominati prima, specie se si vuole seguire il parere di Auster e prendere le misure di questo tipo di narrazione.
In ogni modo, una lettura gradevole, anche se probabilmente - per i motivi che dico sopra - non strettamente necessaria.
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